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<title>Spyware in Ubuntu: Che fare? - Progetto GNU - Free Software Foundation</title>

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<h2>Spyware in Ubuntu: Che fare?</h2>

<p>di <a href="http://www.stallman.org/">Richard Stallman</a></p>

<blockquote>
<p>Dalla <a
href="http://fossbytes.com/the-spyware-feature-in-ubuntu-will-be-disabled-in-ubuntu-16-04-xenial-xerus/">versione
16.04 di Ubuntu</a>, la funzione di spyware nella ricerca è disattivata per
impostazione predefinita. Pare che la campagna lanciata da questo articolo
abbia avuto successo, almeno in parte: infatti, permettere lo spyware nella
ricerca come opzione è ancora un problema, come spieghiamo sotto. Ubuntu
deve fare in modo che la ricerca in rete sia un comando che gli utenti
possono eseguire quando desiderano, non un'opzione semipermanente che gli
utenti attivano e spesso dimenticano di avere attivato.
</p>

<p>Anche se la realtà dei fatti è cambiata rispetto alla descrizione originale,
questa pagina rimane importante perché insegna alla comunità che certi
comportamenti sono sbagliati, e su questi concetti bisogna insistere.</p>
</blockquote>

<p>Uno dei vantaggi principali del software libero è il fatto che la comunità
protegge gli utenti dal software maligno. Ora Ubuntu <a
href="/gnu/linux-and-gnu.html"> GNU/Linux </a> è diventato un esempio
negativo. Cosa dovremmo fare?</p>

<p>Il software proprietario è associato al trattamento maligno dell'utente:
codice di sorveglianza, manette digitali (la gestione digitale delle
restrizioni, ovvero DRM) per imporre restrizioni agli utenti e backdoor che
permettono operazioni pericolosissime da remoto. I programmi che fanno una
qualsiasi di queste cose sono malware e dovrebbero quindi essere trattati
come tali. Esempi ben noti di compagnie che implementano ed usano tutte
queste pratiche immorali includono Windows, i vari iGadget di Apple e il
&ldquo;Kindle&rdquo; di Amazon, dispositivo in grado di eliminare libri a
distanza; Macintosh e Playstation impongono il DRM; la maggior parte dei
telefoni cellulari spiano e contengono backdoor; Adobe Flash Player spia e
impone il DRM; moltissime applicazioni per gli i vari iGadget di Apple e per
Android sono colpevoli di una o più di queste pratiche indecenti.</p>

<p>Il software libero offre agli utenti <a
href="/philosophy/free-software-even-more-important.html">la possibilità di
proteggersi</a> dai programmi che si comportano in maniera non etica. Ancor
meglio, solitamente la comunità protegge tutti e la maggior parte degli
utenti non deve muovere un dito. Ecco come.</p>

<p>Occasionalmente gli utenti in grado di programmare scoprono che un programma
libero contiene codice maligno e, normalmente, il passo successivo porta al
rilascio di una versione corretta del programma. Le quattro libertà che
caratterizzano il software libero (vedasi <a
href="/philosophy/free-sw.html">http://www.gnu.org/philosophy/free-sw.html</a>)
gli permettono di farlo. Questo viene chiamato in gergo informatico fare un
&ldquo;fork&rdquo; del programma. La comunità passa rapidamente al fork
corretto, mentre la versione maligna viene scartata. La prospettiva del
rifiuto disonorevole da parte della comunità non è molto allettante e, per
tale motivo, persino coloro che non vengono mantenuti sulla retta via dalla
loro coscienza e dalla pressione sociale si trattengono dall'implementare
funzionalità nocive all'interno del software libero.</p>

<p>Ma non sempre. Ubuntu, una distribuzione di <a
href="/gnu/linux-and-gnu.html"> GNU/Linux </a> largamente usata e assai
influente, ha ora installato del codice di sorveglianza. Quando l'utente
esegue una ricerca nei propri file locali utilizzando il desktop di Ubuntu,
il sistema invia i termini della ricerca ad uno dei server di Canonical
(Canonical è l'azienda che sviluppa Ubuntu).</p>

<p>Ciò equivale alla pratica di sorveglianza che scoprii inizialmente in
Windows. Il mio defunto amico Fravia mi disse che quando cercava un termine
nei file del suo sistema Windows, il suo firewall segnalava l'invio, da
parte del sistema operativo, di un pacchetto ad un server. Dopo questo primo
caso ho cominciato a prestare più attenzione all'argomento, apprendendo così
della predisposizione del software proprietario, persino quello ritenuto più
&ldquo;rispettabile&rdquo;, ad essere malware. Forse il fatto che Ubuntu
invii lo stesso tipo di informazioni ai suoi server non è una coincidenza.</p>

<p>Ubuntu impiega l'informazione relativa alle vostre ricerche locali per
mostrare agli utenti pubblicità, motivandoli all'acquisto di varie merci di
Amazon. <a href="http://stallman.org/amazon.html">Amazon commette molte
ingiustizie e torti</a>; e promuovere Amazon equivale a contribuire e
supportare la loro condotta immorale. Ad ogni modo la pubblicità non
rappresenta il nocciolo della questione. Il problema più grave è lo
spionaggio. Canonical ci rassicura del fatto che essi non forniscono ad
Amazon dati utili a identificare l'utente o la natura della ricerca stessa.
In ogni caso, il fatto che la Canonical raccolga i vostri dati personali è
tanto grave quanto lo  sarebbe il caso in cui Amazon li raccogliesse
direttamente. La sorveglianza implementata da Ubuntu <a
href="https://jagadees.wordpress.com/2014/08/27/ubuntu-dash-search-is-not-anonymous/">non
garantisce l'anonimato</a>.</p>

<p>Le persone svilupperanno sicuramente una versione modificata di Ubuntu
purgata delle sue funzionalità di sorveglianza e, infatti, molte
distribuzioni di GNU/Linux sono versioni modificate di Ubuntu. Quando la
loro base verrà aggiornata alla versione più recente di Ubuntu presuppongo
che rimuoveranno la funzionalità maligna. Canonical si aspetta certamente
che lo facciano.</p>

<p>La maggior parte degli sviluppatori di software libero abbandonerebbe tale
implementazione per il timore di un passaggio di massa verso la versione
modificata e corretta di qualcun altro, ma Canonical non ha rinunciato allo
spyware di Ubuntu. Forse Canonical crede che il nome &ldquo;Ubuntu&rdquo;
abbia così tanta forza ed influenza da poter riuscire ad evitare le normali
e dovute conseguenze e, per questo, di riuscire farla franca con la
sorveglianza.</p>

<p>Canonical afferma che questa particolare funzionalità effettua in modi
alternativi una ricerca in Internet . A seconda i dettagli ciò potrebbe o
meno ingrandire il problema, non ridurlo.</p>

<p>Ubuntu permette agli utenti di disattivare la funzionalità di sorveglianza,
ma chiaramente Canonical pensa che molti utenti di Ubuntu lasceranno questa
impostazione nello stato predefinito (attivata). Molti potrebbero
effettivamente farlo, poiché non gli verrà in mente di provare a fare
qualcosa a riguardo e, di conseguenza, l'esistenza di una leva che permetta
di disattivare la sorveglianza non fa di questa una funzionalità
accettabile.</p>

<p>Anche fosse disabilitata di default, l'opzione sarebbe comunque pericolosa:
&ldquo;una volta e per sempre, optare per &rdquo; una pratica rischiosa,
dove il rischio varia a seconda dei dettagli, invita gli utenti alla
sconsideratezza. Per proteggere la privacy degli utenti, i sistemi operativi
dovrebbero promuovere la cautela: quando un programma di ricerca locale
include la funzionalità di ricerca in rete, effettuare una tale ricerca
online e non localmente deve poter essere un'esplicita scelta dell'utente,
<em>ogni singola volta</em>. Ciò è facile: basterebbe implementare due
pulsanti separati, uno per la ricerca in rete ed un altro per la ricerca
locale, proprio come nelle versioni precedenti di Ubuntu. Una funzionalità
di ricerca in rete deve inoltre informare l'utente in maniera chiara e
concreta sull'identità di coloro che riceveranno i dati personali
dell'utente e la natura dei dati in questione, se e quando l'utente userà
questa funzionalità.</p>

<p>Se una parte significativa della nostra comunità vedrà il problema in
termini esclusivamente personali, se essi disattiveranno la sorveglianza sui
propri computer e continueranno a promuovere Ubuntu, Canonical potrebbe
farla franca. Sarebbe una grande perdita per la comunità del software
libero.</p>

<p>Noi che presentiamo il software libero come una difesa contro il malware non
pretendiamo di affermare che si tratti di una difesa perfetta: non esiste
una difesa perfetta. Non diciamo che la comunità eviterà <em>senz'altro</em>
il malware. Perciò, detto sinceramente, l'esempio dello spyware di Ubuntu
non significa che dobbiamo rimangiarci la parola. </p>

<p>Tuttavia, vi è in gioco qui molto più che il mero dubbio dell'esattezza
delle nostre parole. Qui è in ballo la possibilità stessa di sostenere
effettivamente le nostre argomentazioni in relazione allo spyware
proprietario. Se possiamo dire soltanto, &ldquo;il software libero non vi
spierà, a meno che non si tratti di Ubuntu,&rdquo; sarà molto meno efficace
rispetto a &ldquo;il software libero non vi spierà.&rdquo;</p>

<p>Ci sembra cosa giusta dare a Canonical un rifiuto secco e fare in modo che
smetta di sorvegliare gli utenti. Qualsiasi scusa offerta da Canonical sarà
insufficiente; anche se usassero tutti i soldi ricevuti da Amazon per
sviluppare software libero, difficilmente compenserebbero il danno al
software libero se questo cesserà di offrire un modo efficace di evitare
l'abuso sugli utenti. </p>

<p>Se mai vi capiterà di raccomandare o ridistribuire GNU/Linux, vi preghiamo
di rimuovere Ubuntu dalla lista delle distribuzioni. Se la sua pratica di
installare e raccomandare software proprietario non vi ha già convinto,
lasciatevi convincere da ciò di cui abbiamo appena discusso. Alle feste di
installazione di GNU/Linux, agli eventi del Software Freedom Day, agli
eventi del FLISOL, per favore non installate e non raccomandate
Ubuntu. Piuttosto, dite alla gente che Ubuntu è sconsigliato perché spia.</p>

<p>E già che ci siete, potete pure dire che Ubuntu contiene programmi non
liberi e raccomanda altri programmi non liberi (si veda <a
href="/distros/common-distros.html">
http://www.gnu.org/distros/common-distros.html</a>). Ciò renderà vana
l'altra forma di influenza negativa esercitata da Ubuntu nella comunità del
software libero: la legittimazione del software proprietario.</p>

<blockquote>
<p>
La presenza in Ubuntu di software non libero è una questione etica
differente. Per essere eticamente accettabile Ubuntu dovrà trovare una
soluzione anche a questo.
</p>
</blockquote>

<div class="translators-notes">

<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.-->
 </div>
</div>

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<div id="footer">
<div class="unprintable">

<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
href="mailto:gnu@gnu.org">&lt;gnu@gnu.org&gt;</a>. Ci sono anche <a
href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni
di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a
href="mailto:webmasters@gnu.org">&lt;webmasters@gnu.org&gt;</a>.</p>
    
<p>
<!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
        replace it with the translation of these two:

        We work hard and do our best to provide accurate, good quality
        translations.  However, we are not exempt from imperfection.
        Please send your comments and general suggestions in this regard
        to <a href="mailto:web-translators@gnu.org">

        &lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>.</p>

        <p>For information on coordinating and submitting translations of
        our web pages, see <a
        href="/server/standards/README.translations.html">Translations
        README</a>. -->
Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai
dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne
riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni
a <a
href="mailto:web-translators@gnu.org">&lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>
oppure contattate direttamente il <a
href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori
italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni
delle nostre pagine web consultate la <a
href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p>
</div>

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     files generated as part of manuals) on the GNU web server should
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     years, as long as each year in the range is in fact a copyrightable
     year, i.e., a year in which the document was published (including
     being publicly visible on the web or in a revision control system).
     
     There is more detail about copyright years in the GNU Maintainers
     Information document, www.gnu.org/prep/maintain. -->
<p>Copyright &copy; 2012, 2016, 2017, 2018 Richard Stallman</p>

<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license"
href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons
Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p>

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<div class="translators-credits">

<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.-->
Traduzione originale di mrtx. Modifiche di Enrico Bella, Andrea Pescetti.</div>

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Ultimo aggiornamento:

$Date: 2019/12/30 12:08:31 $

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