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<title>Software libero e sostenibilità commerciale - Progetto GNU - Free Software
Foundation</title>

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<h2>Software libero e sostenibilità commerciale</h2>

<blockquote>
<p>(12 novembre 1998, pubblicato nel febbraio 1999)</p>
</blockquote>

<p>
di <strong>Alessandro Rubini</strong></p>

<p>Il progetto di Linus di dominare il mondo, fortunatamente, sta per
avverarsi. La sua progressiva affermazione è testimoniata dal comportamento
della stampa nei confronti delle soluzioni GNU/Linux e dal fatto che diversi
organismi per la formazione abbiano intenzione di introdurre il software
libero nelle scuole e così verificarne la superiorità tecnica.</p>

<p>Oggi, nel 1998 (sì, perché sto scrivendo nel 1998), il lavoro più importante
che secondo me rimane da fare è diffondere le implicazioni sociali e
commerciali del software libero. Pur apprezzando molto l'articolo di Russel
Nelson "Open Source Software Model", pubblicato nel numero di luglio di
<i>LJ</i>, sento il bisogno di approfondire alcuni punti da lui brevemente
trattati.</p>

<p>Considerate, però, che non sono un esperto né di economia, né di
politica. Sono soltanto un tecnico 'fai da te', che discute basandosi sulla
propria esperienza fatta sul campo, nella speranza di aiutare altri nel
processo di adattamento a nuovi contesti operativi. Alcune di queste idee
sono già state da me discusse con amici o sulla mailing list Free Software
Business (<a
href="mailto:fsb-subscribe@crynwr.com">&lt;fsb-subscribe@crynwr.com&gt;</a>),
di cui sono entrato a far parte dopo aver letto l'articolo di Russell.</p>

<h3 id="sec1">Sostenibilità per i consulenti autonomi</h3>

<p>La migliore caratteristica di un sistema informatico è la flessibilità, cioè
la possibilità di adattare il comportamento del computer alle necessità
dell'utente. Tale flessibilità è spesso del tutto sconosciuta all'utente
comune, in quanto le soluzioni offerte dal software proprietario tendono a
nascondere le funzionalità dietro una rigida interfaccia esterna che non
permette alcuna divergenza dal comportamento atteso, quello cioè che ci si
aspetta dall'<i>utente</i>.</p>

<p>Quando adottano software libero gli utenti sono nelle condizioni di scoprire
le reali possibilità dei sistemi informatici. Proprio oggi ho parlato con un
consulente commerciale che non aveva mai pensato che i programmi potessero
adattarsi alle esigenze di ciascun utente. Mi ha confessato che la sua
azienda si è sempre comportata in modo opposto, adattando cioè i propri
bisogni al software che utilizzava. La maggior parte degli utenti è vittima
del proprio software, e non se n'accorge nemmeno.</p>

<p>Educare l'utenza di base all'estensibilità del software aprirebbe nuovi
mercati ai consulenti autonomi, creando nuove opportunità di lavoro. Ogni
utente ha esigenze particolari e soddisfare queste esigenze spesso significa
che l'utente stesso richiederà assistenza tecnica a persone che gli
personalizzino o estendano il software di cui ha bisogno. Mentre tutto ciò
non è nemmeno immaginabile per i programmi proprietari, con il software
libero la disponibilità del codice sorgente permette di risolvere
rapidamente qualsiasi problema possa presentarsi e di aggiungere facilmente
nuove caratteristiche. Si potrebbe pensare che questo possa condurre ad un
pacchetto software <i>perfetto</i>, ma le esigenze individuali sono talmente
diverse e specializzate che un unico pacchetto non è in grado di soddisfare
tutti.</p>

<p>Per esempio, ho scritto, insieme con altri, un programma per un laboratorio
di Fisiologia della mia zona che elabora i dati relativi ad un tipo di
esperimento molto comune. Nei due anni di utilizzo, i medici hanno trovato
talmente tanti modi per estendere il programma che ora questo software è
considerato migliore delle soluzioni proprietarie. Se consideriamo il totale
di quanto hanno pagato in questi anni, il programma risulta alla fine più
costoso di alcune alternative proprietarie. Questo non è determinante per i
miei clienti, poiché hanno ottenuto esattamente ciò che volevano e sanno di
poter contare su ulteriori modifiche in grado di soddisfare eventuali loro
nuove esigenze. Ovviamente il programma è software libero ed altri centri
hanno dimostrato interesse ad averne una copia.</p>

<p>Dal momento che sempre più persone scelgono il software libero per
soddisfare le proprie esigenze, sono sicuro che alcune società produttrici
di software tenteranno di demonizzare GNU/Linux e i movimenti del Software
Libero e dell'Open Source a causa della progressiva perdita di segmenti di
mercato. E' probabile che tali società cercheranno di dimostrare che il
tasso di occupazione nel campo dell'IT è in calo e che l'adozione diffusa
del software libero rappresenta un danno per l'umanità. Ma tutta
l'argomentazione è semplicemente falsa. I computer esistono per essere
programmati e più si permette di programmarli, più si favoriscono
opportunità di lavoro. Se si considera il numero di persone che offrono
consulenza per il software libero si supera di gran lunga qualsiasi
contrazione nell'occupazione dichiarata dalle società di software
proprietario. Ritornando al mio esempio precedente, il laboratorio di
Fisiologia ha commissionato alla mia società la scrittura del programma e
altri centri interessati al prodotto intendono affidare ad un consulente
locale l'installazione, la manutenzione e il miglioramento del pacchetto. Ho
detto "miglioramento"? Ma allora il programma non funziona? Sì, il programma
funziona bene, ma <i>c'è</i> spazio per migliorare il prodotto. Il
laboratorio per cui ho lavorato ha deciso di non proseguirne lo sviluppo
"perché dobbiamo condurre i nostri esperimenti e non scoprire nuove
funzionalità per il programma". Come tutti sanno, ogni programma ha un
difetto e una funzionalità mancante ed è proprio su questo che noi
costruiamo la nostra credibilità: i difetti  <i>possono</i> essere corretti
e le funzionalità <i>possono</i> essere implementate. Come ho suggerito
prima, più si rendono le cose programmabili, più saranno programmate.</p>

<p>Perché dovrebbero esserci più opportunità di lavoro nel settore informatico
di quante ce ne siano attualmente? Prima di tutto, perché gli utenti di
software libero richiedono nuove funzionalità più spesso di quanto lo
facciano gli utenti di prodotti proprietari, come ho precedentemente
spiegato. Poi, perché chiunque può costruire la propria professionalità
senza dover pagare tributi per accedere alle fonti dell'informazione di cui
ha bisogno. Ho costruito le mie competenze studiando il codice sorgente e
sperimentando sul mio computer economico. E ora ritengo di poter risolvere
qualsiasi problema i miei clienti possano avere (a patto che mi si dia
abbastanza tempo per trovare la soluzione), ed essi lo sanno.</p>

<p>Un altro punto critico, oltre alla disponibilità del codice sorgente, è la
standardizzazione dei formati dei file, un settore in cui i prodotti
proprietari stanno rivelando le loro caratteristiche peggiori. Immaginiamo
un ambiente in cui tutti i formati dei file del sistema siano noti: si
potrebbe, per esempio, indicizzare ogni documento prodotto, facilitandone
così il successivo recupero. Questo può essere realizzato off line senza
pesare in alcun modo sul personale non tecnico. Per molti utenti questo
riutilizzo asincrono dei dati è "fantascienza", perché sono abituati a
programmi che utilizzano formati di file proprietari (e sistemi operativi
senza reali capacità di multitasking o di pianificazione dell'esecuzione dei
programmi). Non appena vengono adottati gli standard liberi, gli utenti
iniziano a richiedere personalizzazioni e sono disposti a pagare per
qualsiasi cosa incrementi la loro produttività. Inoltre, gli standard liberi
garantiscono ai clienti di non fare scelte sbagliate: non si ritroveranno
mai vincolati a dati inutilizzabili nel caso di cambiamenti nel mercato del
software.</p>

<p>Mentre il modello convenzionale di distribuzione del software accentra tutta
la conoscenza nelle mani di poche imprese (o di una soltanto), gli standard
aperti mettono la conoscenza tecnica a disposizione di chiunque voglia
imparare. Laddove l'assistenza su un prodotto proprietario può essere
fornita soltanto da un numero limitato di consulenti autorizzati, le cui
quantità e qualità sono gestite in modo centralizzato, il numero di
consulenti che supportano una soluzione di software libero è virtualmente
illimitato e l'offerta può velocemente adattarsi alla domanda.</p>

<p>In un mondo in cui i computer non sono altro che strumenti per raggiungere
altri fini, la facilità di personalizzazione e la velocità di manutenzione
sono requisiti essenziali per gli utenti che li utilizzano intensivamente. A
mio avviso, il software libero si guadagnerà rapidamente la fiducia
necessaria per diventare un vero e proprio fenomeno di mercato. Non appena
si dà fiducia ad alcuni prodotti di software libero, si capisce che ne
meritano di più. I sostenitori di GNU/Linux devono essere pronti ad offrire
assistenza per poter soddisfare la futura richiesta di consulenti.</p>

<h3 id="sec2">Sostenibilità per le società di assistenza tecnica</h3>

<p>Naturalmente, i consulenti privati non riescono a coprire tutti i bisogni
degli utenti di computer. Parecchie attività non possono essere gestite da
singoli individui. Red Hat e S.u.S.E. stanno dimostrando che creare e tenere
aggiornata una distribuzione può costituire una buona fonte di reddito anche
se il prodotto può essere liberamente ridistribuito. Anche il progetto
intorno a Debian è in via di realizzazione, sebbene in fase meno avanzata,
principalmente perché sia Red Hat sia S.u.S.E. confezionavano insieme
prodotti proprietari e pacchetti liberi per sopravvivere   quando la fetta
di mercato era ridotta, mentre Debian è sempre stata completamente slegata
dai prodotti proprietari, e lo è tuttora.</p>

<p>Oltre alle attività di "creazione e pacchettizzazione" o "raccolta e
pacchettizzazione" del software, le società possono specializzarsi
nell'assistenza tecnica, occupandosi di tutte quelle situazioni in cui i
sistemi informatici siano di importanza critica. Alle realtà costituite
dalle grandi imprese che utilizzano sistemi informatici nel loro ambiente
produttivo non basteranno né un consulente esterno né un tecnico
interno. Esse devono poter contare su una struttura esterna in grado di
garantire il funzionamento continuo, 24 ore su 24, dei loro strumenti
tecnologici.</p>

<p>Anche se è dimostrato che GNU/Linux o qualunque altro sistema operativo è
totalmente affidabile, chi lo utilizza intensivamente avrà comunque bisogno
di poter contare su una società di assistenza come forma di
assicurazione. Più i computer sono importanti per un ambiente produttivo,
più le persone sono disposte a pagare per essere sicure che tutto continuerà
a funzionare e per poter far intervenire un "responsabile" in caso di
guasto. Un contratto di questo tipo, di assistenza tecnica per "utenti
intensivi", potrebbe anche prevedere forme di risarcimento in caso di
interruzione del servizio. Le grandi società di assistenza saranno in grado
di gestire in modo efficace tali clausole e i clienti saranno contenti di
pagare cifre anche elevate anche se non avranno mai bisogno di interventi di
assistenza.</p>

<p>In breve, non vedo alcun motivo per cui le società produttrici di software
debbano mantenere diritti esclusivi sui loro prodotti: il settore
dell'assistenza è abbastanza grande da offrire buone opportunità commerciali
nelle Tecnologie dell'Informazione. Quelle che vogliono eccellere potrebbero
impiegare parte degli introiti per finanziare lo sviluppo del software
libero, garantendosi in tal modo l'accesso al software migliore prima di
altri e associando ad esso il loro nome. In realtà, questo sistema viene già
utilizzato dalle grandi distribuzioni.</p>

<h3 id="sec3">Sostenibilità per i centri di formazione</h3>

<p>Va da sé che scuole ed università hanno un grande interesse ad insegnare le
Tecnologie dell'Informazione utilizzando solo software libero. Grazie alla
loro superiorità tecnica, gli ambienti messi a disposizione dal software
libero offrono agli studenti maggiori possibilità, ma hanno anche bisogno di
maggiori conoscenze tecniche per essere amministrati in modo efficace. Non
vedo un significativo risparmio di denaro nella scelta di sistemi operativi
liberi invece che proprietari, ma le istituzioni e le agenzie di formazione
potrebbero spendere meglio il loro denaro per assumere amministratori di
sistema piuttosto che sovvenzionare società commerciali già troppo
ricche. Mentre il mio Paese, l'Italia, rimane bloccato da normative che
favoriscono l'acquisto di beni piuttosto che l'impiego e lo sviluppo di
risorse umane, altri paesi si stanno già muovendo nella direzione giusta: il
Messico e la Francia, ad esempio, hanno già annunciato progetti per
l'utilizzo di GNU/Linux nelle loro scuole pubbliche.</p>

<p>C'è un altro aspetto a favore del software libero nel campo dell'istruzione:
quando gli studenti trovano lavoro preferiscono impiegare strumenti il cui
uso sia già stato da loro appreso a scuola, per poter minimizzare ulteriori
sforzi di apprendimento. Questo fatto dovrebbe spingere le scuole ad
utilizzare con gli studenti soltanto software non proprietario, cioè
software libero. Le scuole dovrebbero insegnare ad utilizzare il software
proprietario solamente in due casi: quando non fosse praticabile
nessun'alternativa e quando la società distributrice di tale software le
<i>pagasse</i> per insegnare ad utilizzare il suo prodotto. Pagare una
società per pubblicizzarle un prodotto è decisamente un controsenso.</p>

<h3 id="sec4">Questioni sociali</h3>

<p>Ci sono alcune questioni sociali legate alla scelta di un tipo di software
piuttosto che un altro. Nonostante preferisca chiamarle sociali, esse hanno
anche implicazioni economiche.</p>

<p>
Benché il software libero possa non essere più economico del software
proprietario quando si attribuisce un costo al proprio tempo, ambienti
operativi diversi utilizzano criteri diversi per convertire il tempo in
denaro. La maggior parte dei paesi emergenti ha buone risorse intellettuali
ma poco denaro, e dispongono anche di molti computer non molto
recenti. Questi Paesi non possono permettersi sistemi operativi proprietari:
le soluzioni libere invece sono sostenibili e produttive. In effetti, il
documento "Halloween" conferma la mia opinione sottolineando che in Estremo
Oriente l'uso di "Linux" è in rapidissima crescita. Le associazioni di
volontariato presentano questo stesso tipo di situazione: poco denaro e un
buon numero di risorse umane. Questo porta direttamente alla scelta del
modello del software libero per qualsiasi esigenza nelle Tecnologie
dell'Informazione.</p>

<p>Queste idee probabilmente suggeriscono che la libera disponibilità
dell'informazione sia piuttosto di sinistra, poiché "l'informazione alle
masse" suona piuttosto simile al vecchio slogan "il potere alle masse". Ciò
che di solito viene ignorato è il forte sapore di destra del movimento del
software libero. L'arena del software libero è ferocemente meritocratica e
rappresenta l'ambiente ideale per la libera competizione, ambiente in cui le
leggi del mercato assicurano che soltanto le idee migliori e i migliori
giocatori sopravvivano. Gli standard proprietari tendono invece a ridurre la
competizione diminuendo l'innovazione e consolidando i risultati precedenti.</p>

<h3 id="sec5">Limiti del modello del software libero</h3>

<p>Naturalmente, sono consapevole che non tutti i pacchetti software possono
essere facilmente trasformati in software libero. Non mi riferisco qui ai
prodotti per l'ufficio: credo che prima o poi verranno realizzati alcuni
buoni progetti anche in questo campo.</p>

<p>Penso piuttosto a tutti gli ambienti in cui c'è una forte concorrenza per un
prodotto basato solo in parte sulla sua componente software. Per esempio,
un'apparecchiatura industriale può comprendere un computer e componenti
hardware (un robot, periferiche custom di I/O, PLC, ecc.). Il software
applicativo contenuto nel computer è una piccola parte del tutto, ma le sue
caratteristiche influenzano pesantemente il valore complessivo
dell'apparecchiatura. La produzione e il debugging di queste applicazioni
richiedono di solito ingenti investimenti: in questo modo viene impedita la
libera ridistribuzione del codice sorgente, come forma di protezione nei
confronti della concorrenza.</p>

<p>Un altro esempio significativo sono i telefoni cellulari. I cellulari
contengono molto software, anche se praticamente invisibile all'utente
finale, il quale percepisce l'apparecchio come telefono piuttosto che come
computer. Il software in questione è la componente che determina le capacità
complessive dell'apparecchio. E, a causa del suo importante ruolo
funzionale, è strettamente proprietario.</p>

<p>Purtroppo non vedo una soluzione semplice per arrivare alla liberalizzazione
di questo tipo di codice. Nonostante non mi interessino molto i telefoni
cellulari (non li uso :), mi piacerebbe però vedere applicazioni industriali
libere perché di solito vale la pena riutilizzare e adattare a nuovi
problemi il loro contenuto tecnologico.</p>

<hr />
<p>Alessandro scrive software libero per vivere e sostiene il software libero
come missione. Spera che il figlio che nascerà si terrà alla larga dai
computer ricordandosi dei buoni vecchi tempi quando tali bestie rimanevano
confinate nei loro zoo tecnologici. Alessandro legge le e-mail all'indirizzo
<a href="mailto:rubini@gnu.org">&lt;rubini@gnu.org&gt;</a> e cerca di
rispondere a tutti.</p>

<p>Ristampato con il permesso di Linux Journal</p>

<div class="translators-notes">

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 </div>
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<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
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<p>Copyright &copy; 1998, 1999, 2000, 2001 Alessandro Rubini</p>

<p>La copia letterale e la distribuzione di questo articolo nella sua integrità
sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota e la nota di
copyright siano riprodotte.
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Tradotto originariamente da Paola Blason e Giorgio V. Felchero. Modifiche
successive di Alessandro Rubini, Paola Blason, Giorgio V. Felchero, Andrea
Pescetti.</div>

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Ultimo aggiornamento:

$Date: 2015/05/23 06:11:05 $

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</p>
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