reevaluating-copyright.html (26220B)
1 <!--#set var="ENGLISH_PAGE" value="/philosophy/reevaluating-copyright.en.html" --> 2 3 <!--#include virtual="/server/header.it.html" --> 4 <!-- Parent-Version: 1.96 --> 5 <!-- This page is derived from /server/standards/boilerplate.html --> 6 <!--#set var="TAGS" value="essays laws copyright" --> 7 <!--#set var="DISABLE_TOP_ADDENDUM" value="yes" --> 8 9 <!-- This file is automatically generated by GNUnited Nations! --> 10 <title>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto - Progetto 11 GNU - Free Software Foundation</title> 12 13 <!--#include virtual="/philosophy/po/reevaluating-copyright.translist" --> 14 <!--#include virtual="/server/banner.it.html" --> 15 <!--#include virtual="/philosophy/ph-breadcrumb.it.html" --> 16 <!--GNUN: OUT-OF-DATE NOTICE--> 17 <!--#include virtual="/server/top-addendum.it.html" --> 18 <div class="article reduced-width"> 19 <h2>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto</h2> 20 21 <address class="byline">di <a href="https://www.stallman.org/">Richard Stallman</a> <a 22 href="#ft1"><sup>[1]</sup></a></address> 23 24 <p>Il mondo del diritto è consapevole che le tecnologie digitali 25 dell'informazione pongono “problemi di copyright”, ma non ha ricondotto 26 questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale conflitto tra gli 27 editori delle opere tutelate dal copyright e gli utenti di queste opere. Gli 28 editori, sulla base del proprio interesse, hanno sottoposto un disegno di 29 legge al governo Clinton ridefinendo i “problemi” in modo da risolvere il 30 conflitto in loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di Lehman,<a 31 href="#ft2"><sup>[2]</sup></a> è stata il principale argomento di dibattito 32 alla conferenza “Innovazione e ambiente dell'informazione” tenutasi 33 all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p> 34 35 <p>John Perry Barlow,<a href="#ft3"><sup>[3]</sup></a> il principale relatore, 36 ha aperto la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful Dead 37 comprese e affrontò questo conflitto. Decise che sarebbe stato sbagliato 38 interferire con la riproduzione dei concerti su nastro o con la loro 39 distribuzione su Internet, ma non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi 40 del diritto d'autore (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro 41 musica.</p> 42 43 <p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di questi 44 supporti musicali, e successivamente Gary Glisson <a 45 href="#ft4"><sup>[4]</sup></a> ha criticato l'idea di Barlow che la rete 46 Internet sia inesplicabilmente unica e senza uguali nel mondo. Ha obiettato 47 che dovremmo essere in grado di determinare le implicazioni di Internet per 48 le politiche di copyright mediante lo stesso tipo di analisi che applichiamo 49 alle altre tecnologie. Questo è per l'appunto l'intento del presente 50 articolo.</p> 51 52 <p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla proprietà degli 53 oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà dell'informazione perché 54 l'informazione è “astratta”. Come ha rilevato Steven Winter <a 55 href="#ft5"><sup>[5]</sup></a> la proprietà astratta esiste da secoli. Le 56 azioni societarie, i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme 57 di proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono che 58 l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri tipi di 59 proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra l'informazione 60 e altri tipi accettabili di proprietà non è l'astrattezza in se 61 stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo una spiegazione semplice e 62 pratica.</p> 63 64 <p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un contratto tra 65 il pubblico e gli “autori” (benché in pratica, nel contratto gli editori 66 rilevano solitamente il ruolo degli autori). Il pubblico baratta certe 67 libertà in cambio della possibilità di fruire di una maggior quantità di 68 opere pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai proposto 69 che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà per utilizzare 70 opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate libertà e 71 la conservazione di altre. Questo significa che ci sono molti contratti 72 alternativi che il pubblico può offrire agli editori. Ora, qual è il miglior 73 contratto per il pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e per quanto 74 tempo? La risposta dipende da due considerazioni: quante pubblicazioni in 75 più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di una libertà e 76 quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione di questa 77 libertà.</p> 78 79 <p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere decisioni 80 sulla <a href="#later-1">proprietà intellettuale</a> in base all'analogia 81 con la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche 82 inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo 83 persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere cioè i 84 nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni.<a 85 href="#ft6"><sup>[6]</sup></a> Sicuramente in tal modo si perviene a una 86 risposta, ma non a una buona risposta. L'analogia non è un modo utile di 87 decidere cosa comprare e a che prezzo.</p> 88 89 <p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York per 90 analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta nell'Iowa. In 91 ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si applicano gli stessi 92 fattori (costo, quantità di traffico, confisca di terre o case); se 93 prendessimo la decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere 94 ogni proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo ciascuna 95 proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità varia da 96 caso a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare costi e 97 benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in analogia 98 a ciò che valeva per altri media nel passato.</p> 99 100 <p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di Laurence 101 Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non devono dipendere 102 dalla scelta del mezzo di comunicazione,<a href="#ft7"><sup>[7]</sup></a> 103 non è applicabile alle decisioni in materia di copyright. Il copyright è un 104 contratto con il pubblico, non un diritto naturale. Le questioni di politica 105 del copyright riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il pubblico, 106 non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai lettori.</p> 107 108 <p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento della 109 stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era impossibile per un 110 comune lettore riprodurre un libro. La copia a mezzo stampa di un libro 111 richiedeva un torchio tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per 112 di più, una copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare 113 molte copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe 114 potuto riprodurre un libro in maniera economica.</p> 115 116 <p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di riprodurre libri, 117 in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non poteva usufruire</b>. Cedere 118 beni che non si possono utilizzare in cambio di qualcosa di utile e 119 vantaggioso è sempre un buon affare. Perciò il diritto d'autore non era 120 soggetto a discussione nell'era del torchio da stampa, proprio perché non 121 limitava nulla che il pubblico dei lettori potesse facilmente fare.</p> 122 123 <p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua fine. Le 124 fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il cambiamento; le 125 tecnologie digitali dell'informazione lo portano a compimento. Questi 126 progressi rendono possibile la riproduzione alla gente comune, non solo a 127 editori forniti di attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p> 128 129 <p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente alla 130 portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla libertà di 131 copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed esercitarla, invece di 132 cederla ad altri. L'attuale contratto di copyright non è più un buon affare 133 per il pubblico, ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il 134 beneficio che il pubblico trae dal fare e distribuire copie.</p> 135 136 <p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di copyright 137 non si basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di Internet. Internet 138 è rilevante perché facilita la copia e la condivisione di documenti da parte 139 dei comuni lettori. Copiare e condividere, più è facile più diventa utile, e 140 più diventa un cattivo affare il copyright, come è ora concepito.</p> 141 142 <p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful Dead insistere 143 sul diritto d'autore per la produzione dei CD ma non per le riproduzioni 144 individuali. La produzione di CD funziona come la stampa: non è possibile 145 oggi per la gente comune, anche per i proprietari di computer, copiare un CD 146 in un altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD musicali risulta 147 indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come tutto il copyright era 148 indolore nell'epoca della stampa. Limitare la copia della stessa musica in 149 cassette audio digitali danneggia tuttavia gli ascoltatori, ed essi hanno il 150 diritto di respingere questa limitazione. [nota del 1999: la realtà 151 tecnologica dei CD è cambiata: ora molti utenti comuni di computer possono 152 copiare CD, e dovremmo quindi ora equiparare i CD alle cassette; nota del 153 2007: nonostante l'evoluzione della tecnologia del CD, ha ancora senso 154 applicare il copyright alla distribuzione commerciale ma lasciare libera la 155 copia individuale.]</p> 156 157 <p>Possiamo anche vedere perché l'astrattezza della <a 158 href="#later-1">proprietà intellettuale</a> non sia il fattore 159 cruciale. Altre forme di proprietà astratta rappresentano porzioni di un 160 qualcosa. La copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente 161 un'attività a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto 162 togliendo beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica 163 equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e mettere 164 assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un 165 dollaro. Naturalmente, lo consideriamo sbagliato.</p> 166 167 <p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili, illuminanti e 168 divertenti rende il mondo più felice e migliore; l'amico ne riceve un 169 beneficio e nessuno viene danneggiato. È un'attività costruttiva che 170 rafforza i legami sociali.</p> 171 172 <p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché sanno che 173 gli editori reclamano la copia illecita come “perdita”. Questa 174 rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente ingannevole. Quel che 175 più importa è che presuppone ciò che invece deve essere dimostrato.</p> 176 177 <ul> 178 <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico avrebbe 179 altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo talvolta è vero, ma più 180 spesso è falso; e quando è falso, la perdita asserita non sussiste.</li> 181 182 <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola “perdita” 183 suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei quali qualcosa che hanno 184 viene loro tolto. Per esempio, se si è incendiata la scorta di libri della 185 libreria, o se è stato sottratto il denaro dal registratore di cassa, questa 186 sarebbe realmente una “perdita”. Siamo tutti d'accordo che è sbagliato fare 187 queste cose ad altre persone. 188 189 <p>Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro, il libraio e 190 l'editore non hanno perso nulla che avevano. Una descrizione più appropriata 191 sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello che avrebbero 192 potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo amico decidesse di 193 giocare a bridge, invece di leggere un libro. In un sistema di libero 194 mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare “al ladro!” solo perché un 195 potenziale cliente sceglie di non trattare con lei.</p> 196 </li> 197 198 <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di “perdita” si 199 basa sull'assunzione che l'editore “avrebbe dovuto” essere pagato. Il che si 200 basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie 201 individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa 202 includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter condividere 203 copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di essere pagato per 204 ogni copia, e così non può affermare che ci sia una “perdita”, quando non ce 205 n'è alcuna. 206 207 <p>In altre parole, la “perdita” è una conseguenza del sistema del diritto 208 d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in sé 209 non danneggia nessuno.</p> 210 </li> 211 </ul> 212 213 <p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema di 214 responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un computer è 215 costretto a verificare e controllare le attività di tutti gli utenti, se non 216 vuole essere punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che 217 semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan <a 218 href="#ft8"><sup>[8]</sup></a> ha messo in evidenza che ciò pone i titolari 219 del copyright in una condizione privilegiata, non accordata a nessun altro 220 che possa affermare di essere danneggiato da un utente di un computer; per 221 esempio nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il proprietario 222 del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un utente 223 diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla 224 responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti 225 cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali aiutano 226 i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà bisogno di 227 metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i cittadini comuni.</p> 228 229 <p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che gli autori 230 avessero diritto al monopolio del copyright, non appena proposta, fu subito 231 rifiutata.<a href="#ft9"><sup>[9]</sup></a> Invece, i fondatori della 232 nazione americana adottarono un'idea diversa di copyright, che mette il 233 pubblico al primo posto.<a href="#ft10"><sup>[10]</sup></a> Negli Stati 234 Uniti si suppone che il copyright esista per il bene degli utenti; né i 235 vantaggi per gli editori né quelli per gli autori sono previsti in se 236 stessi, ma solo per indurli a cambiare i loro comportamenti. Come disse la 237 Corte Suprema nella sentenza della causa della <cite>Fox Film Corporation 238 contro Doyal</cite>: «Il solo interesse degli Stati Uniti e l'oggetto 239 primario nel conferire il monopolio [del diritto d'autore] poggiano sui 240 benefici generici che il pubblico riceve dalle opere degli autori».<a 241 href="#ft11"><sup>[11]</sup></a></p> 242 243 <p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il pubblico 244 preferisce essere in grado di fare copie in certi casi, anche se ciò 245 significa che meno opere sono pubblicate, la scelta del pubblico è 246 decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione per proibire al pubblico 247 di copiare ciò che vuole copiare.</p> 248 249 <p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno 250 sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale, 251 disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che 252 presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori (senza 253 menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli editori). A meno che 254 non abbia una salda consapevolezza che questa presupposizione è contraria 255 alle premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente queste 256 argomentazioni prende per buono che siano alla base del sistema.</p> 257 258 <p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri in 259 materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche gli autori 260 e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così James Boyle <a 261 href="#ft12"><sup>[12]</sup></a> spiega come un sistema di stretta <a 262 href="#later-2">proprietà intellettuale</a> può interferire con la scrittura 263 di nuove opere. Jessica Litman <a href="#ft13"><sup>[13]</sup></a> 264 cita le protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti 265 nuovi media di diventare popolari. Pamela Samuelson <a 266 href="#ft14"><sup>[14]</sup></a> avverte che il Libro Bianco può bloccare lo 267 sviluppo della “terza ondata” dell'industria dell'informazione, chiudendo il 268 mondo in un modello economico proprio della “seconda ondata”, appropriato 269 all'epoca della stampa.</p> 270 271 <p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle questioni dove 272 sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un Governo dominati 273 dall'idea che «ciò che è bene per le multinazionali della comunicazione è 274 bene per gli USA». Ma sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla 275 quale si basa questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo 276 termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono 277 comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre battaglie. Se 278 ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste argomentazioni, il pericolo è 279 di consentire agli editori di sostituire il dettato costituzionale.</p> 280 281 <p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital Future 282 Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni per 283 opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori, americani 284 poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica e questioni di 285 privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti questioni collaterali.<a 286 href="#ft15"><sup>[15]</sup></a> Vistosamente assente dall'elenco è la più 287 importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la maggior parte) 288 vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di criticare l'obiettivo 289 fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli editori, e la 290 sua decisione centrale, di respingere la Costituzione e mettere gli editori 291 al di sopra degli utenti. Questo silenzio può essere preso per assenso.</p> 292 293 <p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori dipende 294 dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e degli ascoltatori 295 abbia un'importanza primaria e che il copyright esista per gli utenti e non 296 viceversa. Se il pubblico non vuole accettare certi poteri per il diritto 297 d'autore, questa è in se stessa una giustificazione per non dargli questi 298 poteri. Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo scopo del 299 diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso dell'informazione si 300 può garantire che l'interesse pubblico venga prima di tutto.</p> 301 302 <h3 class="footnote">Note successive</h3> 303 <ul> 304 <li id="later-1"><em>Proprietà intellettuale:</em> Anche scrivendo questo articolo mi 305 sono convinto che <a href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine “proprietà 306 intellettuale” è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai usare.</li> 307 308 <li id="later-2"><em>Sistema di proprietà intellettuale:</em> Qui sono caduto 309 nell'errore di utilizzare il termine “proprietà intellettuale” quando in 310 realtà intendevo semplicemente “copyright”. È come scrivere “Europa” 311 quando in realtà si intende “Francia”: crea confusione facilmente evitabile.</li> 312 </ul> 313 314 <div class="infobox"> 315 <hr /> 316 <ol> 317 <li id="ft1">Pubblicato nella <cite>Oregon Law Review</cite>, primavera 1996.</li> 318 319 <li id="ft2">Informational Infrastructure Task Force, <cite>Intellectual Property and the 320 National Information Infrastructure: The Report of the Working Group on 321 Intellectual Property Rights</cite> (1995).</li> 322 323 <li id="ft3">John Perry Barlow, Remarks at the <cite>Innovation and the Information 324 Environment Conference</cite> (novembre 1995). Barlow è uno dei fondatori 325 dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove la 326 libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza paroliere 327 per il gruppo dei Grateful Dead.</li> 328 329 <li id="ft4">Gary Glisson, Remarks at the <cite>Innovation and the Information 330 Environment Conference</cite> (novembre 1995); si veda anche Gary Glisson, 331 “A Practitioner's Defense of the NII White Paper”, 75 332 <cite>Or. L. Rev.</cite> (1996) (in difesa del Libro Bianco). Glisson è 333 partner e presidente dell'Intellectual Property Group al Lane Powell Spears 334 Lubersky a Portland, Oregon.</li> 335 336 <li id="ft5">Steven Winter, Remarks at the <cite>Innovation and the Information 337 Environment Conference</cite> (novembre 1995). Winter è professore alla 338 School of Law dell'Università di Miami.</li> 339 340 <li id="ft6">Winter, si veda la nota 5.</li> 341 342 <li id="ft7">Vedi Laurence H. Tribe, “The Constitution in Cyberspace: Law and Liberty 343 Beyond the Electronic Frontier”, <cite>Humanist</cite>, Sett.-Ott. 1991, a 344 pagina 15.</li> 345 346 <li id="ft8">Tim Sloan, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment 347 Conference</cite> (novembre 1995). Sloan è membro della National 348 Telecommunication and Information Administration.</li> 349 350 <li id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, “A Tale of Two Copyrights: Literary Property in 351 Revolutionary France and America”, in <cite>Of Authors and Origins: Essays 352 on Copyright Law</cite> 131, 137-38 (Brad Sherman & Alain Strowel, eds., 353 1994), in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano 354 «[...] subordinare [...] gli interessi degli autori al pubblico vantaggio 355 [...]» o «[...] dare agli interessi pubblici e privati [...] lo stesso 356 peso».</li> 357 358 <li id="ft10"><cite>Costituzione degli U.S.A.</cite>, art. I, 8, comma 8 – «Il Congresso 359 ha il potere [...] di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti 360 utili, assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo 361 Diritto alle loro rispettive opere e scoperte».</li> 362 363 <li id="ft11"><cite>286 U.S. 123</cite>, 127 (1932).</li> 364 365 <li id="ft12">James Boyle, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment 366 Conference</cite> (novembre 1995). Boyle è professore di Diritto 367 all'American University di Washington, D.C.</li> 368 369 <li id="ft13">Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information Environment 370 Conference (novembre 1995). J. Litman è professoressa alla Wayne State 371 University Law School a Detroit, Michigan.</li> 372 373 <li id="ft14">Pamela Samuelson, “The Copyright Grab”, <cite>Wired</cite> (gennaio 374 1996). P. Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.</li> 375 376 <li id="ft15"><!-- (available at URL: 377 home.worldweb.net/dfc/press.html</a> 378 )--> 379 Digital Future Coalition, “Broad-Based Coalition Expresses Concern Over 380 Intellectual Property Proposals” (5 novembre 1995).</li> 381 </ol> 382 </div> 383 </div> 384 385 <div class="translators-notes"> 386 387 <!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.--> 388 </div> 389 </div> 390 391 <!-- for id="content", starts in the include above --> 392 <!--#include virtual="/server/footer.it.html" --> 393 <div id="footer" role="contentinfo"> 394 <div class="unprintable"> 395 396 <p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a 397 href="mailto:gnu@gnu.org"><gnu@gnu.org></a>. Ci sono anche <a 398 href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni 399 di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a 400 href="mailto:webmasters@gnu.org"><webmasters@gnu.org></a>.</p> 401 402 <p> 403 <!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph, 404 replace it with the translation of these two: 405 406 We work hard and do our best to provide accurate, good quality 407 translations. However, we are not exempt from imperfection. 408 Please send your comments and general suggestions in this regard 409 to <a href="mailto:web-translators@gnu.org"> 410 411 <web-translators@gnu.org></a>.</p> 412 413 <p>For information on coordinating and contributing translations of 414 our web pages, see <a 415 href="/server/standards/README.translations.html">Translations 416 README</a>. --> 417 Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai 418 dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne 419 riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni 420 a <a 421 href="mailto:web-translators@gnu.org"><web-translators@gnu.org></a> 422 oppure contattate direttamente il <a 423 href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori 424 italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni 425 delle nostre pagine web consultate la <a 426 href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p> 427 </div> 428 429 <!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to 430 files generated as part of manuals) on the GNU web server should 431 be under CC BY-ND 4.0. Please do NOT change or remove this 432 without talking with the webmasters or licensing team first. 433 Please make sure the copyright date is consistent with the 434 document. 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Stallman</p> 446 447 <p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license" 448 href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it">Creative 449 Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale</a> (CC BY-ND 450 4.0).</p> 451 452 <!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" --> 453 <div class="translators-credits"> 454 455 <!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.--> 456 Tradotto da Paolo Fezzi. Modifiche successive di Paolo Fezzi, Paolo 457 Redaelli, Alessandro Rubini, Antonio Cisternino, Lorenzo Bettini, Giorgio 458 V. Felchero, Paola Blason, Francesco Potortì, Andrea Pescetti.</div> 459 460 <p class="unprintable"><!-- timestamp start --> 461 Ultimo aggiornamento: 462 463 $Date: 2021/10/16 10:33:12 $ 464 465 <!-- timestamp end --> 466 </p> 467 </div> 468 </div> 469 <!-- for class="inner", starts in the banner include --> 470 </body> 471 </html>