misinterpreting-copyright.html (43630B)
1 <!--#set var="ENGLISH_PAGE" value="/philosophy/misinterpreting-copyright.en.html" --> 2 3 <!--#include virtual="/server/header.it.html" --> 4 <!-- Parent-Version: 1.96 --> 5 <!-- This page is derived from /server/standards/boilerplate.html --> 6 <!--#set var="TAGS" value="essays laws copyright" --> 7 <!--#set var="DISABLE_TOP_ADDENDUM" value="yes" --> 8 9 <!-- This file is automatically generated by GNUnited Nations! --> 10 <title>L'interpretazione sbagliata del copyright - Progetto GNU - Free Software 11 Foundation</title> 12 13 <!--#include virtual="/philosophy/po/misinterpreting-copyright.translist" --> 14 <!--#include virtual="/server/banner.it.html" --> 15 <!--#include virtual="/philosophy/ph-breadcrumb.it.html" --> 16 <!--GNUN: OUT-OF-DATE NOTICE--> 17 <!--#include virtual="/server/top-addendum.it.html" --> 18 <div class="article reduced-width"> 19 <h2>L'interpretazione sbagliata del copyright - una serie di errori</h2> 20 21 <address class="byline">di <a href="https://www.stallman.org/">Richard Stallman</a></address> 22 23 <p> 24 Qualcosa di strano e pericoloso sta accadendo alle legislazioni in materia 25 di copyright (diritto d'autore). Come stabilito dalla Costituzione degli 26 Stati Uniti, il copyright esiste a beneficio degli utenti – chiunque legga 27 dei libri, ascolti della musica, guardi dei film o utilizzi del software – 28 non nell'interesse degli editori o degli autori. Tuttavia, anche quando la 29 gente tende sempre più a rifiutare e disubbidire alle restrizioni sul 30 copyright imposte “a loro beneficio”, il governo statunitense vi aggiunge 31 ulteriori restrizioni, cercando di intimorire il pubblico e costringerlo ad 32 ubbidire sotto la pressione di nuove e pesanti sanzioni.</p> 33 <p> 34 In che modo le procedure sul copyright sono divenute diametralmente opposte 35 agli obiettivi dichiarati? E come possiamo fare in modo che tornino ad 36 allinearsi con tali obiettivi? Per comprendere la situazione, è bene partire 37 dando un'occhiata alle radici delle leggi sul copyright degli Stati Uniti, 38 il testo della stessa Costituzione.</p> 39 40 <h3>Il copyright nella Costituzione statunitense</h3> 41 <p> 42 Nella stesura del testo della Costituzione, l'idea che agli autori potesse 43 essere riconosciuto il diritto al monopolio sul copyright venne proposta – e 44 rifiutata. I padri fondatori degli Stati Uniti partirono da una premessa 45 diversa, secondo cui il copyright non è un diritto naturale degli autori, 46 quanto piuttosto una condizione artificiale concessa loro per il bene del 47 progresso. La Costituzione permette l'esistenza di un sistema sul copyright 48 tramite il seguente paragrafo (articolo I, sezione 8):</p> 49 <blockquote><p> 50 [Il Congresso avrà il potere di] promuovere il progresso della scienza e 51 delle arti utili, garantendo per periodi di tempo limitati ad autori e 52 inventori il diritto esclusivo ai rispettivi testi scritti e invenzioni. 53 </p></blockquote> 54 <p> 55 La Corte Suprema ha ripetutamente affermato che promuovere il progresso 56 significa apportare dei benefici agli utenti delle opere coperte da 57 copyright. Ad esempio, nella causa <cite>Fox Film v. Doyal</cite>, la Corte 58 ha sostenuto:</p> 59 <blockquote><p> 60 L'unico interesse degli Stati Uniti e l'obiettivo primario nell'assegnazione 61 del monopolio [sul copyright] stanno nei benefici generali per il pubblico 62 derivati dai lavori degli autori. 63 </p></blockquote> 64 <p> 65 Questa decisione fondamentale illustra il motivo per cui nella Costituzione 66 statunitense il copyright <strong>non viene imposto</strong>, bensì soltanto 67 <strong>consentito</strong> in quanto opzione possibile – e perché se ne 68 ipotizza la durata per “periodi di tempo limitati”. Se si trattasse di un 69 diritto naturale, qualcosa che gli autori hanno perché lo meritano, nulla 70 potrebbe giustificarne la cessazione dopo un determinato periodo, al pari 71 dell'abitazione di qualcuno che dovesse divenire di proprietà pubblica 72 trascorso un certo tempo dalla sua costruzione.</p> 73 74 <h3>Il “contratto sul copyright”</h3> 75 <p> 76 Il sistema del copyright funziona tramite l'assegnazione di privilegi e 77 relativi benefici per editori e autori. Ma non lo fa nell'interesse di 78 costoro, quanto piuttosto per modificarne il comportamento: per fornire un 79 incentivo agli autori a scrivere e pubblicare di più. In effetti, il governo 80 utilizza i diritti naturali del pubblico, a nome di quest'ultimo, come parte 81 di una trattativa contrattuale finalizzata ad offrire allo stesso pubblico 82 un maggior numero di opere. Gli esperti legali definiscono questo concetto 83 “contratto sul copyright”. Qualcosa di analogo all'acquisto da parte del 84 governo di un'autostrada o di un aeroplano usando i soldi dei contribuenti, 85 con la differenza che qui il governo spende la nostra libertà anziché il 86 nostro denaro.</p> 87 <p> 88 Ma l'esistenza di un tale contratto può davvero considerarsi un buon affare 89 per il pubblico? È possibile considerare molti altri accordi alternativi; 90 qual è il migliore? Ogni singola questione inerente le procedure sul 91 copyright rientra nel contesto di una simile domanda. Se non si comprende 92 pienamente la natura di tale domanda, tenderemo a prendere decisioni errate 93 sulle varie questioni coinvolte.</p> 94 <p> 95 La Costituzione autorizza l'assegnazione dei poteri del copyright agli 96 autori. In pratica, gli autori tipicamente li cedono agli editori; 97 generalmente spetta a questi ultimi, non agli autori, l'esercizio di tali 98 poteri onde trarne la maggior parte dei benefici, pur se agli autori ne 99 viene riservata una piccola porzione. Ne consegue che normalmente sono gli 100 editori a spingere per l'incremento dei poteri conferiti dal copyright. Onde 101 offrire una riflessione più attenta sulla realtà del copyright, piuttosto 102 che sui suoi miti, il presente saggio cita gli editori, anziché gli autori, 103 come detentori dei poteri del copyright. Ci si riferisce inoltre agli utenti 104 delle opere sotto copyright con il termine di “lettori”, pur se non sempre 105 s'intende l'azione di leggere, perché “utenti” è troppo astratto e lontano.</p> 106 107 <h3>Primo errore: “il raggiungimento di un equilibrio”</h3> 108 <p> 109 Il contratto sul copyright pone il pubblico al primo posto: il beneficio per 110 il lettore è un fine in quanto tale; i benefici (nel caso esistano) per gli 111 editori non rappresentano altro che un mezzo per il raggiungimento di quel 112 fine. Gli interessi dei lettori e quelli degli editori sono qualitativamente 113 diseguali nelle rispettive priorità. Il primo passo verso un'errata 114 interpretazione degli obiettivi del copyright consiste nell'elevare gli 115 interessi degli editori al medesimo livello d'importanza di quelli dei 116 lettori.</p> 117 <p> 118 Si dice spesso che la legislazione statunitense sul copyright mira al 119 “raggiungimento di un equilibrio” tra gli interessi degli editori e quelli 120 dei lettori. I sostenitori di questa interpretazione la presentano come una 121 riproposizione delle posizioni di partenza affermate nella Costituzione; in 122 altri termini, ciò viene ritenuto l'equivalente del contratto sul copyright.</p> 123 <p> 124 Ma le due interpretazione sono tutt'altro che equivalenti; sono differenti a 125 livello concettuale, come pure nelle implicazioni annesse. L'idea di 126 equilibrio dà per scontato che gli interessi di editori e lettori 127 differiscano per importanza soltanto a livello quantitativo, rispetto a 128 <em>quanto peso</em> va assegnato a tali interessi e in quali circostanze 129 questi vadano applicati. Allo scopo di inquadrare la questione in un simile 130 contesto, spesso si ricorre al concetto di “partecipazione equa”; in tal 131 modo si assegna il medesimo livello d'importanza a ciascun tipo d'interesse 132 per quanto concerne le decisioni sulle procedure applicative. Questo 133 scenario ripudia la distinzione qualitativa tra gli interessi degli editori 134 e quelli dei lettori che è alla radice della partecipazione del governo 135 nelle trattative contrattuali sul copyright.</p> 136 <p> 137 Le conseguenze di una simile alterazione della situazione appaiono di ampia 138 portata, perché la grande protezione del pubblico inclusa nel contratto sul 139 copyright – l'idea secondo cui i privilegi del copyright possano trovare 140 giustificazione soltanto in nome dei lettori, mai in nome degli editori – 141 viene ripudiata dall'interpretazione del “raggiungimento di un 142 equilibrio”. Poiché l'interesse degli editori è considerato un fine in se 143 stesso, può motivarne i privilegi sul copyright; in altre parole, il 144 concetto di “equilibrio” sostiene che i privilegi possano trovare 145 giustificazione in nome di qualche soggetto che non sia il pubblico.</p> 146 <p> 147 A livello pratico, la conseguenza di tale concetto di “equilibrio” consiste 148 nel ribaltare l'onere di motivare i cambiamenti da apportare alle 149 legislazioni in materia. Il contratto sul copyright impegna gli editori a 150 convincere i lettori nel cedere loro determinate libertà. Praticamente 151 l'idea di equilibrio capovolge quest'onere, perché in genere non esiste 152 alcun dubbio che gli editori trarranno beneficio dai privilegi 153 aggiuntivi. Così, a meno di non comprovare un danno arrecato ai lettori, 154 sufficiente da “pesare di più” di tale beneficio, siamo inclini a concludere 155 che agli editori vada garantito pressoché qualsiasi privilegio richiesto.</p> 156 <p> 157 L'idea del “raggiungimento di un equilibrio” tra editori e lettori va 158 respinta, in quanto nega a questi ultimi la priorità cui hanno diritto.</p> 159 160 <h3>Raggiungere un equilibrio con cosa?</h3> 161 <p> 162 Quando il governo acquista qualcosa per il pubblico, agisce in nome di 163 quest'ultimo; è sua responsabilità ottenere l'accordo più vantaggioso 164 possibile – per il pubblico, non per gli altri soggetti coinvolti nella 165 trattativa.</p> 166 <p> 167 Ad esempio, quando firma un contratto con degli imprenditori edili per la 168 costruzione di autostrade, il governo tende a spendere la minima quantità 169 possibile di denaro pubblico. Le agenzie statali ricorrono a gare d'appalto 170 competitive per spingere i prezzi al ribasso.</p> 171 <p> 172 A livello pratico, il prezzo non può risultare pari a zero, perché gli 173 imprenditori non accettano contratti così bassi. Pur in assenza di 174 condizioni particolari, costoro hanno i medesimi diritti di ogni cittadino 175 in una società libera, compreso quello di rifiutare contratti svantaggiosi; 176 per un imprenditore anche l'offerta più bassa potrebbe rivelarsi sufficiente 177 onde guadagnare qualcosa. Esiste quindi una sorta di equilibrio. Ma non si 178 tratta di un equilibrio deliberatamente cercato tra due interessi che 179 esigono considerazioni particolari. È un equilibrio tra un obiettivo 180 pubblico e le dinamiche del mercato. Il governo tenta di ottenere per i 181 contribuenti motorizzati il miglior contratto possibile nel contesto di una 182 società libera e di un libero mercato.</p> 183 <p> 184 Nella trattativa contrattuale sul copyright, il governo spende la nostra 185 libertà anziché il nostro denaro. La prima è più preziosa del secondo, 186 motivo per cui la responsabilità del governo nello spenderla in maniera 187 saggia e parsimoniosa è decisamente maggiore di quella relativa alle spese 188 economiche. Lo stato non deve mai porre gli interessi degli editori sullo 189 stesso piano della libertà del pubblico.</p> 190 191 <h3>Non “equilibrio” ma “scambio”</h3> 192 <p> 193 L'idea di raggiungere un equilibrio tra gli interessi dei lettori e quelli 194 degli editori è la maniera sbagliata di giudicare le procedure sul 195 copyright, ma in realtà esistono due interessi da soppesare: entrambi 196 riguardano <strong>i lettori</strong>. Questi hanno interesse nella propria 197 libertà per l'utilizzo delle opere pubblicate; a seconda delle circostanze, 198 possono inoltre avere interesse nell'incoraggiare la pubblicazione tramite 199 qualche sistema d'incentivazione.</p> 200 <p> 201 Nelle discussioni in tema di copyright, il termine “equilibrio” è divenuto 202 sinonimo di scorciatoia per l'idea di “raggiungere l'equilibrio” tra lettori 203 ed editori. Di conseguenza, l'uso di tale termine per indicare questi due 204 interessi dei lettori provocherebbe confusione <a 205 href="#footnote1">[1]</a>. C'è bisogno di un altro termine.</p> 206 <p> 207 In generale, quando un'entità presenta due obiettivi in parziale conflitto 208 tra loro e non è in grado di raggiungerli entrambi in maniera completa, la 209 situazione viene definita “scambio”. Pertanto, anziché riferirci al 210 “raggiungimento del giusto equilibrio” tra entità diverse, dovremmo parlare 211 di “trovare il giusto scambio tra il consumo e la conservazione della 212 libertà”.</p> 213 214 <h3>Secondo errore: privilegiare un unico aspetto</h3> 215 <p> 216 Il secondo errore delle politiche sul copyright consiste nell'adottare 217 l'obiettivo di massimizzare la quantità di opere pubblicate, non soltanto di 218 incrementarle. L'erroneo concetto del “raggiungimento del giusto equilibrio” 219 aveva posto gli editori al medesimo livello dei lettori; questo secondo 220 errore li eleva molto al di sopra.</p> 221 <p> 222 Quando compriamo qualcosa, generalmente non acquistiamo l'intera quantità di 223 articoli disponibili in magazzino o il modello più costoso. Preferiamo 224 piuttosto risparmiare per ulteriori compere, acquistando soltanto quanto ci 225 occorre di una determinata merce, e scegliendo un modello di buon livello 226 anziché della qualità migliore in assoluto. Sulla base del principio della 227 diminuzione del profitto, spendere tutti i soldi per un unico articolo si 228 rivela con tutta probabilità una gestione inefficiente delle risorse 229 disponibili; in genere si preferisce conservare una parte dei soldi per 230 altri usi.</p> 231 <p> 232 La diminuzione del profitto si applica al copyright come a qualsiasi 233 acquisto. Le prime libertà che dovremmo scambiare sono quelle di cui potremo 234 fare più facilmente a meno, pur offrendo il maggiore incoraggiamento 235 possibile alla pubblicazione. Mentre barattiamo le libertà aggiuntive via 236 via più familiari, ci rendiamo conto come ogni scambio comporti un 237 sacrificio maggiore del precedente, portando al contempo un minore 238 incremento all'attività letteraria. Assai prima che tale incremento 239 raggiunga quota zero, possiamo ben dire che ciò non giustifica ulteriori 240 aumenti di prezzo; dovremmo quindi raggiungere un accordo che preveda 241 l'aumento del numero delle pubblicazioni, senza tuttavia arrivare al massimo 242 possibile.</p> 243 <p> 244 L'accettazione dell'obiettivo di massimizzare la quantità delle 245 pubblicazioni comporta il rifiuto aprioristico di tutti questi accordi più 246 saggi e vantaggiosi – tale posizione impone al pubblico di cedere quasi 247 tutta la propria libertà di utilizzo delle opere pubblicate, in cambio di un 248 incremento modesto delle pubblicazioni.</p> 249 250 <h3>La retorica della massimizzazione</h3> 251 <p> 252 In pratica, l'obiettivo di massimizzare le pubblicazioni prescindendo dal 253 prezzo imposto alla libertà si fonda sulla diffusa retorica secondo cui la 254 copia pubblica sia qualcosa di illegale, ingiusto e intrinsecamente 255 sbagliato. Ad esempio, gli editori definiscono “pirati” coloro che copiano, 256 termine dispregiativo mirato ad equiparare l'assalto a una nave e la 257 condivisione delle informazioni con il vicino di casa. (Quel termine 258 dispregiativo era già stato impiegato dagli autori per descrivere quegli 259 editori che avevano scovato dei modi legali per pubblicare edizioni non 260 autorizzate; il suo utilizzo attuale da parte degli editori riveste un 261 significato pressoché opposto). Questa retorica ripudia direttamente le basi 262 costituzionali a supporto del copyright, ma si presenta come rappresentativa 263 dell'inequivocabile tradizione del sistema legale americano.</p> 264 <p> 265 In genere la retorica del “pirata” viene accettata perché inonda a tal punto 266 tutti i media che pochi riescono ad afferrarne la radicalità. Si dimostra 267 efficace perché, se la copia a livello pubblico è fondamentalmente qualcosa 268 di illegittimo, non potremmo mai obiettare alla richiesta degli editori di 269 cedere quella libertà che ci appartiene. In altre parole, quando il pubblico 270 viene sfidato a spiegare perché gli editori non dovrebbero ottenere 271 ulteriori poteri, il motivo più importante di tutti – “vogliamo copiare” – 272 subisce una degradazione aprioristica.</p> 273 <p> 274 Ciò non lascia spazio per controbattere l'incremento di potere assegnato al 275 copyright se non ricorrendo a questioni collaterali. Di conseguenza oggi 276 l'opposizione al maggior potere del copyright poggia quasi esclusivamente su 277 tali questioni collaterali, e non osa mai citare la libertà di distribuire 278 delle copie in quanto legittimo valore pubblico.</p> 279 <p> 280 A livello pratico, l'obiettivo della massimizzazione consente agli editori 281 di sostenere che “una determinata pratica sta portando alla riduzione delle 282 vendite – o crediamo possa farlo – così riteniamo che ciò sia causa della 283 diminuzione di una quantità imprecisata di pubblicazioni, e di conseguenza 284 occorre proibirla”. Siamo portati a credere all'oltraggiosa conclusione 285 secondo cui il bene pubblico vada misurato dalle vendite degli 286 editori. Quello che va bene per i Grandi Media va bene per gli Stati Uniti.</p> 287 288 <h3>Terzo errore: massimizzare il potere degli editori</h3> 289 <p> 290 Una volta riconosciuto agli editori l'assenso ad una politica mirata alla 291 massimizzazione della quantità di pubblicazioni in circolazione, costi quel 292 che costi, il passo successivo è quello di ritenere che ciò significhi 293 assegnare loro i massimi poteri possibili – ricorrendo al copyright per 294 regolamentare ogni impiego immaginabile di un'opera, oppure applicando altri 295 strumenti legali dall'effetto analogo, tipo le licenze accettate 296 automaticamente dall'utente nel momento in cui apre la confezione originale 297 di un prodotto. Quest'obiettivo, che implica l'abolizione di ogni uso 298 legittimo e del diritto alla prima vendita viene perseguito con forza ad 299 ogni livello governativo, dai singoli stati USA alle organizzazioni 300 internazionali.</p> 301 <p> 302 Si tratta di una procedura errata perché norme sul copyright eccessivamente 303 rigide impediscono la creazione di opere nuove e utili. Ad esempio, 304 Shakespeare prese in prestito la trama di alcuni suoi testi teatrali da 305 altri lavori in circolazione già da alcuni decenni; applicando a quell'epoca 306 le odierne norme sul copyright, le sue opere avrebbero dovuto considerarsi 307 illegali.</p> 308 <p> 309 Pur mirando alla maggiore quantità possibile di pubblicazioni, volendo 310 ignorarne il prezzo ai danni del pubblico, è sbagliato arrivarci 311 massimizzando i poteri degli editori. Come mezzo per la promozione del 312 progresso, ciò si rivela controproducente.</p> 313 314 <h3>I risultati dei tre errori</h3> 315 <p> 316 L'attuale tendenza delle legislazioni sul copyright è quella di concedere 317 agli editori maggiori poteri per periodi di tempo più lunghi. Il principio 318 concettuale del copyright, che emerge distorto a seguito della serie di 319 errori sopra illustrati, raramente offre la base per poter dire no a tale 320 tendenza. A parole i legislatori sostengono l'idea del copyright al servizio 321 del pubblico, mentre in realtà cedono a qualunque richiesta degli editori.</p> 322 <p> 323 Ad esempio, così si è espresso il senatore statunitense Hatch nel 1995, 324 durante la presentazione del disegno di legge S. 483 finalizzato 325 all'estensione dei termini del copyright di ulteriori 20 anni:</p> 326 327 <blockquote><p> 328 Credo che oggi il punto sia quello di dare una risposta alla domanda se gli 329 odierni termini del copyright possano tutelare adeguatamente gli interessi 330 degli autori e alla questione connessa se quei termini possano continuare a 331 fornire un sufficiente incentivo per la creazione di nuove opere. 332 </p></blockquote> 333 <p> 334 Questa legge ha esteso il copyright su opere già pubblicate, scritte a 335 partire dal 1920. La modifica è stata un regalo agli editori senza alcun 336 possibile beneficio per il pubblico, poiché è impossibile aumentare in 337 maniera retroattiva il numero di libri pubblicati allora. Tuttavia ciò costa 338 al pubblico una libertà oggi significativa – la redistribuzione dei libri 339 del passato. Si noti l'uso del termine propagandistico <a 340 href="/philosophy/words-to-avoid.html#Protection">“proteggere”</a>, che 341 denota il secondo dei tre errori.</p> 342 <p> 343 La normativa estende inoltre il copyright di opere che devono essere ancora 344 scritte. Per i lavori su commissione, il copyright durerà 95 anni invece 345 degli attuali 75. In teoria ciò dovrebbe rivelarsi un maggiore incentivo per 346 la creazione di nuove opere; ma qualunque editore che sostenga la necessità 347 di un simile incentivo dovrebbe motivarlo con delle previsioni di bilancio 348 fino a 75 anni dopo.</p> 349 <p> 350 Inutile aggiungere che il Congresso non ha posto in dubbio gli argomenti 351 degli editori: la legislazione per l'estensione del copyright è stata 352 approvata nel 1998. È stata ufficialmente chiamata Sonny Bono Copyright Term 353 ExtensionAct, riprendendo il nome di uno dei proponenti poi scomparso in 354 quell'anno. Noi la chiamiamo Mickey Mouse Copyright Act, perché abbiamo il 355 sospetto che il motivo di questa legge sia quello di evitare che scada il 356 copyright su Mickey Mouse. La vedova di Bono, che ne ha proseguito il 357 mandato parlamentare, ha rilasciato la seguente dichiarazione:</p> 358 359 <blockquote><p> 360 In realtà, Sonny voleva far durare il copyright all'infinito. Qualcuno dello 361 staff mi ha informato che ciò violerebbe la Costituzione. Vi invito tutti a 362 lavorare con me per rafforzare le norme sul copyright in ogni modo 363 possibile. Come sapete, esiste anche una proposta di Jack Valenti per farlo 364 durare indefinitamente meno un giorno. Forse la commissione potrebbe 365 prenderla in esame nel corso della prossima sessione congressuale. 366 </p></blockquote> 367 <p> 368 Posteriormente la Corte Suprema esaminò un caso in cui si chiedeva 369 l'annullamento della norma sulla base del fatto che un'estensione 370 retroattiva sia contraria all'obiettivo costituzionale della promozione del 371 progresso. La Corte rispose abdicando alle proprie responsabilità 372 attribuendole al giudice; in materia di copyright, la Costituzione esige 373 solo dei bei discorsi.</p> 374 <p> 375 Un'altra legge, approvata nel 1997, ha trasformato in reato grave la copia, 376 in quantità sufficientemente elevate, di qualsiasi lavoro pubblicato, anche 377 nel caso di successiva distribuzione agli amici per pura gentilezza. In 378 precedenza ciò non veniva affatto considerato reato negli Stati Uniti.</p> 379 <p> 380 Una legislazione finanche peggiore, il Digital Millennium Copyright Act 381 (DMCA), è stata progettata per imporre nuovamente misure anti-copia 382 (detestate dagli utenti informatici e ora note come <a 383 href="/proprietary/proprietary-drm.html">DRM</a>), rendendo reato ogni 384 superamento delle restrizioni, o perfino la pubblicazione di informazioni 385 sul modo di superarle. Questa legge dovrebbe essere chiamata <i>Domination 386 by Media Corporations Act</i> (legge per la dominazione delle corporation 387 dei media) perché consente di fatto agli editori la possibilità di scrivere 388 leggi sul copyright a proprio vantaggio . Queste norme permettono loro 389 l'imposizione di qualsiasi tipo di restrizioni sull'utilizzo di un'opera, 390 con le annesse sanzioni repressive, purché le opere siano dotate di qualche 391 tipo di crittazione o di licenza onde poterle applicare.</p> 392 <p> 393 Una delle tesi a sostegno di questa legge era che sarebbe servita 394 all'implementazione di un recente trattato mirato all'espansione dei poteri 395 del copyright. Il trattato è stato promulgato dalla World <a 396 href="/philosophy/not-ipr.html">Intellectual Property</a> Organization, 397 entità in cui dominano gli interessi dei detentori di copyright e di 398 brevetti, con l'aiuto della pressione esercitata dall'amministrazione 399 Clinton; poiché il trattato non fa altro che ampliare il potere del 400 copyright, è assai dubbio che possa servire gli interessi del pubblico in 401 altri paesi. In ogni caso, la normativa andò ben oltre quanto richiesto dal 402 trattato stesso.</p> 403 <p> 404 Le biblioteche costituirono un elemento chiave nell'opposizione a quella 405 proposta di legge, particolarmente riguardo alle norme che impedivano le 406 varie forme di copia considerate <em>uso legittimo</em>. Come hanno risposto 407 gli editori? L'ex deputato Pat Schroeder, attualmente impegnato in azioni di 408 lobby per conto della Association of American Publisher, l'Associazione 409 degli editori statunitensi, ha sostenuto che gli editori «[...] non possono 410 aderire alle richieste [delle biblioteche]». Poiché queste ultime chiedevano 411 semplicemente di mantenere parte dello status quo, si potrebbe replicare 412 chiedendosi come abbiano fatto gli editori a sopravvivere fino ad oggi.</p> 413 <p> 414 Il parlamentare Barney Frank, nel corso di una riunione con il sottoscritto 415 e altri oppositori della legge, mostrò fino a che punto sia stato travisato 416 il concetto di copyright incluso nella costituzione. Secondo il deputato 417 statunitense, occorreva stabilire urgentemente nuovi poteri, sostenuti da 418 pene severe, perché “l'industria cinematografica è preoccupata”, come pure 419 “il settore discografico” e altre “industrie”. Allora gli ho chiesto: «Ma 420 ciò sarebbe forse a favore dell'interesse pubblico?». La sua replica è 421 stata: «Perché mai tiri fuori l'interesse pubblico? Queste persone creative 422 non devono cedere i propri diritti a favore dell'interesse pubblico!». Così 423 “l'industria” viene identificata con le “persone creative” cui dà lavoro, il 424 copyright è trattato come un diritto che le appartiene e la costituzione 425 viene completamente ribaltata.</p> 426 <p> 427 Il DMCA è stato approvato nel 1998. Nella stesura finale si legge che l'uso 428 legittimo rimane formalmente tale, ma gli editori hanno la facoltà di 429 vietare tutto il software o l'hardware necessario per poterlo mettere in 430 pratica. Di fatto, l'uso legittimo viene proibito.</p> 431 <p> 432 Sulla base di questa legge, l'industria cinematografica ha imposto la 433 censura sul software libero per la lettura e la visione dei DVD, e perfino 434 sulle relative informazioni. Nell'aprile 2001 il professor Edward Felten 435 della Princeton University, minacciato di denuncia dalla Recording Industry 436 Association of America (RIAA), ha ritirato una ricerca scientifica in cui 437 illustrava quanto aveva imparato sul sistema cifrato proposto per impedire 438 l'accesso alla musica registrata.</p> 439 <p> 440 Stiamo inoltre assistendo all'avvento di libri elettronici (e-book) che 441 cancellano molte delle libertà tipiche del lettore tradizionale – ad 442 esempio, quella di prestare il libro a un amico, di rivenderlo a una 443 libreria dell'usato, di prenderlo in prestito da una biblioteca, di 444 acquistarlo senza dover fornire le proprie generalità al database aziendale, 445 perfino la libertà di poterlo rileggere. Generalmente i libri elettronici 446 cifrati impediscono tutte queste libertà – è possibile leggerli soltanto 447 grazie ad un particolare software segreto, progettato per imporre simili 448 restrizioni al lettore.</p> 449 <p> 450 Non acquisterò mai uno di questi e-book crittati e con delle restrizioni, e 451 spero che anche voi li rifiuterete. Se un libro elettronico non offre le 452 medesime libertà di un tradizionale volume cartaceo, non accettatelo!</p> 453 <p> 454 Chiunque diffonda in modo indipendente un software in grado di leggere gli 455 e-book cifrati rischia di andare in galera. Nel 2001 un programmatore russo, 456 Dmitry Sklyarov, venne arrestato mentre si trovava negli Stati Uniti per 457 intervenire ad una conferenza, perché aveva scritto un tale programma in 458 Russia, dove ciò era pienamente legale. Ora anche la Russia sta varando una 459 legge per vietare simili attività, e recentemente l'Unione Europea ne ha 460 adottata una analoga.</p> 461 <p> 462 Finora il mercato di massa dei libri elettronici si è dimostrato un 463 fallimento commerciale, ma non perché i lettori abbiano deciso di difendere 464 le proprie libertà; gli e-book sono poco interessanti per altri motivi, tra 465 cui la difficile lettura dei testi sul monitor del computer. A tempi lunghi 466 non possiamo affidare la nostra tutela a questo felice incidente di 467 percorso; il prossimo tentativo di promuovere glie-book prevede l'utilizzo 468 di “carta elettronica” – oggetti somiglianti ai comuni volumi all'interno 469 dei quali scaricare libri elettronici crittati e con delle restrizioni. Se 470 questa superficie simile alla carta dovesse risultare più leggibile degli 471 odierni monitor, saremo chiamati a tutelare la nostra libertà onde poterla 472 conservare. Nel frattempo gli e-book vanno aprendosi un mercato di nicchia: 473 la New York University ed altri istituti richiedono agli studenti di 474 acquistare i libri di testo nel formato elettronico con delle restrizioni.</p> 475 <p> 476 L'industria dei media non è ancora soddisfatta. Nel 2001 il senatore 477 Hollings, sovvenzionato dalla Disney, ha presentato una proposta di legge 478 chiamata <i>Security Systems Standards and Certification Act</i> 479 (SSSCA) <a href="#footnote2">[2]</a>, la quale prevede la presenza in 480 tutti i computer (ed altri apparecchi digitali per la registrazione e la 481 lettura) di sistemi anti-copia imposti dal governo. Ciò rappresenta 482 l'obiettivo finale dell'industria, ma il primo punto all'ordine del giorno 483 mira a vietare qualunque dispositivo in grado di intervenire sulla sintonia 484 della HDTV (High Definition TV, la TV digitale ad alta definizione), a meno 485 che non sia progettato in modo tale da impedire all'utente di “manometterla” 486 (ovvero, di modificarla a scopo personale). Poiché il software libero è tale 487 proprio perché gli utenti possano modificarlo, qui ci troviamo di fronte per 488 la prima volta a una proposta di legge che vieta esplicitamente il software 489 libero per determinate funzioni. Certamente seguiranno analoghi divieti per 490 ulteriori funzioni. Nel caso la Federal Communications Commission 491 statunitense dovesse adottare simili proposte, programmi di software libero 492 già esistenti quali GNU Radio verrebbero censurati.</p> 493 <p> 494 Occorre mobilitarsi a livello politico per bloccare queste normative <a 495 href="#footnote3">[3]</a>.</p> 496 497 <h3>Come arrivare a un contratto equo</h3> 498 <p> 499 Qual è la maniera adeguata per stabilire una corretta politica del 500 copyright? Se quest'ultimo è un patto raggiunto a nome del pubblico, 501 dovrebbe innanzitutto servire l'interesse pubblico. Il dovere del governo, 502 quando si appresta a smerciare la libertà pubblica, è quello di vendere 503 soltanto quanto necessario e al prezzo più caro possibile. Come minimo 504 dovremmo controbilanciare al massimo l'estensione del copyright pur 505 conservando un'analoga quantità di pubblicazioni disponibili.</p> 506 <p> 507 Poiché è impossibile raggiungere questo livello minimo di libertà tramite 508 gare d'appalto competitive, come nel caso dei progetti edilizi, quale strada 509 conviene seguire?</p> 510 <p> 511 Un metodo possibile consiste nel ridurre i privilegi del copyright in 512 maniera graduale ed osservarne i risultati. Verificando se e quando si 513 raggiunge un livello misurabile nella diminuzione delle pubblicazioni, 514 potremo capire quanto sia il potere del copyright effettivamente necessario 515 per il raggiungimento degli obiettivi del pubblico. Ciò va giudicato tramite 516 l'osservazione diretta, non sulla base di quanto gli editori ritengano debba 517 accadere, perché questi hanno tutto l'interesse a esagerare le previsioni 518 negative in caso ne venga ridotto in qualche modo il potere.</p> 519 <p> 520 Le politiche sul copyright comprendono svariate dimensioni tra loro 521 indipendenti, le quali possono essere organizzate in maniera separata. Dopo 522 aver raggiunto il livello minimo relativo a una di tali dimensioni, è sempre 523 possibile ridurre altre dimensioni del copyright pur mantenendola voluta 524 quantità di pubblicazioni.</p> 525 <p> 526 Una dimensione importante del copyright riguarda la sua durata, che 527 tipicamente oggi è dell'ordine di un secolo. La limitazione del monopolio 528 sulla copia a dieci anni, a partire dalla data di pubblicazione di un'opera, 529 potrebbe rivelarsi un buon passo iniziale. Un altro aspetto del copyright, 530 quello concernente la realizzazione di lavori derivati, potrebbe invece 531 continuare a esistere per un periodo più lungo.</p> 532 <p> 533 Perché si parte dalla data di pubblicazione? Perché il copyright su lavori 534 inediti non limita direttamente la libertà dei lettori; avere la libertà di 535 copiare un'opera è qualcosa di fittizio quando non ne circolano degli 536 esemplari. Consentire perciò maggior tempo per pubblicare qualcosa non 537 procura alcun danno. Raramente gli autori (che in genere prima della 538 pubblicazione sono titolari del copyright) sceglieranno di ritardare la 539 pubblicazione soltanto per estendere all'indietro l'esaurimento dei termini 540 del copyright.</p> 541 <p> 542 Perché dieci anni? Perché è una proposta adeguata; a livello pratico 543 possiamo ritenere che questa riduzione produrrà scarso impatto sulle odierne 544 attività editoriali in generale. Per la maggior parte dei settori e dei 545 generi, le opere di successo sono molto remunerative nel giro di qualche 546 anno, e perfino tali opere di successo generalmente vanno fuori catalogo 547 assai prima dei dieci anni. Anche per i testi di consultazione generale, la 548 cui vita d'utilità può estendersi fino a parecchi decenni, un copyright di 549 dieci anni dovrebbe risultare sufficiente: se ne pubblicano regolarmente 550 nuove stesure aggiornate, e gran parte dei lettori preferiranno acquistare 551 l'ultima edizione sotto copyright anziché una versione di dominio pubblico 552 del decennio precedente.</p> 553 <p> 554 Dieci anni potrebbe comunque essere un periodo più lungo del necessario :una 555 volta sistemate le cose, potremmo provare un'ulteriore riduzione per meglio 556 rifinire il sistema. Nel corso di una discussione sul copyright durante una 557 manifestazione letteraria, dove proponevo il termine dei dieci anni, un noto 558 autore di testi fantastici che mi sedeva accanto protestò con veemenza, 559 sostenendo che qualunque termine superiore ai cinque anni sarebbe stato 560 intollerabile.</p> 561 <p> 562 Ma non c'è motivo di applicare la medesima durata a tutti i tipi di 563 lavori. Il mantenimento di una stretta uniformità per le politiche sul 564 copyright non è cruciale all'interesse pubblico, e già le legislazioni 565 correnti prevedono numerose eccezioni per impieghi e ambiti 566 particolari. Sarebbe folle pagare per ogni progetto autostradale la stessa 567 somma necessaria per i progetti più difficili realizzati nelle aree più 568 costose del paese; parimenti folle sarebbe “pagare” ogni tipo di produzione 569 artistica al prezzo più caro in termini di libertà ritenuto necessario per 570 un'opera specifica.</p> 571 <p> 572 Così forse i romanzi, i dizionari, i programmi informatici, le canzoni, le 573 sinfonie e i film dovrebbero seguire una durata diversa per il copyright, in 574 modo da poterla ridurre per ciascun genere al termine necessario a garantire 575 la pubblicazione di un certo numero di lavori. Forse i film che durano più 576 di un'ora potrebbero avere un copyright di vent'anni, considerandone le 577 spese di produzione. Nel mio settore, la programmazione informatica, tre 578 anni dovrebbero bastare, perché i cicli di produzione sono anche più brevi 579 di un tale periodo.</p> 580 <p> 581 Un'altra dimensione delle politiche sul copyright riguarda l'estensione 582 dell'uso legittimo: quelle modalità di riproduzione totale o parziale di un 583 lavoro, legalmente consentite anche quando l'opera pubblicata è coperta da 584 copyright. Il primo passo naturale nella riduzione di questa dimensione del 585 potere del copyright consiste nel permettere la copia e la distribuzione tra 586 i singoli individui a livello occasionale, privato e in piccole quantità. In 587 tal modo si eviterebbe l'intrusione della polizia nella vita privata della 588 gente, pur avendo probabilmente scarso effetto sulle vendite dei lavori 589 pubblicati. (Potrebbe rivelarsi necessario intraprendere ulteriori passi 590 legali onde assicurarsi che le licenze incluse automaticamente nelle 591 confezioni originali dei prodotti non possano essere utilizzate in 592 sostituzione del copyright per limitare tali attività di 593 copia). L'esperienza di Napster dimostra che dovremmo altresì consentire la 594 redistribuzione integrale non-commerciale ad una comunità più vasta – quando 595 una parte così ampia del pubblico decide di copiare e condividere qualcosa, 596 considerando assai utili simili pratiche, ciò potrà essere bloccato soltanto 597 ricorrendo a misure draconiane, e il pubblico merita di avere quanto chiede.</p> 598 <p> 599 Per i romanzi, e in generale per le opere d'intrattenimento, la 600 redistribuzione integrale non-commerciale potrebbe dimostrarsi una libertà 601 sufficiente per i lettori. I programmi informatici, essendo utilizzati per 602 scopi funzionali (portare a termine determinati compiti), richiedono 603 ulteriori libertà aggiuntive, compresa la pubblicazione di versioni 604 migliorate. A motivazione delle libertà che dovrebbero avere gli utenti di 605 software si veda il testo incluso in questo stesso volume “La definizione di 606 software libero”. Tuttavia un compromesso accettabile potrebbe rivelarsi 607 quello di rendere tali libertà universalmente disponibili soltanto dopo un 608 ritardo di due o tre anni dalla data di pubblicazione del programma.</p> 609 <p> 610 Questa serie di modifiche finirebbero per allineare il copyright con la 611 volontà del pubblico di usare le tecnologie digitali per copiare. Senza 612 dubbio gli editori considereranno “sbilanciate” simili proposte; potrebbero 613 minacciare di prendere le proprie biglie e andarsene via, ma non lo faranno 614 sul serio, perché il gioco rimarrà comunque redditizio e sarà l'unico 615 possibile.</p> 616 <p> 617 Mentre si vanno considerando le possibili riduzioni ai poteri del copyright, 618 dobbiamo accertarci che le varie aziende del settore non lo sostituiscano 619 semplicemente con apposite licenze relative all'utente finale. Sarà 620 necessario vietare l'uso di contratti mirati a imporre restrizioni sulla 621 copia che vadano oltre quelle già previste dal copyright. Nel sistema legale 622 statunitense è pratica comune stabilire simili disposizioni su quanto 623 previsto dai contratti non-negoziabili per settori di grande consumo.</p> 624 625 <h3>Una nota personale</h3> 626 <p> 627 La mia attività riguarda la programmazione informatica, non l'ambito 628 giuridico. Mi sono interessato alle questioni legate al copyright perché è 629 impossibile evitarle nel mondo delle reti informatiche, come internet. In 630 quanto utente di computer e di reti informatiche per trent'anni, attribuisco 631 molto valore alle libertà che abbiamo abdicato, e a quelle che potremmo 632 perdere in futuro. In quanto autore, rifiuto la mistica romantica che ci 633 considera alla stregua di <a 634 href="/philosophy/words-to-avoid.html#Creator">creatori</a> quasi divini, 635 immagine spesso citata dagli editori per giustificare l'incremento di poteri 636 sul copyright agli autori, i quali poi li trasferiscono agli stessi editori.</p> 637 <p> 638 Per la gran parte questo saggio presenta fatti e ragionamenti facilmente 639 verificabili, oltre a una serie di proposte su cui ciascuno di noi può farsi 640 una propria opinione. Chiedo tuttavia al lettore di accettare un solo 641 elemento basato sulla mia parola: autori come il sottoscritto non meritano 642 di avere poteri speciali sugli altri. Se qualcuno vuole ricompensarmi 643 ulteriormente per il software o i libri che ho scritto, accetto volentieri 644 un assegno – ma vi invito a non rinunciare alla vostra libertà a nome mio.</p> 645 <div class="column-limit"></div> 646 647 <h3 class="footnote">Note</h3> 648 <ol> 649 <li id="footnote1">L'articolo di Julian Sanchez <a 650 href="http://www.juliansanchez.com/2011/02/04/the-trouble-with-balance-metaphors/">“<cite>The 651 Trouble With ‘Balance’ Metaphors</cite>”</a> (Il problema delle metafore 652 sull'“equilibrio”) spiega come l'analogia tra un giudizio equo e gli 653 equilibri di pesi possa influenzare in modo errato il nostro modo di 654 pensare.</li> 655 <li id="footnote2">In seguito rinominata con l'impronunciabile CBDTPA, che si può ricordare in 656 questo modo, <i>Consume, But Don't Try Programming Anything</i>, ma in 657 realtà sta per <i>Consumer Broadband and Digital Television Promotion 658 Act</i>.</li> 659 <li id="footnote3">Se volete dare una mano, visitate i seguenti siti Web <a 660 href="https://www.defectivebydesign.org">DefectiveByDesign.org</a>, <a 661 href="https://www.publicknowledge.org/">publicknowledge.org</a> e <a 662 href="https://www.eff.org/">www.eff.org</a>.</li> 663 </ol> 664 665 <hr class="no-display" /> 666 <div class="edu-note c"><p id="fsfs">Questo testo è stato pubblicato in <a 667 href="https://shop.fsf.org/product/free-software-free-society/"><cite>Free 668 Software, Free Society: The Selected Essays of Richard 669 M. Stallman</cite></a>.</p></div> 670 </div> 671 672 <div class="translators-notes"> 673 674 <!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.--> 675 </div> 676 </div> 677 678 <!-- for id="content", starts in the include above --> 679 <!--#include virtual="/server/footer.it.html" --> 680 <div id="footer" role="contentinfo"> 681 <div class="unprintable"> 682 683 <p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a 684 href="mailto:gnu@gnu.org"><gnu@gnu.org></a>. Ci sono anche <a 685 href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni 686 di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a 687 href="mailto:webmasters@gnu.org"><webmasters@gnu.org></a>.</p> 688 689 <p> 690 <!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph, 691 replace it with the translation of these two: 692 693 We work hard and do our best to provide accurate, good quality 694 translations. However, we are not exempt from imperfection. 695 Please send your comments and general suggestions in this regard 696 to <a href="mailto:web-translators@gnu.org"> 697 698 <web-translators@gnu.org></a>.</p> 699 700 <p>For information on coordinating and contributing translations of 701 our web pages, see <a 702 href="/server/standards/README.translations.html">Translations 703 README</a>. --> 704 Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai 705 dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne 706 riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni 707 a <a 708 href="mailto:web-translators@gnu.org"><web-translators@gnu.org></a> 709 oppure contattate direttamente il <a 710 href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori 711 italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni 712 delle nostre pagine web consultate la <a 713 href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p> 714 </div> 715 716 <!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to 717 files generated as part of manuals) on the GNU web server should 718 be under CC BY-ND 4.0. Please do NOT change or remove this 719 without talking with the webmasters or licensing team first. 720 Please make sure the copyright date is consistent with the 721 document. For web pages, it is ok to list just the latest year the 722 document was modified, or published. 723 724 If you wish to list earlier years, that is ok too. 725 Either "2001, 2002, 2003" or "2001-2003" are ok for specifying 726 years, as long as each year in the range is in fact a copyrightable 727 year, i.e., a year in which the document was published (including 728 being publicly visible on the web or in a revision control system). 729 730 There is more detail about copyright years in the GNU Maintainers 731 Information document, www.gnu.org/prep/maintain. --> 732 <p>Copyright © 2002, 2009, 2010, 2015, 2021 Free Software Foundation, Inc.</p> 733 734 <p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license" 735 href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it">Creative 736 Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale</a> (CC BY-ND 737 4.0).</p> 738 739 <!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" --> 740 <div class="translators-credits"> 741 742 <!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.--> 743 Tradotto originariamente da Bernardo Parrella. Modifiche successive di 744 Giorgio V. Felchero e Paola Blason.</div> 745 746 <p class="unprintable"><!-- timestamp start --> 747 Ultimo aggiornamento: 748 749 $Date: 2022/01/16 21:00:41 $ 750 751 <!-- timestamp end --> 752 </p> 753 </div> 754 </div> 755 <!-- for class="inner", starts in the banner include --> 756 </body> 757 </html>