From 1ae0306a3cf2ea27f60b2d205789994d260c2cce Mon Sep 17 00:00:00 2001 From: Christian Grothoff Date: Sun, 11 Oct 2020 13:29:45 +0200 Subject: add i18n FSFS --- .../blog/articles/it/words-to-avoid.html | 1349 ++++++++++++++++++++ 1 file changed, 1349 insertions(+) create mode 100644 talermerchantdemos/blog/articles/it/words-to-avoid.html (limited to 'talermerchantdemos/blog/articles/it/words-to-avoid.html') diff --git a/talermerchantdemos/blog/articles/it/words-to-avoid.html b/talermerchantdemos/blog/articles/it/words-to-avoid.html new file mode 100644 index 0000000..f2d3bf8 --- /dev/null +++ b/talermerchantdemos/blog/articles/it/words-to-avoid.html @@ -0,0 +1,1349 @@ + + + + + + +Termini da evitare (o usare con cura) perché imprecisi o fuorvianti - +Progetto GNU - Free Software Foundation + + + + +

Termini da evitare (o usare con cura) perché imprecisi o fuorvianti

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+Ci sono vari termini ed espressioni che consigliamo, almeno in determinate +situazioni, di evitare perché risultano ambigui oppure implicano +un'opinione che non condividiamo e che speriamo non condividiate nemmeno +voi.

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Vedere anche Categorie di Software +Libero e Perché lo +chiamiamo Swindle.

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+“Accesso” | +“Ad-blocker” | +“Alternativa” | +“Aperto” | +“Beni digitali (Digital Goods)” | +“Beni (digitali)” | +“Chiuso” | +“Cloud Computing” | +“Commerciale” | +“Compenso” | +“Consumare” | +“Consumatore” | +“Contenuto” | +“Creatore” | +“Digital Rights Management +(Gestione digitale dei diritti)” | +“Economia di condivisione (Sharing +economy)” | +“Ecosistema” | +“FLOSS” | +“For free” | +“FOSS” | +“Freeware” | +“Furto” | +“Googlare” | +“Hacker” | +“Industria del software” | +“Liberamente disponibile” | +“Licenze tipo-BSD” | +“Lucchetti digitali (Digital Locks)” +| +“Mercato” | +“Modello di sorgente (Source model)” +| + + +“Monetizzare” | +“MP3 player” | +“PC” | +“Photoshop” | +“Pirateria” | +“PowerPoint” | +“Prodotto” | +“Proprietà intellettuale” | +“Protezione” | +“RAND” | +“Regalare software” | +“SaaS” | +“Sistema LAMP” | +“Sistema Linux” | +“Skypare” | +“Sotto licenza Creative +Commons” | + + + +“Terminale” | + + +“Trusted Computing (informatica +fidata)” | +“Vendere software” | +“Venditore” + +

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“Accesso”

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+È piuttosto frequente commettere l'errore di pensare che software +libero coincida con l'avere "accesso" pubblico a un programma, ma questo non +è il significato di software libero.

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+I criteri che definiscono il software +libero non riguardano chi ha "accesso" a un programma; sono quattro +libertà essenziali che riguardano cosa può fare con un programma un utente +che ne possiede una copia. Ad esempio la libertà 2 dice che quell'utente può +farne una copia e regalarla o venderla. Ma nessun utente ha un +obbligo di fare o distribuire copie, e nessuno ha il +diritto di pretendere una copia.

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+In particolare, se qualcuno scrive un programma autonomamente e non ne cede +mai copie ad alcuno, quel programma è software libero (anche se in modo +banale) perché tutti gli utenti che ne possiedono una copia, e cioè il solo +autore, hanno le quattro libertà essenziali.

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+In pratica, quando molti utenti hanno copie di un programma libero, qualcuno +sicuramente lo pubblicherà su Internet, dando accesso a chiunque. Pensiamo +che questo sia sempre da farsi se il programma è utile, ma non è un +requisito del software libero.

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+C'è tuttavia uno specifico punto in cui l'accesso ha a che fare con il +software libero: la GNU GPL permette di dare accesso al codice sorgente +tramite download anziché fornirne fisicamente una copia all'utente. Questo +vale nel caso particolare in cui l'utente ha già una copia del programma in +forma non sorgente.

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Invece di dire che con il software libero il pubblico ha accesso al +programma diciamo che con il software libero gli utenti hanno le +libertà essenziali e che con il software libero gli utenti hanno +controllo su quello che il programma fa per loro.

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“Ad-blocker”

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+Quando lo scopo di un programma è bloccare la pubblicità, +“ad-blocker” è una definizione corretta. Ma ad esempio IceCat, +il browser di GNU, blocca pubblicità che traccia l'utente, e implementa +altre funzioni per prevenire la sorveglianza da parte dei siti web. A questo +punto, più che di “ad-blocker,” si deve parlare di +protezione contro la sorveglianza.

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“Alternativa”

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+Non descriviamo il software libero come "alternativa" al software +proprietario, perché questo termine presuppone che tutte le "alternative" +siano legittime e vantaggiose per gli utenti. In questo modo si darebbe per +scontato che il software libero debba necessariamente coesistere con +software che non rispetta la libertà degli utenti.

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+Noi riteniamo che la sola modalità etica di distribuzione del software sia +il software libero. Gli altri metodi, come il software non +libero e i +servizi come surrogati del software non danno libertà agli +utenti. Pensiamo che non si debbano offrire agli utenti queste "alternative" +al software libero. +

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“Aperto”

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+Per favore evitate di usare la parola "aperto" come sostituto di "software +libero". Un altro +gruppo, i cui valori sono meno idealistici dei nostri, usa "sorgente +aperto" (open source) come proprio slogan. Il movimento per il software +libero si batte per la vostra libertà nelle elaborazioni digitali, come +questione di giustizia. L'open source non fa alcun tipo di campagna del +genere.

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Solo quando ci si riferisce alle opinioni "open source" è corretto usare +quel termine; non va invece usato quando si parla di noi, del nostro +software, delle nostre opinioni, altrimenti si rischia che il nostro punto +di vista sia confuso con il loro.

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Invece di open source diciamo software libero.

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“Beni digitali (Digital Goods)”

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+Il termine “beni digitali” usato in riferimento a copie di opere +di ingegno li paragona ai beni fisici, che non si possono copiare e che +quindi vanno prodotti in quantità e venduti. Questa metafora incoraggia a +giudicare questioni riguardanti il software o altre opere digitali secondo i +punti di vista che ciascuno ha sui beni fisici. Tra l'altro, inquadra il +problema in termini economici, che sono troppo poco approfonditi e limitati +per cogliere i valori della libertà e della comunità.

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“Beni (digitali)”

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+Chiamare le opere pubblicare col nome di "beni" o "beni digitali" è ancora +peggio che chiamarli “contenuti” perché +presuppone che non abbiano alcun valore per la società tranne quello +commerciale.

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“Chiuso”

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+Se descriviamo software non libero come "chiuso" facciamo un chiaro +riferimento al termine "open source". Nel Movimento per il Software Libero, +vogliamo evitare +di essere confusi con il più recente Movimento per l'Open Source, e +quindi evitiamo l'uso di termini che possano incoraggiare le persone ad +identificarci con tale movimento. Perciò, evitiamo di descrivere il +software non libero come "chiuso". Lo chiamiamo "non-libero" o "proprietario".

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“Cloud Computing”

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+Il termine "cloud computing" (o semplicemente “cloud”, nel +contesto dell'informatica) non ha un significato coerente, anche se il +marketing lo usa molto. È utilizzato per attività diverse, accomunate +solo dal fatto che usano Internet per scopi che vanno al di là del semplice +trasferimento di file. Quindi è un termine che diffonde confusione e +qualsiasi ragionamento basato su di esso sarà necessariamente fumoso (o +"nebuloso"!). +

+ +

+Quando si esamina o si risponde a una dichiarazione altrui che contiene +questo termine, è importante innanzitutto chiarire l'argomento. Di quale +scenario si sta parlando in concreto, e qual è il termine migliore per +definire quello scenario? Chiarito questo, diventa possibile riflettere in +maniera coerente. +

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+Uno dei tanti significati di "cloud computing" è la memorizzazione dei +vostri dati in servizi online, cosa in molti casi sconsigliabile perché +espone alla sorveglianza. +

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+Un altro significato (correlato ma non uguale) è il Servizio come +surrogato del software (Service as a Software Substitute, SaaSS), che vi +impedisce di controllare le vostre elaborazioni. Il SaaSS va sempre evitato. +

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+Un altro significato è affittare un server, fisico o virtuale, remoto; +questo, sotto certe circostanze, è accettabile. +

+ +

+Un altro significato del termine è accedere al proprio server dal proprio +dispositivo mobile, e questo non causa particolari problemi etici. +

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+La +definizione di "cloud computing" del NIST cita tre scenari che pongono +problemi etici distinti: software come servizio, piattaforma come servizio e +infrastruttura come servizio. Ma quella definizione non comprende l'uso più +comune del termine “cloud computing”, dato che non considera il +caso di archiviazione di dati in servizi online. Il "software come servizio" +nella definizione del NIST ha un'ampia sovrapposizione con il concetto di +"servizio come surrogato del software" (un modo di non rispettare l'utente) +ma i concetti non sono completamente equivalenti. +

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+Questi tre diversi tipi di utilizzo sono totalmente scollegati fra loro. Il +miglior modo di evitare la confusione generata dal termine “cloud +computing” è di evitare completamente di parlare di +“cloud”: bisogna parlare dello scenario che si ha in mente e +utilizzare il termine specifico appropriato. +

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+Curiosamente, anche Larry Ellison, uno sviluppatore di software +proprietario, aveva notato come il termine “cloud computing.” non +avesse un significato concreto. Tuttavia decise di usarlo ugualmente +poiché, essendo uno sviluppatore di software proprietario, non condivide gli +ideali che animano la nostra azione. +

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“Commerciale”

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+È bene non usare "commerciale" come sinonimo di "non-libero". Ciò confonde +due questioni del tutto diverse tra loro.

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+Un programma è commerciale se viene sviluppato come attività +imprenditoriale. Un programma commerciale può essere libero o non-libero, a +seconda della relativa licenza. Analogamente, un programma sviluppato da +una scuola o da un individuo può essere libero o non-libero sulla base +della relativa licenza. Le due questioni, quale tipo di entità ha +sviluppato il programma e quale libertà è concessa agli utenti, sono +indipendenti tra loro.

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+Nel primo decennio di attività del Movimento del Software Libero, i +pacchetti di software libero erano quasi sempre non-commerciali; le +componenti del sistema operativo GNU/Linux furono sviluppate da individui, +da organizzazioni senza scopo di lucro come la Free Software Foundation o +da università. Ma negli anni '90 ha preso a circolare il software libero +commerciale.

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+Il software libero commerciale è un contributo per la nostra comunità, +perciò dovremmo incoraggiarlo. Ma quanti credono che "commerciale" +significhi "non-libero", tenderanno a considerare contraddittoria la +combinazione "libero commerciale", scartando questa possibilità. Bisogna +stare attenti a non utilizzare il termine "commerciale" in tal senso.

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“Compenso”

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+Parlare di “compenso all'autore” facendo riferimento al diritto +d'autore dà per scontato che: (1) il diritto d'autore esista a beneficio +degli autori e (2) quando leggiamo qualcosa, siamo in debito verso l'autore +e dovremmo ripagarlo. La prima assunzione è semplicemente falsa, la seconda +scandalosa. +

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+“Compensare i possessori dei diritti” aggiunge un ulteriore +raggiro: si cerca di fare pensare che questo significhi pagare gli autori, e +in certe occasioni è vero, ma il più delle volte è un pagamento verso le +stesse case editrici che fanno pressione per imporci leggi ingiuste. +

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“Consumare”

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+“Consumare” è quello che facciamo con il cibo: dopo che è stato +ingerito, non esiste più in quella forma. Per analogia, usiamo lo stesso +termine per altri prodotti che quando utilizzati si esauriscono, ma +non ha senso usarlo per merci che durano nel tempo, come vestiti o +elettrodomestici. Ed è certamente fuorviante usarlo per opere pubblicate +(programmi, registrazioni di dati, libri, e-books) che durano a lungo a che +possono essere eseguite o lette un numero arbitrario di volte: ascoltare una +registrazione o eseguire un programma non è "consumo".

+ +

+Chi usa "consumare" in questo contesto dirà che non lo fa in senso +letterale, e allora in che senso lo fa? Significa sempre considerare il +software e altre opere da un ristretto punto di vista di utilità +economica. Si "consumano" i beni materiali che vengono usati, come un'auto +consuma carburante o corrente elettrica; ma questi beni sono generici: una +goccia di carburante usata oggi è sostanzialmente identica a una goccia di +carburante usata la settimana scorsa.

+ +

Vogliamo che si finisca per vedere le opere creative (software, articoli e +così via) come beni materiali soggetti all'assunzione che non ci sia +qualcosa di speciale in una determinata storia, articolo, programma o +canzone? Che siano tutti equivalenti? Questo è il punto di vista errato di +un economista o di qualcuno che cura la contabilità di un editore. Non a +caso chi propugna il software proprietario vorrebbe imporre questo +modello. Il loro punto di vista distorto è evidente in questo +articolo (in inglese), che definisce le pubblicazioni come “contenuto”.

+ +

+La restrizione mentale associata ai "consumatori" porta a leggi come il DMCA +che proibiscono agli utenti di violare la gestione digitale delle restrizioni +(DRM) nei dispositivo digitali. Se gli utenti pensano che ciò che fanno +con questi dispositivi è "consumare", allora vedranno come naturali queste +restrizioni.

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+Questo termine incoraggia anche l'accettazione dei servizi di +“streaming”, che usano tecnologie come DRM per limitare in modo +errato l'ascolto di musica in modo da farla rientrare nel concetto di +“consumare”.

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+Perché questo termine errato si diffonde sempre più? Alcuni potrebbero +ritenerlo sofisticato, ma allora è meglio, e anche più sofisticato, +rifiutarlo fornendo chiare motivazioni. Altri potrebbero essere indotti ad +usarlo a causa degli interessi commerciali loro o dei loro datori di +lavoro. Il fatto che sia utilizzato in ambienti prestigiosi dà l'impressione +che sia il temine “corretto” da usare.

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+Parlare di “consumare” musica o qualsiasi opera d'ingegno ha +l'effetto di ridurre l'arte a prodotto. Per evitare questa errata abitudine, +bisogna evitare di dire “consumare” in questi casi. Meglio verbi +specifici: "ascoltare", guardare, "leggere", per evitare la +generalizzazione.

+ +

Quando si deve davvero generalizzare qualcosa per parlare di tutti i tipi di +opere e tutti i media, consigliamo di usare "dare attenzione a" un'opera +d'arte o di opinione, e "fruire" per un'opera utile in pratica.

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Vedere anche la voce seguente.

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“Consumatore”

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+Il termine “consumatore”, quando usato per riferirsi agli utenti +di computer, ha molti sottintesi errati. Alcuni vengono dall'idea che usare +un programma lo “consumi” (vedere la voce +corrispondente), il che porta alcuni ad imporre sui beni digitali +duplicabili le stesse conclusioni che sono state tratte per beni materiali +non duplicabili.

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+Tra l'altro, descrivere gli utenti di software come "consumatori" li fa +passare per individui che possono solamente scegliere i "prodotti" +disponibili sul "mercato", ed elimina il concetto che gli utenti possano esercitare diretto +controllo sul software che utilizzano.

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+Per descrivere chi non si limita ad un consumo passivo con il proprio +computer, suggeriamo termini come "individui" e "cittadini", non +"consumatori".

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+Questo problema dell'utilizzo della parola “consumatore” è stato +già trattato +da altri. +

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“Contenuto”

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+Se vuoi esprimere un sentimento di benessere e soddisfazione, giustamente +dici di essere "contento" (content), ma è meglio evitare l'utilizzo del +sostantivo per descrivere pubblicazioni e opere di altro tipo create da un +autore. Tale uso rivela un atteggiamento specifico nei confronti di tali +opere: le considera come beni di consumo intercambiabili il cui scopo è +quello di riempire una scatola e far soldi. In realtà ciò significa +considerare in maniera irrispettosa le opere stesse. Chi vuole evitare +questo errore può parlare di "opere" o di "pubblicazioni". +

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+Coloro che usano il termine "contenuto" sono spesso editori tesi ad +ottenere un maggior potere nel copyright a nome degli autori (o "creatori", +come vanno definendoli) delle opere. Il termine "contenuto" ne rivela i +sentimenti concreti. Questo è anche stato ammesso da Tom Chatfield nel +Guardian:

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+Il contenuto in sé non è importante, come suggerisce l'uso stesso di parole +come "contenuto". Quando si comincia a identificare come "contenuto" +qualsiasi testo scritto al mondo, si ammette che il "contenuto" è +intercambiabile e che è semplicemente qualcosa che è bene avere. +

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+In altre parole, “contenuto” riduce le pubblicazioni e le opere +di scrittura ad una sorta di minestrone da canalizzare nei +“tubi” di Internet. +

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Vedere anche la lettera +aperta di Courtney Love a Steve Case, cercando le parole “content +provider” nella pagina; purtroppo, la signora Love non sa che anche il +termine “intellectual property”, "proprietà intellettuale", è da evitare.

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+Finché altri continuano ad usare l'espressione "fornitori di contenuto", i +dissidenti politici potranno sicuramente autodefinirsi "fornitori di +sconten(u)to". (NdT. In inglese "content" significa sia "contento" che +"contenuto")

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+Il premio di termine più insignificante va a “gestione +contenuti”, “content management” in +inglese. “Contenuto” starebbe per “qualche tipo di +informazione” e “gestione” per “farci +qualcosa”. Quindi un “sistema di gestione contenuti”, o +“content management system”, è un sistema per fare qualcosa a +qualche tipo di informazione. Quasi tutti i programmi soddisfano la +definizione.

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+Dato che nella maggior parte dei casi il termine si riferisce semplicemente +a un sistema per aggiornare pagine su un sito web, consigliamo di usare +“sistema di revisione di siti web”, o “web site revision +system” (WRS) in quei casi.

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“Creatore”

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+Applicare il termine "creatore" agli autori significa paragonarli +implicitamente a una deità ("il creatore"). Questo termine viene usato +dagli editori per elevare la statura morale degli autori al di sopra della +gente comune, onde giustificare un maggior potere del copyright che gli +editori possono esercitare a nome degli stessi autori. Noi invece +consigliamo di dire "autori". Tuttavia, in molti casi "detentore del +copyright" è ciò che si intende. Questi due termini non sono equivalenti: è +piuttosto comune che il detentore del copyright non sia l'autore.

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“Digital Rights Management (Gestione digitale dei diritti)”

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+Il software per il "Digital Rights Management" (Gestione digitale dei +diritti, abbreviato DRM) in realtà è progettato per imporre restrizioni +agli utenti di computer. Il ricorso al termine "diritti" in questo contesto +è pura propaganda, mirata a farci considerare inconsciamente la questione +dal punto di vista dei pochi che impongono tali restrizioni, ignorando al +contempo quella dei molti a cui le restrizioni vengono imposte.

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+Buone alternative sono espressioni quali "Digital Restrictions Management" +(Gestione digitale delle restrizioni) e "manette digitali".

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+Partecipate alla nostra campagna +per abolire DRM.

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“Economia di condivisione (Sharing economy)”

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+Il termine “sharing economy” ("economia di condivisione") non è +corretto per servizi come Uber e Airbnb che gestiscono affari tra +privati. Per noi la condivisione è invece la collaborazione non commerciale, +come ad esempio la ridistribuzione non commerciale di copie esatte di +un'opera pubblicata. Estenderne il significato rischia di creare confusione.

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+Un termine più adatto per descrivere il caso di aziende come Uber è quello +di "economia di servizi su transazioni singole".

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“Ecosistema”

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+È sconsigliabile definire una qualsiasi comunità umana, come la +comunità del software libero, come "ecosistema", perché quella parola +implica l'assenza di senso etico.

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+Il termine “ecosystem” infatti suggerisce implicitamente un +atteggiamento di osservazione neutrale: non ci si chiede cosa +dovrebbe accadere, ma semplicemente si studia e si comprende quello +che accade. In un ecosistema, alcuni organismi consumano altri +organismi. In ambito ecologico, non ci chiediamo se sia corretto che un gufo +mangi un topo o che un topo mangi un seme, ci limitiamo ad osservare che +questo accade. La popolazione delle specie aumenta o diminuisce a seconda +delle condizioni; e questo non è giusto né sbagliato, è un fenomeno +ecologico, anche se comporta l'estinzione di una specie.

+ +

+Al contrario, esseri che adottano un punto di vista etico verso il loro +ambiente possono decidere di preservare oggetti e valori che, abbandonati, +svanirebbero: la società civile, la democrazia, i diritti umani, la pace, la +salute pubblica, un clima stabile, l'aria e l'acqua pulite, le specie in +pericolo, le arti tradizionali... e la libertà degli utenti di computer. +

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“FLOSS”

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+Il termine “FLOSS”, che sta per “Free/Libre and Open +Source Software”, è stato creato come opzione per essere neutrali tra software libero e open +source. Per chi desidera essere neutrale, “FLOSS” è la +scelta migliore; ma chi vuole difendere la libertà non dovrebbe usare +termini neutrali.

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“For free”

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+Quando ci si riferisce a un programma di software libero (free software), +meglio non dire che è disponibile "for free", gratuitamente. Questo termine +(in inglese) significa specificamente "a costo zero". Il software libero è +una questione di libertà, non di prezzo.

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+Spesso le copie di programmi di software libero sono disponibili "for +free", a costo zero - ad esempio, tramite download via FTP. Ma copie di +programmi di software libero sono disponibili anche a pagamento su CD-ROM; +invece, le copie di software proprietario talvolta sono disponibili +gratuitamente a fini promozionali e alcuni pacchetti proprietari sono +normalmente disponibili a costo zero per determinati utenti.

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+Onde evitare confusioni, si può dire che il programma è disponibile "come +software libero".

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“FOSS”

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+Il termine “FOSS”, che sta per “Free and Open Source +Software”, è stato creato come opzione per essere neutrali tra software libero e open +source, ma non rispetta appieno il suo scopo. Per chi desidera essere +neutrale, è meglio usare “FLOSS”; ma chi vuole difendere la +libertà non dovrebbe usare termini neutrali.

+ +

Invece di FOSS diciamo software libero.

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“Freeware”

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+Evitiamo per favore il termine "freeware" come sinonimo di "software +libero". Il termine "freeware" veniva spesso usato negli anni '80 per +indicare programmi rilasciati per la sola esecuzione, senza renderne +disponibili i codici sorgenti. Oggi tale termine non indica alcuna +specifica definizione generale.

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+Inoltre, per lingue diverse dall'inglese, è bene evitare di prendere in +prestito termini inglesi come "free software" o "freeware". Cercate di +utilizzare le espressioni spesso meno ambigue offerte dalla vostra lingua.

+ +

+Usando un termine nella vostra +lingua, dimostrate che vi riferite effettivamente alla libertà e non +state semplicemente cercando di scimmiottare qualche misterioso concetto +straniero di marketing. All'inizio, il riferimento alla libertà potrà +sembrare strano o fastidioso ai vostri concittadini, ma quando ne +considereranno il significato preciso, capiranno veramente di cosa si +tratta. +

+ + + +

“Furto”

+ + +

+I sostenitori di una forma troppo rigida e oppressiva di copyright spesso +usano termini quali "rubato" e "furto" per descrivere le infrazioni al +copyright. Questa è un'esagerazione, ma costoro vorrebbero che questa +venisse considerata una verità oggettiva.

+

+Il sistema giuridico - almeno negli USA - non considera l'infrazione al +diritto d'autore un "furto". Le +leggi sui furti non si applicano alle infrazioni al diritto d'autore. I +sostenitori di una forma oppressiva di copyright si appellano a +un'autorità... e presentano in maniera sbagliata quanto sostiene tale +autorità.

+

+Come argomentazione, potete fare riferimento a questo +caso reale che mostra quello che potrebbe essere definito “furto +di copyright”.

+

+La copia non autorizzata è proibita dalla legge sul copyright in molte +circostanze (non tutte!), ma il fatto che sia proibita non la rende +automaticamente sbagliata. In generale, le leggi non definiscono cose giuste +e sbagliate, ma semplicemente applicano la giustizia. Se le leggi +(l'applicazione) non rispettano le nostre idee di giusto e sbagliato (la +specifica), allora le leggi dovrebbero essere cambiate.

+ +

+Un giudice statunitense, nell'ambito di un processo riguardante un caso di +violazione del copyright, ha ammesso che “pirateria” +e “furto” sono parole diffamatorie.

+ + + +

“Googlare”

+ + +

+Non usate il neologismo “googlare” per indicare l'azione di +effettuare una ricerca su Internet: “Google” è solo uno dei +tanti motori di ricerca. Usate espressioni come “effettuare una +ricerca su Internet”, o quando opportuno semplicemente +“cercare” e sforzatevi di usare un motore di ricerca che +rispetti la vostra privacy: ad esempio DuckDuckGo garantisce di non tracciare i +propri utenti, anche se nessuno dall'esterno può verificarlo in prima +persona.

+ + + +

“Hacker”

+ + +

+Un hacker è qualcuno a cui piace divertirsi +nell'escogitare soluzioni ingegnose in genere, non necessariamente in +ambito informatico. I programmatori nella vecchia comunità di software +libero del MIT +degli anni Sessanta e Settanta si autodefinivano "hacker". Intorno al 1980, +i giornalisti che scoprirono la comunità degli hacker pensarono per errore +che il termine significasse “chi viola la sicurezza”.

+ +

+Non diffondete questo errore: chi viola la sicurezza è un "cracker".

+ + + +

“Industria del software”

+ + +

+Il termine "industria del software" incoraggia le persone a pensare che il +software è sempre sviluppato da una sorta di fabbrica e poi dato ai +consumatori. Non è così per la comunità del software libero. Le aziende di +software esistono, e molte di queste sviluppano software libero e non, ma +quelle che sviluppano software libero non sono come fabbriche.

+

+Il termine "industria" è usato come propaganda dai sostenitori dei brevetti +software. Essi parlano di "industrie" di sviluppo del software e tentano +così di argomentare che queste dovrebbero essere soggette ai monopoli dei +brevetti. Il +Parlamento Europeo, respingendo i brevetti software nel 2003, ha stabilito +con votazione che "industria" è "produzione automatica di beni +materiali".

+ + + +

“Liberamente disponibile”

+ + +

+Non usate “software liberamente disponibile” come sinonimo di +“software libero”: sono termini diversi. Il software è +“liberamente disponibile” se chiunque ne può avere una copia +facilmente. Invece “software libero” è definito in funzione +della libertà degli utenti che ne hanno una copia. Queste sono risposte a +domande diverse. +

+ + + +

“Licenze tipo-BSD”

+ + +

+L'espressione "licenza di tipo BSD" crea confusione perché fa un solo fascio di licenze che presentano +differenze importanti. Ad esempio, la licenza BSD originale con la sua +clausola pubblicitaria è incompatibile con la Licenza Pubblica Generica +(GPL), mentre invece la nuova licenza BSD è compatibile con la GPL.

+

+Per evitare confusioni, è meglio indicare la specifica licenza cui ci si riferisce +evitando la vaga locuzione "di tipo BSD".

+ + + +

“Lucchetti digitali (Digital Locks)”

+ + +

+Alcuni usano il termine “lucchetti digitali” per fare +riferimento, criticandola, alla gestione digitale delle restrizioni (DRM), +ma questo termine non evidenzia correttamente i motivi per cui la tecnologia +DRM è malvagia. Chi ha adottato questo termine non ci ha riflettuto +abbastanza.

+

+I lucchetti non sono necessariamente sbagliati o opprimenti. Tutti +probabilmente possediamo lucchetti, e le corrispondenti chiavi o codici; che +li si trovi utili o inutili, certamente non sono opprimenti: li possiamo +aprire e chiudere. Allo stesso modo, troviamo utilissima la protezione +crittografica dei nostri file. Anche questo è un lucchetto digitale su +cui abbiamo controllo.

+

+La tecnologia DRM è invece un lucchetto messo a voi da qualcun altro che non +vi dà la chiave: è più simile a delle manette che a un +lucchetto. Quindi la metefora migliore quando si parla di DRM è +“manette digitali” anziché “lucchetti digitali”.

+

+Varie campagne di opposizione hanno scelto di usare l'infelice termine +“lucchetti digitali”; per correggere l'imprecisione, dobbiamo +ripetere insistentemente la correzione. Noi come FSF potremo dare supporto a +campagne contro i “lucchetti digitali”, se siamo sostanzialmente +d'accordo con la causa; ma quando capiterà sostituiremo il termine con +“manette digitali”, spiegandone le ragioni.

+ + + +

“Mercato”

+ + +

+È fuorviante descrivere gli utenti del software libero, o gli utenti del +software in generale, come un "mercato".

+

+Questo non vuol dire che siamo contro il mercato. Se avete una ditta di +assistenza al software libero, allora avete dei clienti, e trattate con +loro in un mercato. Finché rispettate la loro libertà, vi auguriamo +successo nel vostro mercato.

+

+Ma il movimento del software libero è un movimento sociale, non un'impresa, +ed il successo a cui mira non è un successo di mercato. Noi cerchiamo di +servire il pubblico dandogli libertà - non facendo concorrenza per +sottrarlo ad un concorrente. Mettere sullo stesso piano la campagna per la +libertà alla campagna di un'impresa per il suo successo è sminuire la +libertà.

+ + + +

“Modello di sorgente (Source model)”

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+Wikipedia usa il termine “modello di sorgente” in modo confuso e +ambiguo. Apparentemente si riferisce a come è distribuito il codice sorgente +di un programma, ma la descrizione fa confusione tra questo e la metodologia +di sviluppo. Inoltre “open source” e ”shared source” +sono considerate situazioni diverse, ma si sovrappongono: Microsoft usa +quest'ultima terminologia per indicare varie pratiche, alcune delle quali +sono “open source”. Insomma, questo termine non fornisce alcuna +informazione chiara, ma dà l'opportunità di usare “open source” +in pagine dedicate al software libero.

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“Monetizzare”

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+Il significato corretto di “monetizzare” (NdT: +“monetize” in inglese) è “usare qualcosa come +moneta”. Ad esempio, varie civiltà hanno monetizzato l'oro, l'argento, +il rame, la carta stampata, particolari tipi di conchiglie e persino grandi +rocce. Tuttavia, la tendenza attuale è quella di usare il termine +“monetizzare” in un senso diverso, quello di “fare soldi +sulla base di qualcosa”.

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+Questo uso vede il profitto come scopo primario, e la cosa utilizzata per +fare profitto come secondaria. Nel campo del software questo è discutibile +perché indurrebbe gli sviluppatori a rendere proprietario il programma, se +questi concludono che renderlo libero non porta abbastanza guadagno.

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+Un'azienda produttiva ed etica può certamente fare denaro, ma se fa +dipendere tutto dal profitto è difficile che rimanga etica.

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“MP3 Player”

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+ + +Nei tardi anni Novanta divenne possibile produrre riproduttori audio +digitali portatili, con memorie allo stato solido. Molti supportavano il +codec brevettato MP3, ed è così ancora oggi. Alcuni supportavano i codec non +brevettati Ogg Vorbis e FLAC, e alcuni non potevano riprodurre file MP3 +perché i loro sviluppatori dovevano proteggersi dai brevetti sui file MP3.

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Usare il termine “MP3 player” per indicare la riproduzione audio +in genere ha l'effetto di promuovere il formato MP3 e di scoraggiare gli +altri, anche se tecnicamente superiori. Anche se i brevetti sul formato MP3 +sono scaduti questo effetto collaterale è tuttora indesiderabile.

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Suggeriamo “digital audio player,” o “audio player” +al posto di “MP3 player.”

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“PC”

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+È corretto usare l'abbreviazione “PC” per parlare di un +computer dal punto di vista hardware, ma non è corretto dare per scontato +che quel computer usi Microsoft Windows. Se lo usate per installarci +GNU/Linux, rimane un PC.

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+Per un computer con Windows è stato suggerito il termine “WC”.

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“Photoshop”

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+Bisogna evitare l'uso di “photoshoppare” come verbo legato alla +manipolazione di immagini. Photoshop è solo il nome di un preciso programma +di manipolazione immagini, da evitare in quanto proprietario. Ci sono molti +programmi liberi per manipolare immagini, come GIMP.

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“Pirateria”

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+Spesso gli editori descrivono l'attività della copia, se proibita, come +"pirateria" (piracy). In questo modo, sottintendono che effettuare una +copia illegale equivale eticamente all'assalto di navi in alto mare, al +rapimento e all'assassinio di quanti si trovano a bordo. Basandosi su +questa propaganda, hanno ottenuto leggi che proibiscono la copia in molte +circostanze (a volte in tutte) in vari paesi del mondo, e stanno ancora +facendo pressione per rendere più complete queste restrizioni. +

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+Se non ritenete che effettuare copie illegali sia analogo al rapimento e +all'assassinio, forse preferirete evitare il ricorso al termine "pirateria" +per descrivere tale pratica. In sostituzione, si possono usare espressioni +neutre quali "copia proibita" o "copia non autorizzata". Alcuni potrebbero +addirittura preferire un'espressione positiva come "condividere +informazioni con il vicino".

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+Un giudice statunitense, nell'ambito di un processo riguardante un caso di +violazione del copyright, ha ammesso che “pirateria” +e “furto” sono parole diffamatorie.

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“PowerPoint”

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+Non si deve usare il termine “PowerPoint” per tutti i tipi di +presentazioni con slides. “PowerPoint” è solo il nome di un +preciso programma proprietario per preparare presentazioni. Per difendere la +libertà si deve usare solo software libero per preparare presentazioni, +non PowerPoint. Ci sono molte possibilità libere, ad esempio +beamer per LaTeX e Impress, incluso anche in LibreOffice.

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“Prodotto”

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+Se si parla di un prodotto, mantenere questo nome. Se però si parla di un +servizio, bisogna evitare di chiamarlo “prodotto”, e la stessa +cosa se un un fornitore di servizi chiama "prodotto" il suo servizio. Se un +fornitore di servizi vi fa un'offerta e la chiama “prodotto”, +insistete affinché la chiami "offerta". +

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“Proprietà intellettuale”

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+Editori e avvocati amano descrivere il diritto d'autore come "proprietà +intellettuale" - un termine che include anche i brevetti, marchi registrati +e altre più oscure aree della legge. Tali leggi hanno così poco in comune, +e differiscono così tanto, che è sconsigliato fare generalizzazioni. È +meglio parlare specificatamente di "copyright", "brevetti" o "marchi +registrati".

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+Il termine "proprietà intellettuale" contiene un presupposto nascosto - che +il modo più naturale di considerare tali questioni disparate sia basato su +un'analogia con gli oggetti fisici, e sull'idea di considerarli una +proprietà.

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+Quando si parla di copia, quest'analogia ignora la differenza cruciale +esistente tra gli oggetti materiali e l'informazione: l'informazione può +essere copiata e condivisa quasi senza sforzo, mentre ciò non è vero degli +oggetti materiali.

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+Per evitare pregiudizi e confusione sul termine, è bene prendere una +decisione ferma di non parlare e +nemmeno pensare in termini di "proprietà intellettuale".

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+L'ipocrisia di chiamare questi poteri "diritti" sta provocando +imbarazzo nel WIPO.

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“Protezione”

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+Gli avvocati degli editori adorano ricorrere al termine "protezione" o +"tutela" in riferimento al copyright. Questi termini implicano l'idea di +voler bloccare qualche distruzione o sofferenza; di conseguenza, +incoraggiano la gente a identificarsi con il proprietario e con l'editore +che traggono dei benefici dal copyright, anziché con gli utenti che ne +subiscono le restrizioni.

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+È facile evitare "protezione" o "tutela" per sostituirli invece con altri +termini. Ad esempio, anziché: "La tutela del copyright dura molto a lungo", +si può dire: "Il copyright dura molto a lungo".

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+Allo stesso modo, invece di dire “protetto da diritto d'autore”, +si può dire “coperto da diritto d'autore”.

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+Per criticare il diritto d'autore piuttosto che essere neutrali, basta +ricorrere all'espressione "le restrizioni del copyright". Così potrete +dire, "Le restrizioni del diritto d'autore durano molto a lungo".

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+Il termine “protezione” è usato anche per descrivere +caratteristiche malevole. Ad esempio, “protezione della copia” +interferisce con la copia e, dal punto di vista dell'utente, è ostruzione, +quindi sarebbe più appropriato parlare di “ostruzione alla +copia”. Più spesso la si chiama Digital Restrictions Management (DRM): +si veda la campagna Defective by +Design.

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“RAND (Reasonable and Non-Discriminatory)”

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+Gli organismi incaricati di stabilire gli standard limitati dai brevetti +che vietano il software libero in genere seguono la prassi di ottenere +licenze su tali brevetti dietro il pagamento di una somma fissa per ogni +copia di programma conforme. Spesso queste licenze vengono indicate con il +termine "RAND", acronimo che sta per "ragionevoli e non discriminatorie".

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+Il termine conferisce una rispettabilità apparente a una serie di licenze +sui brevetti che normalmente non sono né ragionevoli né +non-discriminatorie. È vero che tali licenze non discriminano contro nessun +particolare individuo, e tuttavia discriminano a sfavore della comunità del +software libero, e ciò le rende irragionevoli. Perciò, una metà del +significato di "RAND" è fuorviante mentre l'altra metà esprime un +pregiudizio.

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+Gli organismi responsabili degli standard dovrebbero riconoscere che queste +licenze sono discriminatorie e abbandonare l'uso dell'espressione +"ragionevoli e non discriminatorie" o "RAND" per descriverle. Finché non lo +faranno, altri scrittori che non vogliono essere associati a quella +rispettabilità fasulla, bene farebbero a rigettare tale +espressione. Accettarla e usarla soltanto perché le aziende che detengono i +brevetti l'hanno ampiamente diffusa significa consentire a tali aziende di +imporre agli altri quelle opinioni.

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+In sostituzione, suggeriamo l'espressione "uniform fee only", soltanto +dietro pagamento di una tariffa uniforme, o l'acronimo "UFO". È una +descrizione accurata perché la sola condizione per queste licenze è il +pagamento di una tariffa uniforme per le royalty.

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“Regalare software”

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+È fuorviante usare il termine "regalare" (give away) quando si vuole +intendere "distribuire un programma come software libero". È lo stesso +problema già visto in "for free" (in inglese): implica che il punto in +questione sia il prezzo, non la libertà. Un modo per evitare questa +confusione consiste nel dire: "rilasciare come software libero".

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“SaaS” o “Software as a Service”

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+Abbiamo detto che il SaaS (abbreviazione di “Software as a +Service”, software come servizio) è un'ingiustizia, ma poi abbiamo +scoperto che la percezione di quali attività sono SaaS è largamente +variabile. Allora abbiamo coniato un nuovo termine, “Service as a +Software Substitute” (servizio come surrogato del software) o +“SaaSS”, che ha il duplice vantaggio di essere nuovo (e quindi +definito solo da noi) e di rendere esplicito il problema dell'ingiustizia.

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+Vedere Chi +serve davvero quel server? per altre discussioni sul tema.

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+In spagnolo continuiamo a utilizzare “software como servicio” +perché il gioco di parole con “software como ser vicio” +(software come se fosse un vizio) è troppo azzeccato per abbandonarlo.

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“Sistema LAMP”

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+“LAMP” sta per “Linux, Apache, MySQL e PHP”: una +combinazione di software comunemente utilizzata nei web server. Tuttavia, in +questo contesto “Linux” sta per il sistema GNU/Linux. Quindi +invece di “LAMP” dovrebbe essere “GLAMP”: +“GNU, Linux, Apache, MySQL e PHP”. +

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“Sistema Linux”

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+Linux è il nome del kernel che Linus Torvalds ha sviluppato a partire dal +1991. Il sistema operativo in cui si usa Linux è in pratica GNU con +l'aggiunta di Linux, quindi usare solo “Linux” per denotare +l'intero sistema è ingiusto e fuorviante. Il sistema completo deve essere +chiamato GNU/Linux, sia per +riconoscere i meriti di GNU sia per distinguere l'intero sistema dal +semplice kernel. +

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“Skypare”

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+Non usate il neologismo “skypare” per indicare una +(video)chiamata via Internet. Skype è solo uno dei tanti programmi per +questo scopo, e per di più è software proprietario e +spia i propri utenti. Per effettuare (video)chiamate via Internet in un +modo che rispetti la vostra libertà e la vostra privacy, usate uno dei tanti + programmi +equivalenti a Skype.

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“Sotto licenza Creative Commons”

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+La caratteristica più importante della licenza di un'opera è se è o non è +libera. Creative Commons pubblica sette licenze, di cui tre (CC BY, CC BY-SA +e CC0) libere e le altre no. Quindi dire che un'opera è sotto "licenza +Creative Commons" non dice se è libera, e sminuisce l'importanza della +questione: la frase può essere corretta, ma l'omissione è dannosa. +

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+Per incoraggiare il pubblico a prestare attenzione alla distinzione più +importante, occorre specificare sempre quale licenza Creative +Commons è in uso, ad esempio "rilasciato con licenza CC BY-SA". Se non si sa +quale licenza precisa è usata da una certa opera, occorre determinarla. +

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“Terminale”

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I telefoni cellulari e i tablet sono computer e deve essere possibile usarli +come computer e con software libero. Chiamarli “terminali” +potrebbe lasciare intendere che si possano usare solo per connettersi a +server, che è un modo sbagliato di usare un computer.

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“Trusted Computing (informatica fidata)”

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+“Trusted computing +(informatica fidata)” è il nome usato dai sostenitori per indicare +uno schema per riprogettare i computer in modo che chi sviluppa applicazioni +possa fidarsi che il computer obbedirà a lui anziché all'utente. Dal loro +punto di vista, è “fidato”; dal punto di vista dell'utente è +“infido”. +

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“Vendere software”

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+L'espressione "vendere software" è ambigua. In senso stretto, scambiare la +copia di un programma libero con una somma di denaro significa vendere il programma, il che è +perfettamente accettabile, ma in genere si associa il termine "vendere +software" alle restrizioni proprietarie nel successivo utilizzo del +software. Per essere più chiari, ed evitare confusione, si può dire: +"distribuire copie di un programma dietro pagamento" oppure "imporre +restrizioni proprietarie sull'uso di un programma".

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+Vedere Vendere Software Libero per +altre discussioni sull'argomento.

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“Venditore”

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+Per favore non usate il termine "venditore" per far riferimento generico +allo sviluppatore di un pacchetto software. Molti programmi sono sviluppati +al fine di vendere copie, e i loro sviluppatori sono effettivamente +venditori; questo include anche alcuni pacchetti di software +libero. Tuttavia, molti programmi sono sviluppati da individui volontari, o +da organizzazioni, che non hanno intenzione di vendere copie. I loro +sviluppatori non sono venditori. Allo stesso modo, solo alcuni degli +sviluppatori di distribuzioni GNU/Linux sono venditori. Meglio utilizzare il +termine generico "fornitore". +

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Questo testo è stato pubblicato in Free +Software, Free Society: The Selected Essays of Richard +M. Stallman.

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