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+<title>Il progetto GNU - Progetto GNU - Free Software Foundation</title>
+<meta http-equiv="Keywords" content="GNU, GNU Project, FSF, Free Software, Free Software Foundation, History,
+progetto GNU, storia, software libero" />
+
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+<h2>Il progetto GNU</h2>
+
+<p>
+di <a href="http://www.stallman.org/"><strong>Richard Stallman</strong></a></p>
+
+<blockquote>
+<p>
+Pubblicato originariamente nel libro <em>Open Sources</em>. Richard
+Stallman <a href="/philosophy/open-source-misses-the-point.html"> non ha mai
+sostenuto il movimento &ldquo;open source&rdquo;</a>, ma ha fatto inserire
+questo articolo per evitare che il punto di vista del software libero fosse
+del tutto assente dal libro.
+</p>
+<p>
+Perché ora è più importante che mai insistere sul fatto che <a
+href="/philosophy/free-software-even-more-important.html">il software che
+usiamo deve essere libero</a>.
+</p>
+</blockquote>
+
+<h3>La prima comunità di condivisione del software</h3>
+<p>
+Quando cominciai a lavorare nel laboratorio di Intelligenza Artificiale del
+<abbr title="Massachusetts Institute of Technology">MIT</abbr> nel 1971,
+entrai a far parte di una comunità in cui ci si scambiavano i programmi, che
+esisteva già da molti anni. La condivisione del software non si limitava
+alla nostra comunità; è un cosa vecchia quanto i computer, proprio come
+condividere le ricette è antico come il cucinare. Ma noi lo facevamo più di
+quasi chiunque altro.</p>
+<p>
+Il laboratorio di Intelligenza Artificiale usava un sistema operativo a
+partizione di tempo (timesharing) chiamato <abbr title="Incompatible
+Timesharing System">ITS</abbr> (Incompatible Timesharing System) che il
+gruppo di hacker (1) del laboratorio aveva progettato e scritto in
+linguaggio assembler per il Digital <abbr title="Programmed Data
+Processor">PDP</abbr>-10, uno dei grossi elaboratori di quel periodo. Come
+membro di questa comunità, hacker di sistema nel gruppo laboratorio, il mio
+compito era migliorare questo sistema.</p>
+<p>
+Non chiamavamo il nostro software "software libero", poiché questa
+espressione ancora non esisteva, ma si trattava proprio di questo. Quando
+persone di altre università o di qualche società volevano convertire il
+nostro programma per il proprio sistema ed utilizzarlo, erano le
+benvenute. Se si vedeva qualcuno usare un programma sconosciuto ed
+interessante, si poteva sempre chiedere di vederne il codice sorgente, in
+modo da poterlo leggere, modificare, o prenderne alcune parti per creare un
+nuovo programma.</p>
+<p>
+(1) L'uso del termine "hacker" nel senso di "pirata" è una confusione di
+temini creata dai mezzi di informazione. Noi hacker ci rifiutiamo di
+riconoscere questo significato, e continuiamo ad utilizzare la parola nel
+senso di "uno che ami programmare, e a cui piaccia essere bravo a
+farlo". Leggete il mio articolo <a
+href="http://stallman.org/articles/on-hacking.html">A proposito
+dell'Hacking</a>.</p>
+
+<h3>La comunità si dissolve</h3>
+<p>
+La situazione cambiò drasticamente all'inizio degli anni '80 quando la
+Digital smise di produrre la serie PDP-10. La sua architettura, elegante e
+potente negli anni '60, non poteva essere estesa in modo naturale ai più
+grandi spazi di indirizzamento che si stavano rendendo possibili negli anni
+'80. Questo significò che quasi tutti i programmi che formavano ITS
+divennero obsoleti.</p>
+<p>
+La comunità di hacker del laboratorio di Intelligenza Artificiale si era già
+dissolta non molto tempo prima. Nel 1981 la Symbolics, nata da una costola
+del laboratorio stesso, gli aveva sottratto quasi tutti gli hacker; l'ormai
+esiguo gruppo rimasto fu dunque incapace di sostenersi (il libro "Hackers"
+di Steve Levy narra questi eventi, oltre a fornire una fedele ricostruzione
+di questa comunità ai suoi inizi). Quando il laboratorio di Intelligenza
+Artificiale nel 1982 acquistò un nuovo PDP-10, i sistemisti decisero di
+utilizzare il sistema timesharing non libero della Digital piuttosto che
+ITS.</p>
+<p>
+I moderni elaboratori di quell'epoca, come il VAX o il 68020, avevano il
+proprio sistema operativo, ma nessuno di questi era libero: si doveva
+firmare un accordo di non-diffusione persino per ottenerne una copia
+eseguibile.</p>
+<p>
+Questo significava che il primo passo per usare un computer era promettere
+di negare aiuto al proprio vicino. Una comunità cooperante era vietata. La
+regola creata dai proprietari di software proprietario era: "se condividi il
+software col tuo vicino sei un pirata. Se vuoi modifiche, pregaci di farle".</p>
+<p>
+L'idea che la concezione sociale di software proprietario (cioè il sistema
+che impone che il software non possa essere condiviso o modificato) sia
+antisociale, contraria all'etica, semplicemente sbagliata, può apparire
+sorprendente a qualche lettore. Ma che altro possiamo dire di un sistema
+che si basa sul dividere gli utenti e lasciarli senza aiuto? Quei lettori
+che trovano sorprendente l'idea possono aver data per scontata la concezione
+sociale di software proprietario, o averla giudicata utilizzando lo stesso
+metro suggerito dal mercato del software proprietario. I produttori di
+software hanno lavorato a lungo e attivamente per diffondere la convinzione
+che c'è un solo modo di vedere la cosa.</p>
+<p>
+Quando i produttori di software parlano di "difendere" i propri "diritti" o
+di "fermare la <a
+href="/philosophy/words-to-avoid.html#Piracy">pirateria</a>", quello che
+<em>dicono</em> è in realtà secondario. Il vero messaggio in quelle
+affermazioni sta nelle assunzioni inespresse, che essi danno per scontate;
+vogliono che siano accettate acriticamente. Esaminiamole, dunque.</p>
+<p>
+Una prima assunzione è che le aziende produttrici di software abbiano il
+diritto naturale indiscutibile di proprietà sul software, e di conseguenza,
+abbiano controllo su tutti i suoi utenti. Se questo fosse un diritto
+naturale, non potremmo sollevare obiezioni, indipendentemente dal danno che
+possa recare ad altri. È interessante notare che, negli Stati Uniti, sia la
+costituzione che la giurisprudenza rifiutano questa posizione: il diritto
+d'autore non è un diritto naturale, ma un monopolio imposto dal governo che
+limita il diritto naturale degli utenti ad effettuare delle copie.</p>
+<p>
+Un'altra assunzione inespressa è che la sola cosa importante del software
+sia il lavoro che consente di fare -- vale a dire che noi utenti non
+dobbiamo preoccuparci del tipo di società in cui ci è permesso vivere.</p>
+<p>
+Una terza assunzione è che non avremmo software utilizzabile (o meglio, che
+non potremmo mai avere un programma per fare questo o quell'altro
+particolare lavoro) se non riconoscessimo ai produttori il controllo sugli
+utenti di quel programmi. Questa assunzione avrebbe potuto sembrare
+plausibile, prima che il movimento del software libero dimostrasse che
+possiamo scrivere quantità di programmi utili senza bisogno di metterci dei
+catenacci.</p>
+<p>
+Se rifiutiamo di accettare queste assunzioni, giudicando queste questioni
+con comuni criteri di moralità e di buon senso dopo aver messo al primo
+posto gli interessi degli utenti, tenendo conto che gli utenti vengono prima
+di tutto, arriviamo a conclusioni del tutto differenti. Chi usa un
+calcolatore dovrebbe essere libero di modificare i programmi per adattarli
+alle proprie necessità, ed essere libero di condividere il software, poiché
+aiutare gli altri è alla base della società.</p>
+<p>
+Non c'è modo in questa sede di trattare approfonditamente i ragionamenti che
+portano a questa conclusione; il lettore interessato può vedere <a
+href="/philosophy/why-free.html">
+http://www.gnu.org/philosophy/why-free.html</a> e <a
+href="/philosophy/free-software-even-more-important.html">
+http://www.gnu.org/philosophy/free-software-even-more-important.html</a>.
+</p>
+
+<h3>Una difficile scelta morale</h3>
+<p>
+Una volta che il mio gruppo si fu sciolto, continuare come prima fu
+impossible. Mi trovai di fronte ad una difficile scelta morale.</p>
+<p>
+La scelta facile sarebbe stata quella di unirsi al mondo del software
+proprietario, firmando accordi di non-diffusione e promettendo di non
+aiutare i miei compagni hacker. Con ogni probabilità avrei anche sviluppato
+software che sarebbe stato distribuito secondo accordi di non-diffusione,
+contribuendo così alla pressione su altri perché a loro volta tradissero i
+propri compagni.</p>
+<p>
+In questo modo avrei potuto guadagnare, e forse mi sarei divertito a
+programmare. Ma sapevo che al termine della mia carriera mi sarei voltato a
+guardare indietro, avrei visto anni spesi a costruire muri per dividere le
+persone, e avrei compreso di aver contribuito a rendere il mondo peggiore.</p>
+<p>
+Avevo già sperimentato cosa significasse un accordo di non diffusione per
+chi lo firmava, quando qualcuno rifiutò a me e al laboratorio AI del MIT il
+codice sorgente del programma di controllo della nostra stampante; l'assenza
+di alcune funzionalità nel programma rendeva oltremodo frustrante l'uso
+della stampante. Per cui non mi potevo dire che gli accordi di
+non-diffusione fossero innocenti. Ero molto arrabbiato quando quella
+persona si rifiutò di condividere il programma con noi; non potevo far finta
+di niente e fare lo stesso con tutti gli altri.</p>
+<p>
+Un'altra possibile scelta, semplice ma spiacevole, sarebbe stata quella di
+abbandonare l'informatica. In tal modo le mie capacità non sarebbero state
+mal utilizzate, tuttavia sarebbero state sprecate. Non sarei mai stato
+colpevole di dividere o imporre restrizioni agli utenti di calcolatori, ma
+queste cose sarebbero comunque successe.</p>
+<p>
+Allora cercai un modo in cui un programmatore potesse fare qualcosa di
+buono. Mi chiesi dunque: c'erano un programma o dei programmi che io
+potessi scrivere, per rendere nuovamente possibile l'esistenza di una
+comunità?</p>
+<p>
+La risposta era semplice: innanzitutto serviva un sistema operativo. Questo
+è difatti il software fondamentale per iniziare ad usare un computer. Con
+un sistema operativo si possono fare molte cose; senza, non è proprio
+possibile far funzionare il computer. Con un sistema operativo libero,
+avremmo potuto avere nuovamente una comunità in cui hacker possono
+cooperare, e invitare chiunque ad unirsi al gruppo. E chiunque sarebbe
+stato in grado di usare un calcolatore, senza dover cospirare fin
+dall'inizio per sottrarre qualcosa ai propri amici.</p>
+<p>
+Essendo un programmatore di sistemi, possedevo le competenze adeguate per
+questo lavoro. Così, anche se non davo il successo per scontato, mi resi
+conto di essere la persona giusta per farlo. Scelsi di rendere il sistema
+compatibile con Unix, in modo che fosse portabile, e che gli utenti Unix
+potessero passare facilmente ad esso. Il nome GNU fu scelto secondo una
+tradizione hacker, come acronimo ricorsivo che significa "GNU's Not Unix"
+[N.d.T. GNU non è Unix]. Si pronuncia <a href="/gnu/pronunciation.html">come
+una sola sillaba con la g dura, come “gru” ma con la lettera “n” al posto
+della “r”</a>.</p>
+<p>
+Un sistema operativo non si limita solo al suo nucleo, che è proprio il
+minimo per eseguire altri programmi. Negli anni '70, qualsiasi sistema
+operativo degno di questo nome includeva interpreti di comandi,
+assemblatori, compilatori, interpreti di linguaggi, debugger, editor di
+testo, programmi per la posta e molto altro. ITS li aveva, Multics li aveva,
+VMS li aveva e Unix li aveva. Anche il sistema operativo GNU li avrebbe
+avuti.</p>
+<p>
+Tempo dopo venni a conoscenza di questa massima, attribuita a Hillel(1):</p>
+
+<blockquote><p>
+ Se non sono per me stesso, chi sarà per me?<br />
+ E se sono solo per me stesso, che cosa sono?<br />
+ E se non ora, quando?
+</p></blockquote>
+<p>
+La decisione di avviare il progetto GNU si basò su uno spirito simile.</p>
+<p>
+(1) Essendo ateo, non seguo alcuna guida religiosa, ma a volte mi trovo ad
+ammirare qualcosa che qualcuno di loro ha detto.</p>
+
+<h3>"Free" come libero</h3>
+<p>
+Il termine "free software" [N.d.T. il termine free in inglese significa sia
+gratuito che libero] a volte è mal interpretato: non ha niente a che vedere
+col prezzo; si tratta di libertà. Ecco, dunque, la definizione di software
+libero.</p>
+
+<p>Un programma è software libero per voi, che ne siete un generico utente, se:</p>
+
+<ul>
+ <li>l'utente ha la libertà di eseguire il programma come desidera, per qualsiasi
+scopo;</li>
+
+ <li>l'utente ha la libertà di modificare il programma secondo i propri
+bisogni (perché questa libertà abbia qualche effetto in pratica, è
+necessario avere accesso al codice sorgente del programma, poiché
+apportare modifiche ad un programma senza disporre del codice sorgente è
+estremamente difficile);</li>
+
+ <li>l'utente ha la libertà di distribuire copie del programma, gratuitamente
+o dietro compenso;</li>
+
+ <li>l'utente ha la libertà di distribuire versioni modificate del programma,
+così che la comunità possa fruire dei miglioramenti apportati.</li>
+</ul>
+<p>
+Poiché "free" si riferisce alla libertà e non al prezzo, vendere copie di un
+programma non contraddice il concetto di software libero. In effetti, la
+libertà di vendere copie di programmi è essenziale: raccolte di software
+libero vendute su CD-ROM sono importanti per la comunità, e la loro vendita
+è un modo di raccogliere fondi importante per lo sviluppo del software
+libero. Di conseguenza, un programma che non può essere liberamente incluso
+in tali raccolte non è software libero.</p>
+<p>
+A causa dell'ambiguità del termine &ldquo;free&rdquo;, si è cercata a lungo
+un'alternativa, ma nessuno ne ha trovata una valida. La lingua inglese ha
+più termini e sfumature di ogni altra, ma non ha una parola semplice e non
+ambigua che significhi libero; &ldquo;unfettered&rdquo; è la parola più
+vicina come significato [NdT: unfettered è una parola di tono aulico o
+arcaico che significa <em>libero da ceppi, vincoli o
+inibizioni</em>]. Alternative come &ldquo;liberated&rdquo;,
+&ldquo;freedom&rdquo; e &ldquo;open&rdquo; hanno significati errati o non
+sono adatte per altri motivi [NdT: rispettivamente, <em>liberato</em>,
+<em>libertà</em>, <em>aperto</em>].</p>
+
+<h3>Software GNU e il sistema GNU</h3>
+<p>
+Sviluppare un intero sistema è un progetto considerevole. Per raggiungere
+l'obiettivo decisi di adattare e usare parti di software libero tutte le
+volte che fosse possibile. Per esempio, decisi fin dall'inizio di usare TeX
+come il principale programma di formattazione di testo; qualche anno più
+tardi, decisi di usare l'X Window System piuttosto che scrivere un altro
+sistema a finestre per GNU.</p>
+<p>
+A causa di questa decisione e altre simili, il sistema GNU e la raccolta di
+tutto il software GNU non sono la stessa cosa. Il sistema GNU comprende
+programmi che non sono GNU, sviluppati da altre persone o gruppi di progetto
+per i propri scopi, ma che possiamo usare in quanto software libero.</p>
+
+<h3>L'inizio del progetto</h3>
+<p>
+Nel gennaio 1984 lasciai il mio posto al MIT e cominciai a scrivere software
+GNU. Dovetti lasciare il MIT, per evitare che potesse interferire con la
+distribuzione di GNU come software libero. Se fossi rimasto, il MIT avrebbe
+potuto rivendicare la proprietà del lavoro, ed avrebbe potuto imporre i
+propri termini di distribuzione, o anche farne un pacchetto proprietario.
+Non avevo alcuna intenzione di fare tanto lavoro solo per vederlo reso
+inutilizzabile per il suo scopo originario: creare una nuova comunità di
+condivisione di software.</p>
+<p>
+Ad ogni buon conto, il professor Winston -- allora responsabile del
+laboratorio AI del MIT -- mi propose gentilmente di continuare ad utilizzare
+le attrezzature del laboratorio stesso.</p>
+
+<h3>I primi passi</h3>
+<p>
+Poco dopo aver iniziato il progetto GNU, venni a sapere del Free University
+Compiler Kit, noto anche come VUCK (la parola olandese che sta per "free"
+inizia con la V). Era un compilatore progettato per trattare più linguaggi,
+fra cui C e Pascal, e per generare codice binario per diverse architetture.
+Scrissi al suo autore chiedendo se GNU potesse usarlo.</p>
+<p>
+Rispose in modo canzonatorio, dicendo che l'università era sì libera, ma non
+il compilatore. Decisi allora che il mio primo programma per il progetto
+GNU sarebbe stato un compilatore multilinguaggio e multipiattaforma.</p>
+<p>
+Sperando di evitare di dover scrivere da me l'intero compilatore, ottenni il
+codice sorgente del Pastel, un compilatore multipiattaforma sviluppato ai
+Laboratori Lawrence Livermore. Il linguaggio supportato da Pastel, in cui
+il Pastel stesso era scritto, era una versione estesa del Pascal, pensata
+come linguaggio di programmazione di sistemi. Io vi aggiunsi un frontend
+per il C, e cominciai il porting per il processore Motorola 68000, ma fui
+costretto a rinunciare quando scoprii che il compilatore richiedeva diversi
+megabyte di memoria sullo stack, mentre il sistema Unix disponibile per il
+processore 68000 ne permetteva solo 64K.</p>
+<p>
+Mi resi conto allora che il compilatore Pastel interpretava tutto il file di
+ingresso creandone un albero sintattico, convertiva questo in una catena di
+"istruzioni", e quindi generava l'intero file di uscita senza mai liberare
+memoria. A questo punto, conclusi che avrei dovuto scrivere un nuovo
+compilatore da zero. Quel nuovo compilatore è ora noto come <abbr
+title="GNU Compiler Collection">GCC</abbr>; non utilizza niente del
+compilatore Pastel, ma riuscii ad adattare e riutilizzare il frontend per il
+C che avevo scritto. Questo però avvenne qualche anno dopo; prima, lavorai
+su GNU Emacs.</p>
+
+<h3>GNU Emacs</h3>
+<p>
+Cominciai a lavorare su GNU Emacs nel settembre 1984, e all'inizio del 1985
+cominciava ad essere utilizzabile. Così potei iniziare ad usare sistemi
+Unix per scrivere; fino ad allora, avevo scritto sempre su altri tipi di
+macchine, non avendo nessun interesse ad imparare vi né ed.</p>
+<p>
+A questo punto alcuni cominciarono a voler usare GNU Emacs, il che pose il
+problema di come distribuirlo. Naturalmente lo misi sul server ftp anonimo
+del computer che usavo al MIT (questo computer, prep.ai.mit.edu, divenne
+così il sito ftp primario di distribuzione di GNU; quando alcuni anni dopo
+andò fuori servizio, trasferimmo il nome sul nostro nuovo ftp server). Ma
+allora molte delle persone interessate non erano su Internet e non potevano
+ottenere una copia via ftp, così mi si pose il problema di cosa dir loro.</p>
+<p>
+Avrei potuto dire: "trova un amico che è in rete disposto a farti una
+copia". Oppure avrei potuto fare quel che feci con l'originario Emacs su
+PDP-10, e cioè dir loro: "spediscimi una busta affrancata ed un nastro, ed
+io te lo rispedisco con sopra Emacs". Ma ero senza lavoro, e cercavo un
+modo di far soldi con il software libero. E così feci sapere che avrei
+spedito un nastro a chi lo voleva per 150 dollari. In questo modo, creai
+un'impresa di distribuzione di software libero, che anticipava le aziende
+che oggi distribuiscono interi sistemi GNU/Linux.</p>
+
+<h3>Un programma è libero per tutti?</h3>
+<p>
+Se un programma è software libero quando esce dalle mani del suo autore, non
+significa necessariamente che sarà software libero per chiunque ne abbia una
+copia. Per esempio, <a
+href="/philosophy/categories.html#PublicDomainSoftware">il software di
+pubblico dominio</a> (software senza copyright) è sofware libero, ma
+chiunque può farne una versione modificata proprietaria. Analogamente,
+molti programmi liberi sono protetti da diritto d'autore, ma vengono
+distribuiti con semplici licenze permissive che permettono di farne versioni
+modificate proprietarie. </p>
+<p>
+L'esempio emblematico della questione è l'X Window System. Sviluppato al
+MIT, e pubblicato come software libero con una licenza permissiva, fu
+rapidamente adottato da diverse società informatiche. Queste aggiunsero X
+ai loro sistemi Unix proprietari, solo in forma binaria, e coperto dello
+stesso accordo di non-diffusione. Queste copie di X non erano software più
+libero di quanto lo fosse Unix. </p>
+<p>
+Gli autori dell'X Window System non ritenevano che questo fosse un problema,
+anzi se lo aspettavano ed era loro intenzione che accadesse. Il loro scopo
+non era la libertà, ma semplicemente il "successo", definito come "avere
+tanti utenti". Non erano interessati che questi utenti fossero liberi, ma
+solo che fossero numerosi. </p>
+<p>
+Questo sfociò in una situazione paradossale, in cui due modi diversi di
+misurare la quantità di libertà risultavano in risposte diverse alla domanda
+"questo programma è libero?". Giudicando sulla base della libertà offerta
+dai termini distributivi usati dal MIT, si sarebbe dovuto dire che X era
+software libero. Ma misurando la libertà dell'utente medio di X, si sarebbe
+dovuto dire che X era software proprietario. La maggior parte degli utenti
+di X usavano le versioni proprietarie fornite con i sistemi Unix, non la
+versione libera. </p>
+
+<h3>Il copyleft e la GNU GPL</h3>
+<p>
+Lo scopo di GNU consisteva nell'offrire libertà agli utenti, non solo
+nell'ottenere ampia diffusione. Avevamo quindi bisogno di termini di
+distribuzione che evitassero che il software GNU fosse trasformato in
+software proprietario. Il metodo che usammo si chiama "copyleft"(1). </p>
+<p>
+Il copyleft (impropriamente tradotto come permesso d'autore) usa le leggi
+sul copyright, ma le capovolge per ottenere lo scopo opposto: invece che un
+metodo per privatizzare il software, diventa infatti un mezzo per mantenerlo
+libero. </p>
+<p>
+Il succo dell'idea di copyleft consiste nel dare a chiunque il permesso di
+eseguire il programma, copiare il programma, modificare il programma, e
+distribuirne versioni modificate, ma senza dare il permesso di aggiungere
+restrizioni. In tal modo, le libertà essenziali che definiscono il "free
+software" (software libero) sono garantite a chiunque ne abbia una copia, e
+diventano diritti inalienabili. </p>
+<p>
+Perché il copyleft sia efficace, anche le versioni modificate devono essere
+libere. Ciò assicura che che ogni lavoro basato sul nostro sia reso
+disponibile per la nostra comunità, se pubblicato. Quando dei programmatori
+professionisti lavorano su software GNU come volontari, è il permesso
+d'autore che impedisce ai loro datori di lavoro di dire: "non puoi
+distribuire quelle modifiche, perché abbiamo intenzione di usarle per creare
+la nostra versione proprietaria del programma". </p>
+<p>
+La clausola che le modifiche debbano essere libere è essenziale se vogliamo
+garantire libertà a tutti gli utenti del programma. Le aziende che
+privatizzarono l'X Window System di solito avevano apportato qualche
+modifica per portare il programma sui loro sistemi e sulle loro macchine. Si
+trattava di modifiche piccole rispetto alla mole di X, ma non banali. Se
+apportare modifiche fosse una scusa per negare libertà agli utenti, sarebbe
+facile per chiunque approfittare di questa scusa. </p>
+<p>
+Una problematica correlata è quella della combinazione di un programma
+libero con codice non libero. Una tale combinazione sarebbe inevitabilmente
+non libera; ogni libertà che manchi dalla parte non libera mancherebbe anche
+dall'intero programma. Permettere tali combinazioni aprirebbe non uno
+spiraglio, ma un buco grosso come una casa. Quindi un requisito essenziale
+per il copyleft è tappare il buco: tutto ciò che venga aggiunto o combinato
+con un programma protetto da copyleft dev'essere tale che il programma
+risultante sia anch'esso libero e protetto da copyleft. </p>
+<p>
+La specifica implementazione di copyleft che utilizziamo per la maggior
+parte del software GNU è la GNU General Public License (licenza pubblica
+generica GNU), abbreviata in GNU GPL. Abbiamo altri tipi di copyleft che
+sono utilizzati in circostanze specifiche. I manuali GNU sono anch'essi
+protetti da copyleft, ma ne usano una versione molto più semplice, perché
+per i manuali non è necessaria la complessità della GPL.(2)</p>
+<p>
+(1) Nel 1984 o 1985, Don Hopkins, persona molto creativa, mi mandò una
+lettera. Sulla busta aveva scritto diverse frasi argute, fra cui questa:
+"Copyleft--tutti i diritti rovesciati". Utilizzai l'espressione "copyleft"
+per battezzare il concetto di distribuzione che allora andavo elaborando. </p>
+
+<p>
+(2) Ora utilizziamo la <a href="/licenses/fdl.html">GNU Free Documentation
+License</a> per la documentazione.</p>
+
+<h3>La Free Software Foundation</h3>
+
+<p>Man mano che l'interesse per Emacs aumentava, altre persone parteciparono al
+progetto GNU, e decidemmo che era di nuovo ora di cercare finanziamenti.
+Così nel 1985 fondammo la <a href="http://www.fsf.org/">Free Software
+Foundation (Fondazione per il software libero)</a>, una organizzazione senza
+fini di lucro per lo sviluppo di software libero. La <abbr title="Free
+Software Foundation">FSF</abbr> fra l'altro si prese carico della
+distribuzione dei nastri di Emacs; più tardi estese l'attività aggiungendo
+sul nastro altro software libero (sia GNU che non GNU) e vendendo manuali
+liberi. </p>
+
+<p>Tradizionalmente, gran parte delle entrate della FSF derivava dalle vendite
+di copie di software libero e servizi correlati: CD-ROM di codice sorgente,
+CD-ROM di programmi compilati, manuali stampati professionalmente (tutti con
+libertà di ridistribuzione e modifica), e distribuzioni Deluxe (nelle quali
+compiliamo l'intera scelta di software per una piattaforma a
+richiesta). Oggi la FSF vende ancora <a href="http://shop.fsf.org/">manuali
+e altro materiale</a> ma trae la maggior parte dei fondi dalle quote
+associative. Potete associarvi tramite <a
+href="http://fsf.org/join">fsf.org</a>.</p>
+
+<p>I dipendenti della Free Software Foundation hanno scritto e curato la
+manutenzione di diversi pacchetti GNU. Fra questi spiccano la libreria C e
+la shell. La libreria C di GNU è utilizzata da ogni programma che gira su
+sistemi GNU/Linux per comunicare con Linux. È stata sviluppata da un membro
+della squadra della Free Software Foundation, Roland McGrath. La shell
+usata sulla maggior parte dei sistemi GNU/Linux è <abbr title="Bourne Again
+Shell">BASH</abbr>, la Bourne Again Shell(1), che è stata sviluppata da
+Brian Fox, dipendente della FSF. </p>
+
+<p>Finanziammo lo sviluppo di questi programmi perché il progetto GNU non
+riguardava solo strumenti di lavoro o un ambiente di sviluppo: il nostro
+obiettivo era un sistema operativo completo, e questi programmi erano
+necessari per raggiungere quell'obiettivo. </p>
+
+<p>(1) "Bourne Again Shell" è un gioco di parole sul nome "Bourne Shell", che
+era la normale shell di Unix [NdT: "Bourne again" richiama l'espressione
+cristiana "born again", "rinato" (in Cristo)]. </p>
+
+<h3>Il supporto per il software libero</h3>
+
+<p>La filosofia del software libero rigetta una diffusa pratica commerciale in
+particolare, ma non è contro il commercio. Quando un'impresa rispetta la
+libertà dell'utente, c'è da augurarle ogni successo. </p>
+
+<p>La vendita di copie di Emacs esemplifica un modo di condurre affari col
+software libero. Quando la FSF prese in carico quest'attività, dovetti
+trovare un'altra fonte di sostentamento. La trovai nella vendita di servizi
+relativi al software libero che avevo sviluppato, come insegnare argomenti
+quali programmazione di Emacs e personalizzazione di GCC, oppure sviluppare
+sofware, soprattutto adattamento di GCC a nuove architetture. </p>
+
+<p>Oggi tutte queste attività collegate al software libero sono esercitate da
+svariate aziende. Alcune distribuiscono raccolte di software libero su
+CD-ROM, altre offrono consulenza a diversi livelli, dall'aiutare gli utenti
+in difficoltà, alla correzione di errori, all'aggiunta di funzionalità non
+banali. Si cominciano anche a vedere aziende di software che si fondano sul
+lancio di nuovi programmi liberi. </p>
+
+<p>Attenzione, però: diverse aziende che si fregiano del marchio "open source"
+(software aperto) in realtà fondano le loro attività su software non libero
+che funziona insieme con software libero. Queste non sono aziende di
+software libero, sono aziende di software proprietario i cui prodotti
+attirano gli utenti lontano dalla libertà. Loro li chiamano "a valore
+aggiunto", il che riflette i valori che a loro farebbe comodo che
+adottassimo: la convenienza prima della libertà. Se noi riteniamo che la
+libertà abbia più valore, li dovremmo chiamare prodotti "a libertà
+sottratta". </p>
+
+<h3>Obiettivi tecnici</h3>
+
+<p>L'obiettivo principale di GNU era essere software libero. Anche se GNU non
+avesse avuto alcun vantaggio tecnico su Unix, avrebbe avuto sia un vantaggio
+sociale, permettendo agli utenti di cooperare, sia un vantaggio etico,
+rispettando la loro libertà. </p>
+
+<p>Tuttavia risultò naturale applicare al lavoro le regole classiche di buona
+programmazione; per esempio, allocare le strutture dati dinamicamente per
+evitare limitazioni arbitrarie sulla dimensione dei dati, o gestire tutti i
+possibili codici a 8 bit in tutti i casi ragionevoli. </p>
+
+<p>Inoltre, al contrario di Unix che era pensato per piccole dimensioni di
+memoria, decidemmo di non supportare le macchine a 16 bit (era chiaro che le
+macchine a 32 bit sarebbero state la norma quando il sistema GNU sarebbe
+stato completo), e di non preoccuparci di ridurre l'occupazione di memoria a
+meno che eccedesse il megabyte. In programmi per i quali non era essenziale
+la gestione di file molto grandi, spingemmo i programmatori a leggere in
+memoria l'intero file di ingresso per poi analizzare il file senza doversi
+preoccupare delle operazioni di I/O. </p>
+
+<p>Queste decisioni fecero sì che molti programmi GNU superassero i loro
+equivalenti Unix sia in affidabilità che in velocità di esecuzione. </p>
+
+<h3>Donazioni di computer</h3>
+
+<p>Man mano che la reputazione del progetto GNU andava crescendo, alcune
+persone iniziarono a donare macchine su cui girava Unix. Queste macchine
+erano molto utili, perché il modo più semplice di sviluppare componenti per
+GNU era di farlo su di un sistema Unix così da sostituire pezzo per pezzo i
+componenti di quel sistema. Ma queste macchine sollevavano anche una
+questione etica: se fosse giusto per noi anche solo possedere una copia di
+Unix. </p>
+
+<p>Unix era (ed è) software proprietario, e la filosofia del progetto GNU
+diceva che non avremmo dovuto usare software proprietario. Ma, applicando
+lo stesso ragionamento per cui la violenza è ammessa per autodifesa,
+conclusi che fosse legittimo usare un pacchetto proprietario, se ciò fosse
+stato importante nel crearne un sostituto libero che permettesse ad altri di
+smettere di usare quello proprietario. </p>
+
+<p>Tuttavia, benchè fosse un male giustificabile, era pur sempre un male. Oggi
+non abbiamo più alcuna copia di Unix, perché le abbiamo sostituite con
+sistemi operativi liberi. Quando non fu possibile sostituire il sistema
+operativo di una macchina con uno libero, sostituimmo la macchina. </p>
+
+<h3>L'elenco dei compiti GNU</h3>
+
+<p>Mentre il progetto GNU avanzava, ed un numero sempre maggiore di componenti
+di sistema venivano trovati o sviluppati, diventò utile stilare un elenco
+delle parti ancora mancanti. Usammo questo elenco per ingaggiare
+programmatori che scrivessero tali parti, e l'elenco prese il nome di elenco
+dei compiti GNU. In aggiunta ai componenti Unix mancanti inserimmo
+nell'elenco svariati progetti utili di programmazione o di documentazione
+che a nostro parere non dovrebbero mancare in un sistema operativo veramente
+completo. </p>
+
+<p>Oggi non compare quasi nessun componente Unix nell'elenco dei compiti GNU;
+tutti questi lavori, a parte qualcuno non essenziale, sono già stati
+svolti. D'altro canto l'elenco è pieno di quei progetti che qualcuno
+chiamerebbe "applicazioni": ogni programma che interessi ad una fetta non
+trascurabile di utenti sarebbe un'utile aggiunta ad un sistema operativo. </p>
+
+<p>L'elenco comprende anche dei giochi, e così è stato fin dall'inizio: Unix
+comprendeva dei giochi, perciò era naturale che così fosse anche per GNU. Ma
+poiché non c'erano esigenze di compatibilità per i giochi, non ci attenemmo
+alla scelta di giochi presenti in Unix, preferendo piuttosto fornire un
+elenco di diversi tipi di giochi potenzialmente graditi agli utenti. </p>
+
+<p>(1) Questa considerazione è del 1998. A partire dal 2009 non abbiamo più un
+lungo elenco di compiti. La comunità sviluppa software libero così
+velocemente che non riusciamo nemmeno a tenere traccia di tutto. Quindi ora
+abbiamo un elenco di progetti ad alta priorità, una breve lista di progetti
+su cui riteniamo davvero importante che qualcuno si impegni.</p>
+
+<h3>La licenza GNU per le librerie</h3>
+
+<p>La libreria C del sistema GNU utilizza un tipo speciale di copyleft, la
+"Licenza Pubblica GNU per le Librerie"(1), che permette l'uso della libreria
+da parte di software proprietario. Perché quest'eccezione? </p>
+
+<p>Non si tratta di questioni di principio: non c'è nessun principio che dica
+che i prodotti software proprietari abbiano il diritto di includere il
+nostro codice (perché contribuire ad un progetto fondato sul rifiuto di
+condividere con noi?). L'uso della licenza LGPL per la libreria C, o per
+qualsiasi altra libreria, è una questione di strategia. </p>
+
+<p>La libreria C svolge una funzione generica: ogni sistema operativo
+proprietario ed ogni compilatore includono una libreria C. Di conseguenza,
+rendere disponibile la nostra libreria C solo per i programmi liberi non
+avrebbe dato nessun vantaggio a tali programmi liberi, avrebbe solo
+disincentivato l'uso della nostra libreria. </p>
+
+<p>C'è un'eccezione a questa situazione: sul sistema GNU (termine che include
+GNU/Linux) l'unica libreria C disponibile è quella GNU. Quindi i termini di
+distribuzione della nostra libreria C determinano se sia possibile o meno
+compilare un programma proprietario per il sistema GNU. Non ci sono ragioni
+etiche per permettere l'uso di applicazioni proprietarie sul sistema GNU, ma
+strategicamente sembra che impedirne l'uso servirebbe più a scoraggiare
+l'uso del sistema GNU che non a incoraggiare lo sviluppo di applicazioni
+libere. </p>
+
+<p>Per le altre librerie la strategia va valutata caso per caso. Quando una
+libreria svolge una funzione particolare che può aiutare a scrivere certi
+tipi di programmi, distribuirla secondo la GPL, quindi limitandone l'uso ai
+soli programmi liberi, è un modo per aiutare gli altri autori di software
+libero, dando loro un vantaggio nei confronti del software proprietario. </p>
+
+<p>Prendiamo come esempio GNU Readline, una libreria scritta per fornire a BASH
+la possibilità di modificare la linea di comando: Readline è distribuita
+secondo la normale licenza GPL, non la LGPL. Ciò probabilmente riduce l'uso
+di Readline, ma questo non rappresenta una perdita per noi; d'altra parte
+almeno una applicazione utile è stata resa software libero proprio al fine
+di usare Readline, e questo è un guadagno tangibile per la comunità. </p>
+
+<p>Chi sviluppa software proprietario ha vantaggi economici, gli autori di
+programmi liberi hanno bisogno di avvantaggiarsi a vicenda. Spero che un
+giorno possiamo avere una grande raccolta di librerie coperte dalla licenza
+GPL senza che esista una raccolta equivalente per chi scrive software
+proprietario. Tale libreria fornirebbe utili moduli da usare come mattoni
+per costruire nuovi programmi liberi, e costituirebbe un sostanziale
+vantaggio per la scrittura di ulteriori programmi liberi. </p>
+
+<p>(1) La licenza LGPL è ora denominata "GNU Lesser General Public License",
+GPL attenuata, per non suggerire che si tratti della forma di licenza
+preferenziale per le librerie. Vedere <a
+href="/philosophy/why-not-lgpl.html">Perché non dovreste usare la LGPL per
+la vostra prossima libreria</a> per ulteriori informazioni.</p>
+
+<h3>Togliersi il prurito?</h3>
+<p>
+Eric Raymond afferma che "ogni buon programma nasce dall'iniziativa di un
+programmatore che si vuole togliere un suo personale prurito". É probabile
+che talvolta succeda così, ma molte parti essenziali del software GNU sono
+state sviluppate al fine di completare un sistema operativo libero.
+Derivano quindi da una idea e da un progetto, non da una necessità
+contingente. </p>
+<p>
+Per esempio, abbiamo sviluppato la libreria C di GNU perché un sistema di
+tipo Unix ha bisogno di una libreria C, BASH perché un sistema di tipo Unix
+ha bisogno di una shell, e GNU tar perché un sistema di tipo Unix ha bisogno
+un programma tar. Lo stesso vale per i miei programmi: il compilatore GNU,
+GNU Emacs, GDB, GNU Make. </p>
+<p>
+Alcuni programmi GNU sono stati sviluppati per fronteggiare specifiche
+minacce alla nostra libertà: ecco perché abbiamo sviluppato gzip come
+sostituto per il programma Compress, che la comunità aveva perduto a causa
+dei brevetti sull'algoritmo <abbr title="Lempel-Ziv-Welch">LZW</abbr>.
+Abbiamo trovato persone che sviluppassero LessTif, e più recentemente
+abbiamo dato vita ai progetti <abbr title="GNU Network Object Model
+Environment">GNOME</abbr> e Harmony per affrontare i problemi causati da
+alcune librerie proprietarie (come descritto più avanti). Stiamo sviluppando
+la GNU Privacy Guard per sostituire i diffusi programmi di crittografia non
+liberi, perché gli utenti non siano costretti a scegliere tra riservatezza e
+libertà. </p>
+<p>
+Naturalmente, i redattori di questi programmi sono coinvolti nel loro
+lavoro, e varie persone vi hanno aggiunto diverse funzionalità secondo le
+loro personali necessità ed i loro interessi. Tuttavia non è questa la
+ragione dell'esistenza di tali programmi. </p>
+
+<h3>Sviluppi inattesi</h3>
+<p>
+All'inizio del progetto GNU pensavo che avremmo sviluppato l'intero sistema
+GNU e poi lo avremmo reso disponibile tutto insieme, ma le cose non andarono
+così. </p>
+<p>
+Poiché i componenti del sistema GNU sono stati implementati su un sistema
+Unix, ognuno di essi poteva girare su sistemi Unix molto prima che esistesse
+un sistema GNU completo. Alcuni di questi programmi divennero diffusi e gli
+utenti iniziarono ad estenderli e a renderli utilizzabili su nuovi sistemi:
+sulle varie versioni di Unix, incompatibili tra loro, e talvolta anche su
+altri sistemi. </p>
+<p>
+Questo processo rese tali programmi molto più potenti e attirò finanziamenti
+e collaboratori al progetto GNU; tuttavia probabilmente ritardò di alcuni
+anni la realizzazione di un sistema minimo funzionante, perché il tempo
+degli autori GNU veniva impiegato a curare la compatibilità di questi
+programmi con altri sistemi e ad aggiungere nuove funzionalità ai componenti
+esistenti, piuttosto che a proseguire nella scrittura di nuovi componenti. </p>
+
+<h3>GNU-Hurd</h3>
+<p>
+Nel 1990 il sistema GNU era quasi completo, l'unica parte significativa
+ancora mancante era il kernel. Avevamo deciso di implementare il nostro
+kernel come un gruppo di processi server che girassero sul sistema
+Mach. Mach è un microkernel sviluppato alla Carnegie Mellon University e
+successivamente all'Università dello Utah; GNU Hurd è un gruppo di server (o
+"herd of GNUs": mandria di GNU) che gira su Mach svolgendo le funzioni del
+kernel Unix. L'inizio dello sviluppo fu ritardato nell'attesa che Mach fosse
+reso disponibile come software libero, come era stato promesso. </p>
+<p>
+Una ragione di questa scelta progettuale fu di evitare quella che sembrava
+la parte più complessa del lavoro: effettuare il debugging del kernel senza
+un debugger a livello sorgente. Questo lavoro era già stato fatto, appunto
+in Mach, e avevamo previsto di effettuare il debugging dei server Hurd come
+programmi utente, con GDB. Ma questa fase si rivelò molto lunga, ed il
+debugging dei server multi-thread che si scambiano messaggi si è rivelato
+estremamente complesso. I lavori per rendere Hurd robusto sono così in
+corso da molti anni.</p>
+
+<h3>Alix</h3>
+<p>
+Originariamente il kernel GNU non avrebbe dovuto chiamarsi Hurd; il suo nome
+originale era Alix, come la donna di cui ero innamorato in quel
+periodo. Alix, che era amministratrice di sistemi Unix, aveva sottolineato
+come il suo nome corrispondesse ad un comune schema usato per battezzare le
+versioni del sistema Unix: scherzosamente diceva ai suoi amici: "qualcuno
+dovrebbe chiamare un kernel come me". Io non dissi nulla ma decisi di farle
+una sorpresa scrivendo un kernel chiamato Alix. </p>
+<p>
+Le cose non andarono così. Michael Bushnell (ora Thomas), principale autore
+del kernel, preferì il nome Hurd, e chiamò Alix una parte del kernel, quella
+che serviva a intercettare le chiamate di sistema e a gestirle inviando
+messaggi ai server che compongono Hurd. </p>
+<p>
+Infine io e Alix ci lasciammo e lei cambiò nome; contemporaneamente la
+struttura di Hurd veniva cambiata in modo che la libreria C mandasse
+messaggi direttamente ai server, e così il componente Alix scomparve dal
+progetto.</p>
+<p>
+Prima che questo accadesse, però, un amico di Alix si accorse della presenza
+del suo nome nel codice sorgente di Hurd e glielo disse. Così Alix ebbe
+davvero l'opportunità di trovare un kernel col suo nome.</p>
+
+<h3>Linux e GNU/Linux</h3>
+<p>
+GNU Hurd non è pronto per un uso non sperimentale, e non sappiamo se mai lo
+sarà. Il suo approccio basato sulle caratteristiche ha problemi che derivano
+direttamente dalla flessibilità dell'approccio stesso, e non è chiaro se si
+possano trovare soluzioni.</p>
+
+<p>
+Per fortuna è disponibile un altro kernel: nel 1991 Linus Torvalds sviluppò
+un kernel compatibile con Unix e lo chiamò Linux. All'inizio era software
+proprietario, ma nel 1992 lo distribuì come software libero; la combinazione
+di Linux con il sistema GNU ancora incompleto produsse un sistema operativo
+libero completo (naturalmente combinarli fu un notevole lavoro di per sè).
+È grazie a Linux che oggi possiamo utilizzare una versione del sistema GNU. </p>
+<p>
+Chiamiamo questa versione del sistema <a href="/gnu/linux-and-gnu.html">
+GNU/Linux</a> per sottlineare che si tratta di una combinazione del sistema
+GNU con il kernel Linux. Non cadete nell'errore di chiamare
+&ldquo;Linux&rdquo; l'intero sistema, perché finireste per attribuire il
+nostro lavoro ad altri: <a href="/gnu/gnu-linux-faq.html"> dateci la
+medesima rilevanza</a>.</p>
+
+<h3>Le sfide che ci aspettano</h3>
+<p>
+Abbiamo dimostrato la nostra capacità di sviluppare un'ampia gamma di
+software libero, ma questo non significa che siamo invincibili e
+inarrestabili. Diverse sfide rendono incerto il futuro del software libero,
+e affrontarle richiederà perseveranza e sforzi costanti, talvolta per anni.
+Sarà necessaria quella determinazione che le persone sanno dimostrare quando
+danno valore alla propria libertà e non permettono a nessuno di
+sottrargliela. </p>
+<p>
+Le quattro sezioni seguenti parlano di queste sfide. </p>
+
+<h3>Hardware segreto</h3>
+<p>
+Sempre più spesso, i costruttori di hardware tendono a mantenere segrete le
+specifiche delle loro apparecchiature; questo rende difficile la scrittura
+di driver liberi che permettano a Linux e XFree86 di supportare nuove
+periferiche. Anche se oggi abbiamo sistemi completamente liberi, potremmo
+non averli domani se non saremo in grado di supportare i calcolatori di
+domani. </p>
+<p>
+Esistono due modi per affrontare il problema. Un programmatore può
+ricostruire le specifiche dell'hardware usando tecniche di reverse
+engineering. Oppure si può scegliere hardware supportato dai programmi
+liberi: man mano che il nostro numero aumenta, la segretezza delle
+specifiche diventerà una pratica controproducente. </p>
+<p>
+Il reverse engineering è difficile: avremo programmatori sufficientemente
+determinati da dedicarvisi? Sì, se avremo costruito una forte consapevolezza
+che avere programmi liberi sia una questione di principio e che i driver non
+liberi non sono accettabili. E succederà che molti di noi accettino di
+spendere un po' di più o perdere un po' più di tempo per poter usare driver
+liberi? Sì, se il desiderio di libertà e la determinazione ad ottenerla
+saranno diffusi. </p>
+<p>
+(nota del 2008: questo problema di estende anche al BIOS. Esiste un BIOS
+libero, <a href="http://www.libreboot.org/">LibreBoot</a> (una distribuzione
+di coreboot); il problema è trovare le specifiche dell'hardware in modo che
+LibreBoot possa supportarlo senza ricorrere a "blob" non liberi).</p>
+
+<h3>Librerie non libere</h3>
+<p>
+Una libreria non libera che giri su sistemi operativi liberi funziona come
+una trappola per i creatori di programmi liberi. Le funzionalità attraenti
+della libreria fungono da esca; chi usa la libreria cade nella trappola,
+perché il programma che crea è inutile come parte di un sistema operativo
+libero (a rigore, il programma potrebbe esservi incluso, ma <em>non
+funzionerebbe</em>, visto che manca la libreria). Peggio ancora, se un
+programma che usa la libreria proprietaria diventa diffuso, può attirare
+altri ignari programmatori nella trappola. </p>
+<p>
+Il problema si concretizzò per la prima volta con la libreria Motif, negli
+anni '80. Sebbene non ci fossero ancora sistemi operativi liberi, i
+problemi che Motif avrebbe causato loro erano già chiari. Il progetto GNU
+reagì in due modi: interessandosi presso diversi progetti di software libero
+perché supportassero gli strumenti grafici X liberi in aggiunta a Motif, e
+cercando qualcuno che scrivesse un sostituto libero di Motif. Il lavoro
+richiese molti anni: solo nel 1997 LessTif, sviluppato dagli "Hungry
+Programmers", divenne abbastanza potente da supportare la maggior parte
+delle applicazioni Motif. </p>
+<p>
+Tra il 1996 e il 1998 un'altra libreria non libera di strumenti grafici,
+chiamata Qt, veniva usata in una significativa raccolta di software libero:
+l'ambiente grafico <abbr title="K Desktop Environment">KDE</abbr>.</p>
+<p>
+I sistemi liberi GNU/Linux non potevano usare KDE, perché non potevamo usare
+la libreria; tuttavia, alcuni distributori commerciali di sistemi GNU/Linux,
+non scrupolosi nell'attenersi solo ai programmi liberi, aggiunsero KDE ai
+loro sistemi, ottenendo così sistemi che offrivano più funzionalità, ma meno
+libertà. Il gruppo che sviluppava KDE incoraggiava esplicitamente altri
+programmatori ad usare Qt, e milioni di nuovi "utenti Linux" non
+sospettavano minimamente che questo potesse costituire un problema. La
+situazione si faceva pericolosa. </p>
+<p>
+La comunità del software libero affrontò il problema in due modi: GNOME e
+Harmony. </p>
+<p>
+GNOME (GNU Network Object Model Environment, modello di ambiente per oggetti
+di rete) è il progetto GNU per l'ambiente grafico (desktop). Intrapreso nel
+1997 da Miguel de Icaza e sviluppato con il supporto di Red Hat Software,
+GNOME si ripromise di fornire funzionalità grafiche simili a quelle di KDE,
+ma usando esclusivamente software libero. GNOME offre anche dei vantaggi
+tecnici, come il supporto per svariati linguaggi di programmazione, non solo
+il C++. Ma il suo scopo principale era la libertà: non richiedere l'uso di
+alcun programma che non fosse libero. </p>
+<p>
+Harmony è una libreria compatibile con Qt, progettata per rendere possibile
+l'uso del software KDE senza dover usare Qt. </p>
+<p>
+Nel novembre 1998 gli autori di Qt annunciarono un cambiamento di licenza
+che, una volta operativo, avrebbe reso Qt software libero. Non c'è modo di
+esserne certi, ma credo che questo fu in parte dovuto alla decisa risposta
+della comunità al problema posto da Qt quando non era libero (la nuova
+licenza è scomoda ed iniqua, per cui rimane comunque preferibile evitare
+l'uso di Qt). </p>
+<p>
+[Nota successiva: nel mese di settembre 2000, Qt fu rilasciata sotto licenza
+GNU GPL, il che di fatto risolse il problema].</p>
+<p>
+Come risponderemo alla prossima allettante libreria non libera? Riuscirà la
+comunità in toto a comprendere l'importanza di evitare la trappola? Oppure
+molti di noi preferiranno la convenienza alla libertà, creando così ancora
+un grave problema? Il nostro futuro dipende dalla nostra filosofia. </p>
+
+<h3>Brevetti sul software</h3>
+<p>
+Il maggior pericolo a cui ci troviamo di fronte è quello dei brevetti sul
+software, che possono rendere inaccessibili al software libero algoritmi e
+funzionalità per un tempo che può estendersi fino a vent'anni. I brevetti
+sugli algoritmi di compressione LZW furono depositati nel 1983, e ancor oggi
+non possiamo distribuire programmi liberi che producano immagini <abbr
+title="Graphics Interchange Format">GIF</abbr> compresse. [Il problema ora
+non sussiste più, i brevetti sono scaduti entro il 2009]. Nel 1998 un
+programma libero per produrre audio compresso <abbr title="MPEG-1 Audio
+Layer 3">MP3</abbr> venne ritirato sotto minaccia di una causa per
+violazione di brevetto. [Questi brevetti sono scaduti nel 2017, dopo
+un'attesa davvero lunga].
+</p>
+<p>
+Ci sono modi per affrontare la questione brevetti: possiamo cercare prove
+che un brevetto non sia valido oppure possiamo cercare modi alternativi per
+ottenere lo stesso risultato. Ognuna di queste tecniche, però, funziona
+solo in certe circostanze; quando entrambe falliscono un brevetto può
+obbligare tutto il software libero a rinunciare a qualche funzionalità che
+gli utenti desiderano. Dopo una lunga attesa, i brevetti scadono (tutti
+quelli sul formato MP3 scadono entro il 2018), ma nel frattempo cosa
+dobbiamo fare?</p>
+<p>
+Chi fra noi apprezza il software libero per il valore della libertà rimarrà
+comunque dalla parte dei programmi liberi; saremo in grado di svolgere il
+nostro lavoro senza le funzionalità coperte da brevetto. Ma coloro che
+apprezzano il software libero perché si aspettano che sia tecnicamente
+superiore probabilmente grideranno al fallimento quando un brevetto ne
+impedisce lo sviluppo. Perciò, nonostante sia utile parlare dell'efficacia
+pratica del modello di sviluppo &ldquo;a bazaar&rdquo;, e dell'affidabilità
+e della potenza di un dato programma libero, non ci dobbiamo fermare qui;
+dobbiamo parlare di libertà e di principi. </p>
+
+<h3>Documentazione libera</h3>
+<p>
+La più grande carenza nei nostri sistemi operativi liberi non è nel
+software, quanto nella carenza di buoni manuali liberi da includere nei
+nostri sistemi. La documentazione è una parte essenziale di qualunque
+pacchetto software; quando un importante pacchetto software libero non viene
+accompagnato da un buon manuale libero si tratta di una grossa lacuna. E di
+queste lacune attualmente ne abbiamo molte. </p>
+<p>
+La documentazione libera, come il software libero, è una questione di
+libertà, non di prezzo. Il criterio per definire libero un manuale è
+fondamentalmente lo stesso che per definire libero un programma: si tratta
+di offrire certe libertà a tutti gli utenti. Deve essere permessa la
+redistribuzione (compresa la vendita commerciale), sia in formato
+elettronico che cartaceo, in modo che il manuale possa accompagnare ogni
+copia del programma. </p>
+<p>
+Autorizzare la modifica è anch'esso un aspetto cruciale; in generale, non
+credo sia essenziale permettere alle persone di modificare articoli e libri
+di qualsiasi tipo. Per esempio, non credo che voi o io dobbiamo sentirci in
+dovere di autorizzare la modifica di articoli come questo, articoli che
+descrivono le nostre azioni e il nostro punto di vista. </p>
+<p>
+Ma c'è una ragione particolare per cui la libertà di modifica è cruciale per
+la documentazione dei programmi liberi. Quando qualcuno esercita il proprio
+diritto di modificare il programma, aumentandone o alterandone le
+funzionalità, se è coscienzioso modificherà anche il manuale, in modo da
+poter fornire una documentazione utile e accurata insieme al programma
+modificato. Un manuale non libero, che non permetta ai programmatori di
+essere coscienziosi e completare il loro lavoro, non soddisfa i bisogni
+della nostra comunità. </p>
+<p>
+Alcuni limiti sulla modificabilità non pongono alcun problema; per esempio,
+le richieste di conservare la nota di copyright dell'autore originale, i
+termini di distribuzione e la lista degli autori vanno bene. Non ci sono
+problemi nemmeno nel richiedere che le versioni modificate dichiarino
+esplicitamente di essere tali, così pure che intere sezioni non possano
+essere rimosse o modificate, finché queste sezioni vertono su questioni non
+tecniche. Restrizioni di questo tipo non creano problemi perché non
+impediscono al programmatore coscienzioso di adattare il manuale affinché
+rispecchi il programma modificato. In altre parole, non impediscono alla
+comunità del software libero di beneficiare appieno dal manuale. </p>
+<p>
+D'altro canto, deve essere possibile modificare tutto il contenuto
+<strong>tecnico</strong> del manuale e poter distribuire il risultato in
+tutti i formati usuali, attraverso tutti i normali canali di distribuzione;
+diversamente, le restrizioni creerebbero un ostacolo per la comunità, il
+manuale non sarebbe libero e avremmo bisogno di un altro manuale. </p>
+<p>
+Gli sviluppatori di software libero avranno la consapevolezza e la
+determinazione necessarie a produrre un'intera gamma di manuali liberi?
+Ancora una volta, il nostro futuro dipende dalla nostra filosofia. </p>
+
+<h3>Dobbiamo parlare di libertà</h3>
+<p>
+Stime recenti valutano in dieci milioni il numero di utenti di sistemi
+GNU/Linux quali Debian GNU/Linux e Red Hat "Linux". Il software libero ha
+creato tali vantaggi pratici che gli utenti stanno approdando ad esso per
+pure ragioni pratiche. </p>
+<p>
+Gli effetti positivi di questa situazione sono evidenti: maggior interesse a
+sviluppare software libero, più clienti per le imprese di software libero e
+una migliore capacità di incoraggiare le aziende a sviluppare software
+commerciale libero invece che prodotti software proprietari. </p>
+<p>
+L'interesse per il software, però, sta crescendo più in fretta della
+coscienza della filosofia su cui è basato, e questa disparità causa
+problemi. La nostra capacità di fronteggiare le sfide e le minacce
+descritte in precedenza dipende dalla determinazione nell'essere impegnati
+per la libertà. Per essere sicuri che la nostra comunità abbia tale
+determinazione, dobbiamo diffondere l'idea presso i nuovi utenti man mano
+che entrano a far parte della comunità. </p>
+<p>
+Ma in questo stiamo fallendo: gli sforzi per attrarre nuovi utenti nella
+comunità sono di gran lunga maggiori degli sforzi per l'educazione civica
+della comunità stessa. Dobbiamo fare entrambe le cose, e dobbiamo mantenere
+un equilibrio fra i due impegni. </p>
+
+<h3>"Open Source"</h3>
+<p>
+Parlare di libertà ai nuovi utenti è diventato più difficile dal 1998,
+quando una parte della comunità decise di smettere di usare il termine "free
+software" e usare al suo posto "open source". </p>
+<p>
+Alcune delle persone che suggerirono questo termine intendevano evitare che
+si confondesse "free" con "gratis", un valido obiettivo. D'altra parte,
+altre persone intendevano mettere da parte lo spirito del principio che
+aveva dato la spinta al movimento del software libero e al progetto GNU,
+puntando invece ad attrarre i dirigenti e gli utenti commerciali, molti dei
+quali afferiscono ad una ideologia che pone il profitto al di sopra della
+libertà, della comunità, dei principi. Perciò la retorica di "open source"
+si focalizza sul possibilità di creare software di buona qualità e potente
+ma evita deliberatamente le idee di libertà, comunità, principio. </p>
+<p>
+Le riviste che si chiamano "Linux..." sono un chiaro esempio di ciò: sono
+piene di pubblicità di software proprietario che gira sotto GNU/Linux;
+quando ci sarà il prossimo Motif o Qt, queste riviste avvertiranno i
+programmatori di starne lontano o accetteranno la sua pubblicità? </p>
+<p>
+L'appoggio delle aziende può contribuire alla comunità in molti modi; a
+parità di tutto il resto è una cosa utile. Ma ottenere questo appoggio
+parlando ancor meno di libertà e principi può essere disastroso; rende
+ancora peggiore lo sbilanciamento descritto tra diffusione ed educazione
+civica. </p>
+<p>
+"Software libero" (free software) e "sorgente aperto" (open source)
+descrivono più o meno la stessa categoria di software, ma dicono cose
+differenti sul software e sui valori. Il progetto GNU continua ad usare il
+termine "software libero" per esprimere l'idea che la libertà sia
+importante, non solo la tecnologia. </p>
+
+<h3>Prova!</h3>
+<p>
+La filosofia di Yoda ("Non c'è provare") suona bene, ma per me non
+funziona. Ho fatto la maggior parte del mio lavoro angustiato dal timore di
+non essere in grado di svolgere il mio compito e nel dubbio, se fossi
+riuscito, che non fosse sufficiente per raggiungere l'obiettivo. Ma ci ho
+provato in ogni caso perché nessuno tranne me si poneva tra il nemico e la
+mia città. Sorprendendo me stesso, qualche volta sono riuscito. </p>
+<p>
+A volte ho fallito, alcune delle mie città sono cadute; poi ho trovato
+un'altra città minacciata e mi sono preparato ad un'altra battaglia. Con
+l'andar del tempo ho imparato a cercare le possibili minacce e a mettermi
+tra loro e la mia città, facendo appello ad altri hacker perché venissero e
+si unissero a me. </p>
+<p>
+Oggigiorno spesso non sono da solo. É un sollievo ed una gioia quando vedo
+un reggimento di hacker che scavano trincee per difendere il confine e
+quando mi rendo conto che questa città può sopravvivere; per ora. Ma i
+pericoli diventano più grandi ogni anno, ed ora Microsoft ha esplicitamente
+preso di mira la nostra comunità. Non possiamo dare per scontato il futuro
+della libertà; non diamolo per scontato! Se volete mantenere la vostra
+libertà dovete essere pronti a difenderla. </p>
+
+<div class="translators-notes">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.-->
+ </div>
+</div>
+
+<!-- for id="content", starts in the include above -->
+<!--#include virtual="/server/footer.it.html" -->
+<div id="footer">
+<div class="unprintable">
+
+<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
+href="mailto:gnu@gnu.org">&lt;gnu@gnu.org&gt;</a>. Ci sono anche <a
+href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni
+di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a
+href="mailto:webmasters@gnu.org">&lt;webmasters@gnu.org&gt;</a>.</p>
+
+<p>
+<!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
+ replace it with the translation of these two:
+
+ We work hard and do our best to provide accurate, good quality
+ translations. However, we are not exempt from imperfection.
+ Please send your comments and general suggestions in this regard
+ to <a href="mailto:web-translators@gnu.org">
+
+ &lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>.</p>
+
+ <p>For information on coordinating and submitting translations of
+ our web pages, see <a
+ href="/server/standards/README.translations.html">Translations
+ README</a>. -->
+Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai
+dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne
+riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni
+a <a
+href="mailto:web-translators@gnu.org">&lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>
+oppure contattate direttamente il <a
+href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori
+italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni
+delle nostre pagine web consultate la <a
+href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p>
+</div>
+
+<!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to
+ files generated as part of manuals) on the GNU web server should
+ be under CC BY-ND 4.0. Please do NOT change or remove this
+ without talking with the webmasters or licensing team first.
+ Please make sure the copyright date is consistent with the
+ document. For web pages, it is ok to list just the latest year the
+ document was modified, or published.
+
+ If you wish to list earlier years, that is ok too.
+ Either "2001, 2002, 2003" or "2001-2003" are ok for specifying
+ years, as long as each year in the range is in fact a copyrightable
+ year, i.e., a year in which the document was published (including
+ being publicly visible on the web or in a revision control system).
+
+ There is more detail about copyright years in the GNU Maintainers
+ Information document, www.gnu.org/prep/maintain. -->
+<p>Copyright &copy; 1998, 2001, 2002, 2005, 2006, 2007, 2008, 2010, 2014, 2015,
+2017, 2018, 2020 Richard Stallman</p>
+
+<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license"
+href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons
+Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p>
+
+<!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" -->
+<div class="translators-credits">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.-->
+Tradotto originariamente da Lorenzo Bettini, Antonio Cisternino, Alberto
+Mari, Francesco Potortì, Alessandro Rubini. Revisioni successive di
+Alessandro Rubini, Francesco Potortì, Lorenzo Bettini, Alberto Mari, Andrea
+Pescetti.</div>
+
+<p class="unprintable"><!-- timestamp start -->
+Ultimo aggiornamento:
+
+$Date: 2020/09/10 02:29:00 $
+
+<!-- timestamp end -->
+</p>
+</div>
+</div>
+<!-- for class="inner", starts in the banner include -->
+</body>
+</html>