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Gli editori, sulla base del proprio interesse, hanno sottoposto un -disegno di legge al governo Clinton ridefinendo i "problemi" in modo da -risolvere il conflitto in loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di -Lehman <a href= "#ft2">[2]</a>, è stata il principale argomento di -dibattito alla conferenza "Innovazione e ambiente dell'informazione" -tenutasi all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p> - -<p>John Perry Barlow <a href="#ft3">[3]</a>, il principale relatore, ha aperto -la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful Dead comprese e -affrontò questo conflitto. Decise che sarebbe stato sbagliato interferire -con la riproduzione dei concerti su nastro o con la loro distribuzione su -Internet, ma non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi del diritto -d'autore (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro musica.</p> - -<p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di questi -supporti musicali, e successivamente Gary Glisson <a href= "#ft4">[4]</a> -ha criticato l'idea di Barlow che la rete Internet sia inesplicabilmente -unica e senza uguali nel mondo. Ha obiettato che dovremmo essere in grado -di determinare le implicazioni di Internet per le politiche di copyright -mediante lo stesso tipo di analisi che applichiamo alle altre tecnologie. -Questo è per l'appunto l'intento del presente articolo.</p> - -<p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla proprietà degli -oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà dell'informazione perché -l'informazione è "astratta". Come ha rilevato Steven Winter <a -href="#ft5">[5]</a> la proprietà astratta esiste da secoli. Le azioni -societarie, i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme di -proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono che -l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri tipi di -proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra -l'informazione e altri tipi accettabili di proprietà non è l'astrattezza in -se stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo una spiegazione semplice e +dell'informazione pongono “problemi di copyright”, ma non ha ricondotto +questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale conflitto tra gli +editori delle opere tutelate dal copyright e gli utenti di queste opere. Gli +editori, sulla base del proprio interesse, hanno sottoposto un disegno di +legge al governo Clinton ridefinendo i “problemi” in modo da risolvere il +conflitto in loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di Lehman,<a +href="#ft2"><sup>[2]</sup></a> è stata il principale argomento di dibattito +alla conferenza “Innovazione e ambiente dell'informazione” tenutasi +all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p> + +<p>John Perry Barlow,<a href="#ft3"><sup>[3]</sup></a> il principale relatore, +ha aperto la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful Dead +comprese e affrontò questo conflitto. Decise che sarebbe stato sbagliato +interferire con la riproduzione dei concerti su nastro o con la loro +distribuzione su Internet, ma non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi +del diritto d'autore (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro +musica.</p> + +<p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di questi +supporti musicali, e successivamente Gary Glisson <a +href="#ft4"><sup>[4]</sup></a> ha criticato l'idea di Barlow che la rete +Internet sia inesplicabilmente unica e senza uguali nel mondo. Ha obiettato +che dovremmo essere in grado di determinare le implicazioni di Internet per +le politiche di copyright mediante lo stesso tipo di analisi che applichiamo +alle altre tecnologie. Questo è per l'appunto l'intento del presente +articolo.</p> + +<p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla proprietà degli +oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà dell'informazione perché +l'informazione è “astratta”. Come ha rilevato Steven Winter <a +href="#ft5"><sup>[5]</sup></a> la proprietà astratta esiste da secoli. Le +azioni societarie, i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme +di proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono che +l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri tipi di +proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra l'informazione +e altri tipi accettabili di proprietà non è l'astrattezza in se +stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo una spiegazione semplice e pratica.</p> -<p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un contratto tra -il pubblico e gli "autori" (benché in pratica, nel contratto gli editori -rilevano solitamente il ruolo degli autori). Il pubblico baratta certe -libertà in cambio della possibilità di fruire di una maggior quantità di -opere pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai proposto -che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà per utilizzare -opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate libertà e -la conservazione di altre. Questo significa che ci sono molti contratti -alternativi che il pubblico può offrire agli editori. Ora, qual è il -miglior contratto per il pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e -per quanto tempo? La risposta dipende da due considerazioni: quante -pubblicazioni in più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di -una libertà e quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione -di questa libertà.</p> - -<p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere decisioni +<p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un contratto tra +il pubblico e gli “autori” (benché in pratica, nel contratto gli editori +rilevano solitamente il ruolo degli autori). Il pubblico baratta certe +libertà in cambio della possibilità di fruire di una maggior quantità di +opere pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai proposto +che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà per utilizzare +opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate libertà e +la conservazione di altre. Questo significa che ci sono molti contratti +alternativi che il pubblico può offrire agli editori. Ora, qual è il miglior +contratto per il pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e per quanto +tempo? La risposta dipende da due considerazioni: quante pubblicazioni in +più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di una libertà e +quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione di questa +libertà.</p> + +<p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere decisioni sulla <a href="#later-1">proprietà intellettuale</a> in base all'analogia -con la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche -inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo -persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere cioè i -nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni <a -href="#ft6">[6]</a>. Sicuramente in tal modo si perviene a una risposta, ma -non a una buona risposta. L'analogia non è un modo utile di decidere cosa -comprare e a che prezzo.</p> - -<p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York per -analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta nell'Iowa. In -ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si applicano gli stessi -fattori (costo, quantità di traffico, confisca di terre o case); se -prendessimo la decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere -ogni proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo -ciascuna proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità -varia da caso a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare -costi e benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in -analogia a ciò che valeva per altri media nel passato.</p> - -<p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di Laurence -Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non devono dipendere -dalla scelta del mezzo di comunicazione <a href= "#ft7">[7]</a>, non è -applicabile alle decisioni in materia di copyright. Il copyright è un -contratto con il pubblico, non un diritto naturale. Le questioni di -politica del copyright riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il -pubblico, non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai -lettori.</p> - -<p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento della -stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era impossibile per un -comune lettore riprodurre un libro. La copia a mezzo stampa di un libro -richiedeva un torchio tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per -di più, una copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare -molte copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe +con la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche +inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo +persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere cioè i +nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni.<a +href="#ft6"><sup>[6]</sup></a> Sicuramente in tal modo si perviene a una +risposta, ma non a una buona risposta. L'analogia non è un modo utile di +decidere cosa comprare e a che prezzo.</p> + +<p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York per +analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta nell'Iowa. In +ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si applicano gli stessi +fattori (costo, quantità di traffico, confisca di terre o case); se +prendessimo la decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere +ogni proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo ciascuna +proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità varia da +caso a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare costi e +benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in analogia +a ciò che valeva per altri media nel passato.</p> + +<p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di Laurence +Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non devono dipendere +dalla scelta del mezzo di comunicazione,<a href="#ft7"><sup>[7]</sup></a> +non è applicabile alle decisioni in materia di copyright. Il copyright è un +contratto con il pubblico, non un diritto naturale. Le questioni di politica +del copyright riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il pubblico, +non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai lettori.</p> + +<p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento della +stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era impossibile per un +comune lettore riprodurre un libro. La copia a mezzo stampa di un libro +richiedeva un torchio tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per +di più, una copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare +molte copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe potuto riprodurre un libro in maniera economica.</p> -<p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di riprodurre -libri, in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non poteva -usufruire</b>. Cedere beni che non si possono utilizzare in cambio di -qualcosa di utile e vantaggioso è sempre un buon affare. Perciò il diritto -d'autore non era soggetto a discussione nell'era del torchio da stampa, -proprio perché non limitava nulla che il pubblico dei lettori potesse -facilmente fare.</p> - -<p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua fine. Le -fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il cambiamento; le -tecnologie digitali dell'informazione lo portano a compimento. Questi -progressi rendono possibile la riproduzione alla gente comune, non solo a -editori forniti di attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p> - -<p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente alla -portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla libertà di -copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed esercitarla, invece di -cederla ad altri. L'attuale contratto di copyright non è più un buon affare -per il pubblico, ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il +<p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di riprodurre libri, +in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non poteva usufruire</b>. Cedere +beni che non si possono utilizzare in cambio di qualcosa di utile e +vantaggioso è sempre un buon affare. Perciò il diritto d'autore non era +soggetto a discussione nell'era del torchio da stampa, proprio perché non +limitava nulla che il pubblico dei lettori potesse facilmente fare.</p> + +<p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua fine. Le +fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il cambiamento; le +tecnologie digitali dell'informazione lo portano a compimento. Questi +progressi rendono possibile la riproduzione alla gente comune, non solo a +editori forniti di attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p> + +<p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente alla +portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla libertà di +copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed esercitarla, invece di +cederla ad altri. L'attuale contratto di copyright non è più un buon affare +per il pubblico, ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il beneficio che il pubblico trae dal fare e distribuire copie.</p> -<p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di -copyright non si basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di -Internet. Internet è rilevante perché facilita la copia e la condivisione -di documenti da parte dei comuni lettori. Copiare e condividere, più è -facile più diventa utile, e più diventa un cattivo affare il copyright, -come è ora concepito.</p> - -<p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful Dead -insistere sul diritto d'autore per la produzione dei CD ma non per le -riproduzioni individuali. La produzione di CD funziona come la stampa: non -è possibile oggi per la gente comune, anche per i proprietari di computer, -copiare un CD in un altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD -musicali risulta indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come -tutto il copyright era indolore nell'epoca della stampa. Limitare la copia -della stessa musica in cassette audio digitali danneggia tuttavia gli -ascoltatori, ed essi hanno il diritto di respingere questa -limitazione. [nota del 1999: la realtà tecnologica dei CD è cambiata: ora -molti utenti comuni di computer possono copiare CD, e dovremmo quindi ora -equiparare i CD alle cassette; nota del 2007: nonostante l'evoluzione della -tecnologia del CD, ha ancora senso applicare il copyright alla distribuzione -commerciale ma lasciare libera la copia individuale.]</p> +<p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di copyright +non si basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di Internet. Internet +è rilevante perché facilita la copia e la condivisione di documenti da parte +dei comuni lettori. Copiare e condividere, più è facile più diventa utile, e +più diventa un cattivo affare il copyright, come è ora concepito.</p> + +<p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful Dead insistere +sul diritto d'autore per la produzione dei CD ma non per le riproduzioni +individuali. La produzione di CD funziona come la stampa: non è possibile +oggi per la gente comune, anche per i proprietari di computer, copiare un CD +in un altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD musicali risulta +indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come tutto il copyright era +indolore nell'epoca della stampa. Limitare la copia della stessa musica in +cassette audio digitali danneggia tuttavia gli ascoltatori, ed essi hanno il +diritto di respingere questa limitazione. [nota del 1999: la realtà +tecnologica dei CD è cambiata: ora molti utenti comuni di computer possono +copiare CD, e dovremmo quindi ora equiparare i CD alle cassette; nota del +2007: nonostante l'evoluzione della tecnologia del CD, ha ancora senso +applicare il copyright alla distribuzione commerciale ma lasciare libera la +copia individuale.]</p> <p>Possiamo anche vedere perché l'astrattezza della <a -href="#later-1">proprietà intellettuale</a> non sia il fattore -cruciale. Altre forme di proprietà astratta rappresentano porzioni di un -qualcosa. La copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente -un'attività a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto -togliendo beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica -equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e -mettere assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un +href="#later-1">proprietà intellettuale</a> non sia il fattore +cruciale. Altre forme di proprietà astratta rappresentano porzioni di un +qualcosa. La copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente +un'attività a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto +togliendo beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica +equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e mettere +assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un dollaro. Naturalmente, lo consideriamo sbagliato.</p> -<p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili, illuminanti e -divertenti rende il mondo più felice e migliore; l'amico ne riceve un -beneficio e nessuno viene danneggiato. È un'attività costruttiva che +<p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili, illuminanti e +divertenti rende il mondo più felice e migliore; l'amico ne riceve un +beneficio e nessuno viene danneggiato. È un'attività costruttiva che rafforza i legami sociali.</p> -<p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché sanno che -gli editori reclamano la copia illecita come "perdita". Questa -rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente ingannevole. Quel che -più importa è che presuppone ciò che invece deve essere dimostrato.</p> +<p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché sanno che +gli editori reclamano la copia illecita come “perdita”. Questa +rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente ingannevole. Quel che +più importa è che presuppone ciò che invece deve essere dimostrato.</p> <ul> - <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico avrebbe -altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo talvolta è vero, ma -più spesso è falso; e quando è falso, la perdita asserita non sussiste.</li> - - <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola "perdita" -suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei quali qualcosa che -hanno viene loro tolto. Per esempio, se si è incendiata la scorta di -libri della libreria, o se è stato sottratto il denaro dal registratore -di cassa, questa sarebbe realmente una "perdita". Siamo tutti d'accordo -che è sbagliato fare queste cose ad altre persone. - - <p>Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro, il libraio e -l'editore non hanno perso nulla che avevano. Una descrizione più -appropriata sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello -che avrebbero potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo -amico decidesse di giocare a bridge, invece di leggere un libro. In un -sistema di libero mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare "al -ladro!" solo perché un potenziale cliente sceglie di non trattare con -lei.</p> + <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico avrebbe +altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo talvolta è vero, ma più +spesso è falso; e quando è falso, la perdita asserita non sussiste.</li> + + <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola “perdita” +suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei quali qualcosa che hanno +viene loro tolto. Per esempio, se si è incendiata la scorta di libri della +libreria, o se è stato sottratto il denaro dal registratore di cassa, questa +sarebbe realmente una “perdita”. Siamo tutti d'accordo che è sbagliato fare +queste cose ad altre persone. + + <p>Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro, il libraio e +l'editore non hanno perso nulla che avevano. Una descrizione più appropriata +sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello che avrebbero +potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo amico decidesse di +giocare a bridge, invece di leggere un libro. In un sistema di libero +mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare “al ladro!” solo perché un +potenziale cliente sceglie di non trattare con lei.</p> </li> - <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di "perdita" si -basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe dovuto" essere pagato. Il che -si basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie -individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa -includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter -condividere copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di -essere pagato per ogni copia, e così non può affermare che ci sia una -"perdita", quando non ce n'è alcuna. - - <p>In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del diritto -d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in -sé non danneggia nessuno.</p> + <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di “perdita” si +basa sull'assunzione che l'editore “avrebbe dovuto” essere pagato. Il che si +basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie +individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa +includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter condividere +copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di essere pagato per +ogni copia, e così non può affermare che ci sia una “perdita”, quando non ce +n'è alcuna. + + <p>In altre parole, la “perdita” è una conseguenza del sistema del diritto +d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in sé +non danneggia nessuno.</p> </li> </ul> -<p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema di -responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un computer è -costretto a verificare e controllare le attività di tutti gli utenti, se -non vuole essere punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che -semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan <a -href="#ft8">[8]</a> ha messo in evidenza che ciò pone i titolari del -copyright in una condizione privilegiata, non accordata a nessun altro che -possa affermare di essere danneggiato da un utente di un computer; per -esempio nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il -proprietario del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un -utente diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla -responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti -cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali aiutano -i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà bisogno di -metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i cittadini comuni.</p> - -<p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che gli autori -avessero diritto al monopolio del copyright, non appena proposta, fu subito -rifiutata <a href="#ft9">[9]</a>. Invece, i fondatori della nazione -americana adottarono un'idea diversa di copyright, che mette il pubblico al -primo posto <a href="#ft10">[10]</a>. Negli Stati Uniti si suppone che il -copyright esista per il bene degli utenti; né i vantaggi per gli editori né -quelli per gli autori sono previsti in se stessi, ma solo per indurli a -cambiare i loro comportamenti. Come disse la Corte Suprema nella sentenza -della causa della Fox Film Corporation contro Doyal: "Il solo interesse -degli Stati Uniti e l'oggetto primario nel conferire il monopolio [del -diritto d'autore] poggiano sui benefici generici che il pubblico riceve -dalle opere degli autori". <a href="#ft11">[11]</a></p> - -<p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il -pubblico preferisce essere in grado di fare copie in certi casi, anche se -ciò significa che meno opere sono pubblicate, la scelta del pubblico è -decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione per proibire al -pubblico di copiare ciò che vuole copiare.</p> - -<p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno -sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale, -disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che -presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori (senza -menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli editori). A meno che -non abbia una salda consapevolezza che questa presupposizione è contraria -alle premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente queste -argomentazioni prende per buono che siano alla base del sistema.</p> - -<p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri in -materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche gli autori -e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così James Boyle <a -href="#ft12">[12]</a> spiega come un sistema di stretta <a -href="#later-2">proprietà intellettuale</a> può interferire con la -scrittura di nuove opere. Jessica Litman<a href="#ft13">[13]</a> cita le -protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti nuovi -media di diventare popolari. Pamela Samuelson <a href="#ft14">[14]</a> -avverte che il Libro Bianco può bloccare lo sviluppo della "terza ondata" -dell'industria dell'informazione, chiudendo il mondo in un modello -economico proprio della "seconda ondata", appropriato all'epoca della -stampa.</p> - -<p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle questioni -dove sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un Governo dominati -dall'idea che "ciò che è bene per le multinazionali della comunicazione è -bene per gli USA". Ma sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla -quale si basa questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo -termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono -comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre battaglie. Se -ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste argomentazioni, il pericolo è -di consentire agli editori di sostituire il dettato costituzionale.</p> - -<p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital Future -Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni per -opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori, -americani poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica e -questioni di privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti questioni -collaterali <a href="#ft15">[15]</a>. Vistosamente assente dall'elenco è la -più importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la maggior -parte) vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di criticare -l'obiettivo fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli -editori, e la sua decisione centrale, di respingere la Costituzione e -mettere gli editori al di sopra degli utenti. Questo silenzio può essere -preso per assenso.</p> - -<p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori dipende -dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e degli -ascoltatori abbia un'importanza primaria e che il copyright esista per gli -utenti e non viceversa. Se il pubblico non vuole accettare certi poteri per -il diritto d'autore, questa è in se stessa una giustificazione per non -dargli questi poteri. Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo -scopo del diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso -dell'informazione si può garantire che l'interesse pubblico venga prima di -tutto.</p> - -<h3>NOTE</h3> - -<p id="ft2">[2] Informational Infrastructure Task Force, Intellectual Property and the -National Information Infrastructure: The Report of the Working Group on -Intellectual Property Rights (1995).</p> - -<p id="ft3">[3] John Perry Barlow, Remarks at the Innovation and the Information -Environment Conference (novembre 1995). Barlow è uno dei fondatori -dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove la -libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza -paroliere per il gruppo dei Grateful Dead.</p> - -<p id="ft4">[4] Gary Glisson, Remarks at the Innovation and the Information Environment -Conference (Nov. 1995); si veda anche Gary Glisson, A Practitioner's -Defense of the NII White Paper, 75 Or. L. Rev. (1996) (in difesa del Libro -Bianco). Glisson è partner e presidente dell'Intellectual Property Group -al Lane Powell Spears Lubersky a Portland, Oregon.</p> - -<p id="ft5">[5] Steven Winter, Remarks at the Innovation and the Information -Environment Conference (Nov. 1995). Winter è professore alla School of Law -dell'Università di Miami.</p> - -<p id="ft6">[6] Winter, si veda la nota 5.</p> - -<p id="ft7">[7] Vedi Laurence H. Tribe, The Constitution in Cyberspace: Law and Liberty -Beyond the Electronic Frontier, Humanist, Sett.-Ott. 1991, a pagina 15.</p> - -<p id="ft8">[8] Tim Sloan, Remarks at the Innovation and the Information Environment -Conference (novembre 1995). Sloan è membro della National Telecommunication -and Information Administration.</p> - -<p id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, A Tale of Two Copyrights: Liberary Property in -Revolutionary France and America, in Of Authors and Origins: Essays on -Copyright Law 131, 137-38 (Brad Sherman & Alain Strowel, eds., 1994) -(in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano -"subordinare ... gli interessi degli autori al pubblico vantaggio" o "dare -agli interessi pubblici e privati ... lo stesso peso").</p> - -<p id="ft10">[10] Costituzione degli U.S.A., art. I, 8, comma 8 ("Il Congresso ha il -potere ... di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti utili, -assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo Diritto -alle loro rispettive opere e scoperte.").</p> - -<p id="ft11">[11] 286 U.S. 123, 127 (1932).</p> - -<p id="ft12">[12] James Boyle, Remarks at the Innovation and the Information Environment -Conference (Nov. 1995). Boyle è professore di Diritto all'American -University di Washington, D.C.</p> - -<p id="ft13">[13] Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information -Environment Conference (novembre 1995). J. Litman è professoressa alla -Wayne State University Law School a Detroit, Michigan.</p> - -<p id="ft14">[14] Pamela Samuelson, The Copyright Grab, Wired, gennaio -1996. P. Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.</p> - -<p id="ft15"><!-- (available at URL: -<a href="http://home.worldweb.net/dfc/press.html"> -http://home.worldweb.net/dfc/press.html</a>)--> -[15] Digital Future Coalition, Broad-Based Coalition Expresses Concern Over -Intellectual Property Proposals, 15 novembre 1995.</p> - -<h3>NOTE SUCCESSIVE</h3> - -<p id="later-1">[1] Anche scrivendo questo articolo mi sono convinto che <a -href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine “proprietà -intellettuale” è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai -usare.</p> - -<p id="later-2">[2] Qui sono caduto nell'errore di utilizzare il termine “proprietà -intellettuale” quando in realtà intendevo semplicemente -“copyright”. È come scrivere “Europa” quando -in realtà si intende“Francia”: crea confusione facilmente -evitabile.</p> +<p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema di +responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un computer è +costretto a verificare e controllare le attività di tutti gli utenti, se non +vuole essere punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che +semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan <a +href="#ft8"><sup>[8]</sup></a> ha messo in evidenza che ciò pone i titolari +del copyright in una condizione privilegiata, non accordata a nessun altro +che possa affermare di essere danneggiato da un utente di un computer; per +esempio nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il proprietario +del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un utente +diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla +responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti +cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali aiutano +i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà bisogno di +metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i cittadini comuni.</p> + +<p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che gli autori +avessero diritto al monopolio del copyright, non appena proposta, fu subito +rifiutata.<a href="#ft9"><sup>[9]</sup></a> Invece, i fondatori della +nazione americana adottarono un'idea diversa di copyright, che mette il +pubblico al primo posto.<a href="#ft10"><sup>[10]</sup></a> Negli Stati +Uniti si suppone che il copyright esista per il bene degli utenti; né i +vantaggi per gli editori né quelli per gli autori sono previsti in se +stessi, ma solo per indurli a cambiare i loro comportamenti. Come disse la +Corte Suprema nella sentenza della causa della <cite>Fox Film Corporation +contro Doyal</cite>: «Il solo interesse degli Stati Uniti e l'oggetto +primario nel conferire il monopolio [del diritto d'autore] poggiano sui +benefici generici che il pubblico riceve dalle opere degli autori».<a +href="#ft11"><sup>[11]</sup></a></p> + +<p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il pubblico +preferisce essere in grado di fare copie in certi casi, anche se ciò +significa che meno opere sono pubblicate, la scelta del pubblico è +decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione per proibire al pubblico +di copiare ciò che vuole copiare.</p> + +<p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno +sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale, +disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che +presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori (senza +menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli editori). A meno che +non abbia una salda consapevolezza che questa presupposizione è contraria +alle premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente queste +argomentazioni prende per buono che siano alla base del sistema.</p> + +<p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri in +materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche gli autori +e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così James Boyle <a +href="#ft12"><sup>[12]</sup></a> spiega come un sistema di stretta <a +href="#later-2">proprietà intellettuale</a> può interferire con la scrittura +di nuove opere. Jessica Litman <a href="#ft13"><sup>[13]</sup></a> +cita le protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti +nuovi media di diventare popolari. Pamela Samuelson <a +href="#ft14"><sup>[14]</sup></a> avverte che il Libro Bianco può bloccare lo +sviluppo della “terza ondata” dell'industria dell'informazione, chiudendo il +mondo in un modello economico proprio della “seconda ondata”, appropriato +all'epoca della stampa.</p> + +<p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle questioni dove +sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un Governo dominati +dall'idea che «ciò che è bene per le multinazionali della comunicazione è +bene per gli USA». Ma sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla +quale si basa questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo +termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono +comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre battaglie. Se +ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste argomentazioni, il pericolo è +di consentire agli editori di sostituire il dettato costituzionale.</p> + +<p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital Future +Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni per +opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori, americani +poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica e questioni di +privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti questioni collaterali.<a +href="#ft15"><sup>[15]</sup></a> Vistosamente assente dall'elenco è la più +importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la maggior parte) +vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di criticare l'obiettivo +fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli editori, e la +sua decisione centrale, di respingere la Costituzione e mettere gli editori +al di sopra degli utenti. Questo silenzio può essere preso per assenso.</p> + +<p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori dipende +dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e degli ascoltatori +abbia un'importanza primaria e che il copyright esista per gli utenti e non +viceversa. Se il pubblico non vuole accettare certi poteri per il diritto +d'autore, questa è in se stessa una giustificazione per non dargli questi +poteri. Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo scopo del +diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso dell'informazione si +può garantire che l'interesse pubblico venga prima di tutto.</p> + +<h3 class="footnote">Note successive</h3> +<ul> +<li id="later-1"><em>Proprietà intellettuale:</em> Anche scrivendo questo articolo mi +sono convinto che <a href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine “proprietà +intellettuale” è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai usare.</li> + +<li id="later-2"><em>Sistema di proprietà intellettuale:</em> Qui sono caduto +nell'errore di utilizzare il termine “proprietà intellettuale” quando in +realtà intendevo semplicemente “copyright”. È come scrivere “Europa” +quando in realtà si intende “Francia”: crea confusione facilmente evitabile.</li> +</ul> + +<div class="infobox"> +<hr /> +<ol> +<li id="ft1">Pubblicato nella <cite>Oregon Law Review</cite>, primavera 1996.</li> + +<li id="ft2">Informational Infrastructure Task Force, <cite>Intellectual Property and the +National Information Infrastructure: The Report of the Working Group on +Intellectual Property Rights</cite> (1995).</li> + +<li id="ft3">John Perry Barlow, Remarks at the <cite>Innovation and the Information +Environment Conference</cite> (novembre 1995). Barlow è uno dei fondatori +dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove la +libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza paroliere +per il gruppo dei Grateful Dead.</li> + +<li id="ft4">Gary Glisson, Remarks at the <cite>Innovation and the Information +Environment Conference</cite> (novembre 1995); si veda anche Gary Glisson, +“A Practitioner's Defense of the NII White Paper”, 75 +<cite>Or. L. Rev.</cite> (1996) (in difesa del Libro Bianco). Glisson è +partner e presidente dell'Intellectual Property Group al Lane Powell Spears +Lubersky a Portland, Oregon.</li> + +<li id="ft5">Steven Winter, Remarks at the <cite>Innovation and the Information +Environment Conference</cite> (novembre 1995). Winter è professore alla +School of Law dell'Università di Miami.</li> + +<li id="ft6">Winter, si veda la nota 5.</li> + +<li id="ft7">Vedi Laurence H. Tribe, “The Constitution in Cyberspace: Law and Liberty +Beyond the Electronic Frontier”, <cite>Humanist</cite>, Sett.-Ott. 1991, a +pagina 15.</li> + +<li id="ft8">Tim Sloan, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment +Conference</cite> (novembre 1995). Sloan è membro della National +Telecommunication and Information Administration.</li> + +<li id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, “A Tale of Two Copyrights: Literary Property in +Revolutionary France and America”, in <cite>Of Authors and Origins: Essays +on Copyright Law</cite> 131, 137-38 (Brad Sherman & Alain Strowel, eds., +1994), in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano +«[...] subordinare [...] gli interessi degli autori al pubblico vantaggio +[...]» o «[...] dare agli interessi pubblici e privati [...] lo stesso +peso».</li> + +<li id="ft10"><cite>Costituzione degli U.S.A.</cite>, art. I, 8, comma 8 – «Il Congresso +ha il potere [...] di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti +utili, assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo +Diritto alle loro rispettive opere e scoperte».</li> + +<li id="ft11"><cite>286 U.S. 123</cite>, 127 (1932).</li> + +<li id="ft12">James Boyle, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment +Conference</cite> (novembre 1995). Boyle è professore di Diritto +all'American University di Washington, D.C.</li> + +<li id="ft13">Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information Environment +Conference (novembre 1995). J. Litman è professoressa alla Wayne State +University Law School a Detroit, Michigan.</li> + +<li id="ft14">Pamela Samuelson, “The Copyright Grab”, <cite>Wired</cite> (gennaio +1996). P. Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.</li> + +<li id="ft15"><!-- (available at URL: +home.worldweb.net/dfc/press.html</a> +)--> +Digital Future Coalition, “Broad-Based Coalition Expresses Concern Over +Intellectual Property Proposals” (5 novembre 1995).</li> +</ol> +</div> +</div> + <div class="translators-notes"> <!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.--> @@ -381,10 +390,10 @@ evitabile.</p> <!-- for id="content", starts in the include above --> <!--#include virtual="/server/footer.it.html" --> -<div id="footer"> +<div id="footer" role="contentinfo"> <div class="unprintable"> -<p>er informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a +<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a href="mailto:gnu@gnu.org"><gnu@gnu.org></a>. Ci sono anche <a href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a @@ -401,7 +410,7 @@ href="mailto:webmasters@gnu.org"><webmasters@gnu.org></a>.</p> <web-translators@gnu.org></a>.</p> - <p>For information on coordinating and submitting translations of + <p>For information on coordinating and contributing translations of our web pages, see <a href="/server/standards/README.translations.html">Translations README</a>. --> @@ -417,11 +426,28 @@ delle nostre pagine web consultate la <a href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p> </div> -<p>Copyright © 1996, 1999, 2016 Richard M. Stallman</p> +<!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to + files generated as part of manuals) on the GNU web server should + be under CC BY-ND 4.0. Please do NOT change or remove this + without talking with the webmasters or licensing team first. + Please make sure the copyright date is consistent with the + document. 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Stallman</p> <p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license" -href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons -Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p> +href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it">Creative +Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale</a> (CC BY-ND +4.0).</p> <!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" --> <div class="translators-credits"> @@ -434,11 +460,12 @@ V. Felchero, Paola Blason, Francesco Potortì, Andrea Pescetti.</div> <p class="unprintable"><!-- timestamp start --> Ultimo aggiornamento: -$Date: 2018/04/21 17:31:09 $ +$Date: 2021/10/16 10:33:12 $ <!-- timestamp end --> </p> </div> </div> +<!-- for class="inner", starts in the banner include --> </body> </html> |