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<title>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto - Progetto
@@ -9,370 +12,376 @@ GNU - Free Software Foundation</title>
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+<div class="article reduced-width">
<h2>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto</h2>
-<pre>
- Reevaluating Copyright: The Public Must Prevail
- [Pubblicato nella Oregon Law Review, primavera 1996]
-
- Richard Stallman
-</pre>
+<address class="byline">di <a href="https://www.stallman.org/">Richard Stallman</a>&#8239;<a
+href="#ft1"><sup>[1]</sup></a></address>
<p>Il mondo del diritto è consapevole che le tecnologie digitali
-dell'informazione pongono "problemi di copyright", ma non ha ricondotto
-questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale conflitto tra gli
-editori delle opere tutelate dal copyright e gli utenti di queste
-opere. Gli editori, sulla base del proprio interesse, hanno sottoposto un
-disegno di legge al governo Clinton ridefinendo i "problemi" in modo da
-risolvere il conflitto in loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di
-Lehman <a href= "#ft2">[2]</a>, è stata il principale argomento di
-dibattito alla conferenza "Innovazione e ambiente dell'informazione"
-tenutasi all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p>
-
-<p>John Perry Barlow <a href="#ft3">[3]</a>, il principale relatore, ha aperto
-la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful Dead comprese e
-affrontò questo conflitto. Decise che sarebbe stato sbagliato interferire
-con la riproduzione dei concerti su nastro o con la loro distribuzione su
-Internet, ma non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi del diritto
-d'autore (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro musica.</p>
-
-<p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di questi
-supporti musicali, e successivamente Gary Glisson <a href= "#ft4">[4]</a>
-ha criticato l'idea di Barlow che la rete Internet sia inesplicabilmente
-unica e senza uguali nel mondo. Ha obiettato che dovremmo essere in grado
-di determinare le implicazioni di Internet per le politiche di copyright
-mediante lo stesso tipo di analisi che applichiamo alle altre tecnologie.
-Questo è per l'appunto l'intento del presente articolo.</p>
-
-<p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla proprietà degli
-oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà dell'informazione perché
-l'informazione è "astratta". Come ha rilevato Steven Winter <a
-href="#ft5">[5]</a> la proprietà astratta esiste da secoli. Le azioni
-societarie, i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme di
-proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono che
-l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri tipi di
-proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra
-l'informazione e altri tipi accettabili di proprietà non è l'astrattezza in
-se stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo una spiegazione semplice e
+dell'informazione pongono “problemi di copyright”, ma non ha ricondotto
+questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale conflitto tra gli
+editori delle opere tutelate dal copyright e gli utenti di queste opere. Gli
+editori, sulla base del proprio interesse, hanno sottoposto un disegno di
+legge al governo Clinton ridefinendo i “problemi” in modo da risolvere il
+conflitto in loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di Lehman,<a
+href="#ft2"><sup>[2]</sup></a> è stata il principale argomento di dibattito
+alla conferenza “Innovazione e ambiente dell'informazione” tenutasi
+all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p>
+
+<p>John Perry Barlow,<a href="#ft3"><sup>[3]</sup></a> il principale relatore,
+ha aperto la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful Dead
+comprese e affrontò questo conflitto. Decise che sarebbe stato sbagliato
+interferire con la riproduzione dei concerti su nastro o con la loro
+distribuzione su Internet, ma non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi
+del diritto d'autore (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro
+musica.</p>
+
+<p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di questi
+supporti musicali, e successivamente Gary Glisson&#8239;<a
+href="#ft4"><sup>[4]</sup></a> ha criticato l'idea di Barlow che la rete
+Internet sia inesplicabilmente unica e senza uguali nel mondo. Ha obiettato
+che dovremmo essere in grado di determinare le implicazioni di Internet per
+le politiche di copyright mediante lo stesso tipo di analisi che applichiamo
+alle altre tecnologie. Questo è per l'appunto l'intento del presente
+articolo.</p>
+
+<p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla proprietà degli
+oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà dell'informazione perché
+l'informazione è “astratta”. Come ha rilevato Steven Winter&#8239;<a
+href="#ft5"><sup>[5]</sup></a> la proprietà astratta esiste da secoli. Le
+azioni societarie, i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme
+di proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono che
+l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri tipi di
+proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra l'informazione
+e altri tipi accettabili di proprietà non è l'astrattezza in se
+stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo una spiegazione semplice e
pratica.</p>
-<p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un contratto tra
-il pubblico e gli "autori" (benché in pratica, nel contratto gli editori
-rilevano solitamente il ruolo degli autori). Il pubblico baratta certe
-libertà in cambio della possibilità di fruire di una maggior quantità di
-opere pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai proposto
-che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà per utilizzare
-opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate libertà e
-la conservazione di altre. Questo significa che ci sono molti contratti
-alternativi che il pubblico può offrire agli editori. Ora, qual è il
-miglior contratto per il pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e
-per quanto tempo? La risposta dipende da due considerazioni: quante
-pubblicazioni in più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di
-una libertà e quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione
-di questa libertà.</p>
-
-<p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere decisioni
+<p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un contratto tra
+il pubblico e gli “autori” (benché in pratica, nel contratto gli editori
+rilevano solitamente il ruolo degli autori). Il pubblico baratta certe
+libertà in cambio della possibilità di fruire di una maggior quantità di
+opere pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai proposto
+che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà per utilizzare
+opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate libertà e
+la conservazione di altre. Questo significa che ci sono molti contratti
+alternativi che il pubblico può offrire agli editori. Ora, qual è il miglior
+contratto per il pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e per quanto
+tempo? La risposta dipende da due considerazioni: quante pubblicazioni in
+più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di una libertà e
+quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione di questa
+libertà.</p>
+
+<p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere decisioni
sulla <a href="#later-1">proprietà intellettuale</a> in base all'analogia
-con la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche
-inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo
-persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere cioè i
-nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni <a
-href="#ft6">[6]</a>. Sicuramente in tal modo si perviene a una risposta, ma
-non a una buona risposta. L'analogia non è un modo utile di decidere cosa
-comprare e a che prezzo.</p>
-
-<p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York per
-analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta nell'Iowa. In
-ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si applicano gli stessi
-fattori (costo, quantità di traffico, confisca di terre o case); se
-prendessimo la decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere
-ogni proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo
-ciascuna proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità
-varia da caso a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare
-costi e benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in
-analogia a ciò che valeva per altri media nel passato.</p>
-
-<p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di Laurence
-Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non devono dipendere
-dalla scelta del mezzo di comunicazione <a href= "#ft7">[7]</a>, non è
-applicabile alle decisioni in materia di copyright. Il copyright è un
-contratto con il pubblico, non un diritto naturale. Le questioni di
-politica del copyright riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il
-pubblico, non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai
-lettori.</p>
-
-<p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento della
-stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era impossibile per un
-comune lettore riprodurre un libro. La copia a mezzo stampa di un libro
-richiedeva un torchio tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per
-di più, una copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare
-molte copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe
+con la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche
+inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo
+persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere cioè i
+nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni.<a
+href="#ft6"><sup>[6]</sup></a> Sicuramente in tal modo si perviene a una
+risposta, ma non a una buona risposta. L'analogia non è un modo utile di
+decidere cosa comprare e a che prezzo.</p>
+
+<p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York per
+analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta nell'Iowa. In
+ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si applicano gli stessi
+fattori (costo, quantità di traffico, confisca di terre o case); se
+prendessimo la decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere
+ogni proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo ciascuna
+proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità varia da
+caso a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare costi e
+benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in analogia
+a ciò che valeva per altri media nel passato.</p>
+
+<p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di Laurence
+Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non devono dipendere
+dalla scelta del mezzo di comunicazione,<a href="#ft7"><sup>[7]</sup></a>
+non è applicabile alle decisioni in materia di copyright. Il copyright è un
+contratto con il pubblico, non un diritto naturale. Le questioni di politica
+del copyright riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il pubblico,
+non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai lettori.</p>
+
+<p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento della
+stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era impossibile per un
+comune lettore riprodurre un libro. La copia a mezzo stampa di un libro
+richiedeva un torchio tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per
+di più, una copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare
+molte copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe
potuto riprodurre un libro in maniera economica.</p>
-<p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di riprodurre
-libri, in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non poteva
-usufruire</b>. Cedere beni che non si possono utilizzare in cambio di
-qualcosa di utile e vantaggioso è sempre un buon affare. Perciò il diritto
-d'autore non era soggetto a discussione nell'era del torchio da stampa,
-proprio perché non limitava nulla che il pubblico dei lettori potesse
-facilmente fare.</p>
-
-<p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua fine. Le
-fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il cambiamento; le
-tecnologie digitali dell'informazione lo portano a compimento. Questi
-progressi rendono possibile la riproduzione alla gente comune, non solo a
-editori forniti di attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p>
-
-<p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente alla
-portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla libertà di
-copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed esercitarla, invece di
-cederla ad altri. L'attuale contratto di copyright non è più un buon affare
-per il pubblico, ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il
+<p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di riprodurre libri,
+in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non poteva usufruire</b>. Cedere
+beni che non si possono utilizzare in cambio di qualcosa di utile e
+vantaggioso è sempre un buon affare. Perciò il diritto d'autore non era
+soggetto a discussione nell'era del torchio da stampa, proprio perché non
+limitava nulla che il pubblico dei lettori potesse facilmente fare.</p>
+
+<p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua fine. Le
+fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il cambiamento; le
+tecnologie digitali dell'informazione lo portano a compimento. Questi
+progressi rendono possibile la riproduzione alla gente comune, non solo a
+editori forniti di attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p>
+
+<p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente alla
+portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla libertà di
+copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed esercitarla, invece di
+cederla ad altri. L'attuale contratto di copyright non è più un buon affare
+per il pubblico, ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il
beneficio che il pubblico trae dal fare e distribuire copie.</p>
-<p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di
-copyright non si basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di
-Internet. Internet è rilevante perché facilita la copia e la condivisione
-di documenti da parte dei comuni lettori. Copiare e condividere, più è
-facile più diventa utile, e più diventa un cattivo affare il copyright,
-come è ora concepito.</p>
-
-<p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful Dead
-insistere sul diritto d'autore per la produzione dei CD ma non per le
-riproduzioni individuali. La produzione di CD funziona come la stampa: non
-è possibile oggi per la gente comune, anche per i proprietari di computer,
-copiare un CD in un altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD
-musicali risulta indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come
-tutto il copyright era indolore nell'epoca della stampa. Limitare la copia
-della stessa musica in cassette audio digitali danneggia tuttavia gli
-ascoltatori, ed essi hanno il diritto di respingere questa
-limitazione. [nota del 1999: la realtà tecnologica dei CD è cambiata: ora
-molti utenti comuni di computer possono copiare CD, e dovremmo quindi ora
-equiparare i CD alle cassette; nota del 2007: nonostante l'evoluzione della
-tecnologia del CD, ha ancora senso applicare il copyright alla distribuzione
-commerciale ma lasciare libera la copia individuale.]</p>
+<p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di copyright
+non si basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di Internet. Internet
+è rilevante perché facilita la copia e la condivisione di documenti da parte
+dei comuni lettori. Copiare e condividere, più è facile più diventa utile, e
+più diventa un cattivo affare il copyright, come è ora concepito.</p>
+
+<p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful Dead insistere
+sul diritto d'autore per la produzione dei CD ma non per le riproduzioni
+individuali. La produzione di CD funziona come la stampa: non è possibile
+oggi per la gente comune, anche per i proprietari di computer, copiare un CD
+in un altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD musicali risulta
+indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come tutto il copyright era
+indolore nell'epoca della stampa. Limitare la copia della stessa musica in
+cassette audio digitali danneggia tuttavia gli ascoltatori, ed essi hanno il
+diritto di respingere questa limitazione. [nota del 1999: la realtà
+tecnologica dei CD è cambiata: ora molti utenti comuni di computer possono
+copiare CD, e dovremmo quindi ora equiparare i CD alle cassette; nota del
+2007: nonostante l'evoluzione della tecnologia del CD, ha ancora senso
+applicare il copyright alla distribuzione commerciale ma lasciare libera la
+copia individuale.]</p>
<p>Possiamo anche vedere perché l'astrattezza della <a
-href="#later-1">proprietà intellettuale</a> non sia il fattore
-cruciale. Altre forme di proprietà astratta rappresentano porzioni di un
-qualcosa. La copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente
-un'attività a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto
-togliendo beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica
-equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e
-mettere assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un
+href="#later-1">proprietà intellettuale</a> non sia il fattore
+cruciale. Altre forme di proprietà astratta rappresentano porzioni di un
+qualcosa. La copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente
+un'attività a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto
+togliendo beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica
+equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e mettere
+assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un
dollaro. Naturalmente, lo consideriamo sbagliato.</p>
-<p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili, illuminanti e
-divertenti rende il mondo più felice e migliore; l'amico ne riceve un
-beneficio e nessuno viene danneggiato. È un'attività costruttiva che
+<p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili, illuminanti e
+divertenti rende il mondo più felice e migliore; l'amico ne riceve un
+beneficio e nessuno viene danneggiato. È un'attività costruttiva che
rafforza i legami sociali.</p>
-<p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché sanno che
-gli editori reclamano la copia illecita come "perdita". Questa
-rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente ingannevole. Quel che
-più importa è che presuppone ciò che invece deve essere dimostrato.</p>
+<p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché sanno che
+gli editori reclamano la copia illecita come “perdita”. Questa
+rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente ingannevole. Quel che
+più importa è che presuppone ciò che invece deve essere dimostrato.</p>
<ul>
- <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico avrebbe
-altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo talvolta è vero, ma
-più spesso è falso; e quando è falso, la perdita asserita non sussiste.</li>
-
- <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola "perdita"
-suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei quali qualcosa che
-hanno viene loro tolto. Per esempio, se si è incendiata la scorta di
-libri della libreria, o se è stato sottratto il denaro dal registratore
-di cassa, questa sarebbe realmente una "perdita". Siamo tutti d'accordo
-che è sbagliato fare queste cose ad altre persone.
-
- <p>Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro, il libraio e
-l'editore non hanno perso nulla che avevano. Una descrizione più
-appropriata sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello
-che avrebbero potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo
-amico decidesse di giocare a bridge, invece di leggere un libro. In un
-sistema di libero mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare "al
-ladro!" solo perché un potenziale cliente sceglie di non trattare con
-lei.</p>
+ <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico avrebbe
+altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo talvolta è vero, ma più
+spesso è falso; e quando è falso, la perdita asserita non sussiste.</li>
+
+ <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola “perdita”
+suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei quali qualcosa che hanno
+viene loro tolto. Per esempio, se si è incendiata la scorta di libri della
+libreria, o se è stato sottratto il denaro dal registratore di cassa, questa
+sarebbe realmente una “perdita”. Siamo tutti d'accordo che è sbagliato fare
+queste cose ad altre persone.
+
+ <p>Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro, il libraio e
+l'editore non hanno perso nulla che avevano. Una descrizione più appropriata
+sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello che avrebbero
+potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo amico decidesse di
+giocare a bridge, invece di leggere un libro. In un sistema di libero
+mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare “al ladro!” solo perché un
+potenziale cliente sceglie di non trattare con lei.</p>
</li>
- <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di "perdita" si
-basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe dovuto" essere pagato. Il che
-si basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie
-individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa
-includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter
-condividere copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di
-essere pagato per ogni copia, e così non può affermare che ci sia una
-"perdita", quando non ce n'è alcuna.
-
- <p>In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del diritto
-d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in
-sé non danneggia nessuno.</p>
+ <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di “perdita” si
+basa sull'assunzione che l'editore “avrebbe dovuto” essere pagato. Il che si
+basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie
+individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa
+includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter condividere
+copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di essere pagato per
+ogni copia, e così non può affermare che ci sia una “perdita”, quando non ce
+n'è alcuna.
+
+ <p>In altre parole, la “perdita” è una conseguenza del sistema del diritto
+d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in sé
+non danneggia nessuno.</p>
</li>
</ul>
-<p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema di
-responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un computer è
-costretto a verificare e controllare le attività di tutti gli utenti, se
-non vuole essere punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che
-semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan <a
-href="#ft8">[8]</a> ha messo in evidenza che ciò pone i titolari del
-copyright in una condizione privilegiata, non accordata a nessun altro che
-possa affermare di essere danneggiato da un utente di un computer; per
-esempio nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il
-proprietario del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un
-utente diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla
-responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti
-cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali aiutano
-i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà bisogno di
-metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i cittadini comuni.</p>
-
-<p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che gli autori
-avessero diritto al monopolio del copyright, non appena proposta, fu subito
-rifiutata <a href="#ft9">[9]</a>. Invece, i fondatori della nazione
-americana adottarono un'idea diversa di copyright, che mette il pubblico al
-primo posto <a href="#ft10">[10]</a>. Negli Stati Uniti si suppone che il
-copyright esista per il bene degli utenti; né i vantaggi per gli editori né
-quelli per gli autori sono previsti in se stessi, ma solo per indurli a
-cambiare i loro comportamenti. Come disse la Corte Suprema nella sentenza
-della causa della Fox Film Corporation contro Doyal: "Il solo interesse
-degli Stati Uniti e l'oggetto primario nel conferire il monopolio [del
-diritto d'autore] poggiano sui benefici generici che il pubblico riceve
-dalle opere degli autori". <a href="#ft11">[11]</a></p>
-
-<p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il
-pubblico preferisce essere in grado di fare copie in certi casi, anche se
-ciò significa che meno opere sono pubblicate, la scelta del pubblico è
-decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione per proibire al
-pubblico di copiare ciò che vuole copiare.</p>
-
-<p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno
-sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale,
-disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che
-presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori (senza
-menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli editori). A meno che
-non abbia una salda consapevolezza che questa presupposizione è contraria
-alle premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente queste
-argomentazioni prende per buono che siano alla base del sistema.</p>
-
-<p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri in
-materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche gli autori
-e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così James Boyle <a
-href="#ft12">[12]</a> spiega come un sistema di stretta <a
-href="#later-2">proprietà intellettuale</a> può interferire con la
-scrittura di nuove opere. Jessica Litman<a href="#ft13">[13]</a> cita le
-protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti nuovi
-media di diventare popolari. Pamela Samuelson <a href="#ft14">[14]</a>
-avverte che il Libro Bianco può bloccare lo sviluppo della "terza ondata"
-dell'industria dell'informazione, chiudendo il mondo in un modello
-economico proprio della "seconda ondata", appropriato all'epoca della
-stampa.</p>
-
-<p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle questioni
-dove sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un Governo dominati
-dall'idea che "ciò che è bene per le multinazionali della comunicazione è
-bene per gli USA". Ma sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla
-quale si basa questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo
-termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono
-comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre battaglie. Se
-ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste argomentazioni, il pericolo è
-di consentire agli editori di sostituire il dettato costituzionale.</p>
-
-<p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital Future
-Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni per
-opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori,
-americani poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica e
-questioni di privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti questioni
-collaterali <a href="#ft15">[15]</a>. Vistosamente assente dall'elenco è la
-più importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la maggior
-parte) vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di criticare
-l'obiettivo fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli
-editori, e la sua decisione centrale, di respingere la Costituzione e
-mettere gli editori al di sopra degli utenti. Questo silenzio può essere
-preso per assenso.</p>
-
-<p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori dipende
-dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e degli
-ascoltatori abbia un'importanza primaria e che il copyright esista per gli
-utenti e non viceversa. Se il pubblico non vuole accettare certi poteri per
-il diritto d'autore, questa è in se stessa una giustificazione per non
-dargli questi poteri. Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo
-scopo del diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso
-dell'informazione si può garantire che l'interesse pubblico venga prima di
-tutto.</p>
-
-<h3>NOTE</h3>
-
-<p id="ft2">[2] Informational Infrastructure Task Force, Intellectual Property and the
-National Information Infrastructure: The Report of the Working Group on
-Intellectual Property Rights (1995).</p>
-
-<p id="ft3">[3] John Perry Barlow, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (novembre 1995). Barlow è uno dei fondatori
-dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove la
-libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza
-paroliere per il gruppo dei Grateful Dead.</p>
-
-<p id="ft4">[4] Gary Glisson, Remarks at the Innovation and the Information Environment
-Conference (Nov. 1995); si veda anche Gary Glisson, A Practitioner's
-Defense of the NII White Paper, 75 Or. L. Rev. (1996) (in difesa del Libro
-Bianco). Glisson è partner e presidente dell'Intellectual Property Group
-al Lane Powell Spears Lubersky a Portland, Oregon.</p>
-
-<p id="ft5">[5] Steven Winter, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (Nov. 1995). Winter è professore alla School of Law
-dell'Università di Miami.</p>
-
-<p id="ft6">[6] Winter, si veda la nota 5.</p>
-
-<p id="ft7">[7] Vedi Laurence H. Tribe, The Constitution in Cyberspace: Law and Liberty
-Beyond the Electronic Frontier, Humanist, Sett.-Ott. 1991, a pagina 15.</p>
-
-<p id="ft8">[8] Tim Sloan, Remarks at the Innovation and the Information Environment
-Conference (novembre 1995). Sloan è membro della National Telecommunication
-and Information Administration.</p>
-
-<p id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, A Tale of Two Copyrights: Liberary Property in
-Revolutionary France and America, in Of Authors and Origins: Essays on
-Copyright Law 131, 137-38 (Brad Sherman &amp; Alain Strowel, eds., 1994)
-(in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano
-"subordinare ... gli interessi degli autori al pubblico vantaggio" o "dare
-agli interessi pubblici e privati ... lo stesso peso").</p>
-
-<p id="ft10">[10] Costituzione degli U.S.A., art. I, 8, comma 8 ("Il Congresso ha il
-potere ... di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti utili,
-assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo Diritto
-alle loro rispettive opere e scoperte.").</p>
-
-<p id="ft11">[11] 286 U.S. 123, 127 (1932).</p>
-
-<p id="ft12">[12] James Boyle, Remarks at the Innovation and the Information Environment
-Conference (Nov. 1995). Boyle è professore di Diritto all'American
-University di Washington, D.C.</p>
-
-<p id="ft13">[13] Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (novembre 1995). J. Litman è professoressa alla
-Wayne State University Law School a Detroit, Michigan.</p>
-
-<p id="ft14">[14] Pamela Samuelson, The Copyright Grab, Wired, gennaio
-1996. P. Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.</p>
-
-<p id="ft15"><!-- (available at URL:
-<a href="http://home.worldweb.net/dfc/press.html">
-http://home.worldweb.net/dfc/press.html</a>)-->
-[15] Digital Future Coalition, Broad-Based Coalition Expresses Concern Over
-Intellectual Property Proposals, 15 novembre 1995.</p>
-
-<h3>NOTE SUCCESSIVE</h3>
-
-<p id="later-1">[1] Anche scrivendo questo articolo mi sono convinto che <a
-href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine &ldquo;proprietà
-intellettuale&rdquo; è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai
-usare.</p>
-
-<p id="later-2">[2] Qui sono caduto nell'errore di utilizzare il termine &ldquo;proprietà
-intellettuale&rdquo; quando in realtà intendevo semplicemente
-&ldquo;copyright&rdquo;. &Egrave; come scrivere &ldquo;Europa&rdquo; quando
-in realtà si intende&ldquo;Francia&rdquo;: crea confusione facilmente
-evitabile.</p>
+<p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema di
+responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un computer è
+costretto a verificare e controllare le attività di tutti gli utenti, se non
+vuole essere punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che
+semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan&#8239;<a
+href="#ft8"><sup>[8]</sup></a> ha messo in evidenza che ciò pone i titolari
+del copyright in una condizione privilegiata, non accordata a nessun altro
+che possa affermare di essere danneggiato da un utente di un computer; per
+esempio nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il proprietario
+del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un utente
+diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla
+responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti
+cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali aiutano
+i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà bisogno di
+metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i cittadini comuni.</p>
+
+<p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che gli autori
+avessero diritto al monopolio del copyright, non appena proposta, fu subito
+rifiutata.<a href="#ft9"><sup>[9]</sup></a> Invece, i fondatori della
+nazione americana adottarono un'idea diversa di copyright, che mette il
+pubblico al primo posto.<a href="#ft10"><sup>[10]</sup></a> Negli Stati
+Uniti si suppone che il copyright esista per il bene degli utenti; né i
+vantaggi per gli editori né quelli per gli autori sono previsti in se
+stessi, ma solo per indurli a cambiare i loro comportamenti. Come disse la
+Corte Suprema nella sentenza della causa della <cite>Fox Film Corporation
+contro Doyal</cite>: «Il solo interesse degli Stati Uniti e l'oggetto
+primario nel conferire il monopolio [del diritto d'autore] poggiano sui
+benefici generici che il pubblico riceve dalle opere degli autori».<a
+href="#ft11"><sup>[11]</sup></a></p>
+
+<p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il pubblico
+preferisce essere in grado di fare copie in certi casi, anche se ciò
+significa che meno opere sono pubblicate, la scelta del pubblico è
+decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione per proibire al pubblico
+di copiare ciò che vuole copiare.</p>
+
+<p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno
+sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale,
+disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che
+presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori (senza
+menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli editori). A meno che
+non abbia una salda consapevolezza che questa presupposizione è contraria
+alle premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente queste
+argomentazioni prende per buono che siano alla base del sistema.</p>
+
+<p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri in
+materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche gli autori
+e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così James Boyle&#8239;<a
+href="#ft12"><sup>[12]</sup></a> spiega come un sistema di stretta <a
+href="#later-2">proprietà intellettuale</a> può interferire con la scrittura
+di nuove opere. Jessica Litman&#8239;<a href="#ft13"><sup>[13]</sup></a>
+cita le protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti
+nuovi media di diventare popolari. Pamela Samuelson&#8239;<a
+href="#ft14"><sup>[14]</sup></a> avverte che il Libro Bianco può bloccare lo
+sviluppo della “terza ondata” dell'industria dell'informazione, chiudendo il
+mondo in un modello economico proprio della “seconda ondata”, appropriato
+all'epoca della stampa.</p>
+
+<p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle questioni dove
+sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un Governo dominati
+dall'idea che «ciò che è bene per le multinazionali della comunicazione è
+bene per gli USA». Ma sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla
+quale si basa questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo
+termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono
+comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre battaglie. Se
+ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste argomentazioni, il pericolo è
+di consentire agli editori di sostituire il dettato costituzionale.</p>
+
+<p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital Future
+Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni per
+opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori, americani
+poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica e questioni di
+privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti questioni collaterali.<a
+href="#ft15"><sup>[15]</sup></a> Vistosamente assente dall'elenco è la più
+importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la maggior parte)
+vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di criticare l'obiettivo
+fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli editori, e la
+sua decisione centrale, di respingere la Costituzione e mettere gli editori
+al di sopra degli utenti. Questo silenzio può essere preso per assenso.</p>
+
+<p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori dipende
+dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e degli ascoltatori
+abbia un'importanza primaria e che il copyright esista per gli utenti e non
+viceversa. Se il pubblico non vuole accettare certi poteri per il diritto
+d'autore, questa è in se stessa una giustificazione per non dargli questi
+poteri. Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo scopo del
+diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso dell'informazione si
+può garantire che l'interesse pubblico venga prima di tutto.</p>
+
+<h3 class="footnote">Note successive</h3>
+<ul>
+<li id="later-1"><em>Proprietà intellettuale:</em>&nbsp; Anche scrivendo questo articolo mi
+sono convinto che <a href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine “proprietà
+intellettuale” è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai usare.</li>
+
+<li id="later-2"><em>Sistema di proprietà intellettuale:</em>&nbsp; Qui sono caduto
+nell'errore di utilizzare il termine “proprietà intellettuale” quando in
+realtà intendevo semplicemente “copyright”. &Egrave; come scrivere “Europa”
+quando in realtà si intende “Francia”: crea confusione facilmente evitabile.</li>
+</ul>
+
+<div class="infobox">
+<hr />
+<ol>
+<li id="ft1">Pubblicato nella <cite>Oregon Law Review</cite>, primavera 1996.</li>
+
+<li id="ft2">Informational Infrastructure Task Force, <cite>Intellectual Property and the
+National Information Infrastructure: The Report of the Working Group on
+Intellectual Property Rights</cite> (1995).</li>
+
+<li id="ft3">John Perry Barlow, Remarks at the <cite>Innovation and the Information
+Environment Conference</cite> (novembre 1995). Barlow è uno dei fondatori
+dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove la
+libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza paroliere
+per il gruppo dei Grateful Dead.</li>
+
+<li id="ft4">Gary Glisson, Remarks at the <cite>Innovation and the Information
+Environment Conference</cite> (novembre 1995); si veda anche Gary Glisson,
+“A Practitioner's Defense of the NII White Paper”, 75
+<cite>Or. L. Rev.</cite> (1996) (in difesa del Libro Bianco). Glisson è
+partner e presidente dell'Intellectual Property Group al Lane Powell Spears
+Lubersky a Portland, Oregon.</li>
+
+<li id="ft5">Steven Winter, Remarks at the <cite>Innovation and the Information
+Environment Conference</cite> (novembre 1995). Winter è professore alla
+School of Law dell'Università di Miami.</li>
+
+<li id="ft6">Winter, si veda la nota 5.</li>
+
+<li id="ft7">Vedi Laurence H. Tribe, “The Constitution in Cyberspace: Law and Liberty
+Beyond the Electronic Frontier”, <cite>Humanist</cite>, Sett.-Ott. 1991, a
+pagina 15.</li>
+
+<li id="ft8">Tim Sloan, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment
+Conference</cite> (novembre 1995). Sloan è membro della National
+Telecommunication and Information Administration.</li>
+
+<li id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, “A Tale of Two Copyrights: Literary Property in
+Revolutionary France and America”, in <cite>Of Authors and Origins: Essays
+on Copyright Law</cite> 131, 137-38 (Brad Sherman &amp; Alain Strowel, eds.,
+1994), in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano
+«[...] subordinare [...] gli interessi degli autori al pubblico vantaggio
+[...]» o «[...] dare agli interessi pubblici e privati [...] lo stesso
+peso».</li>
+
+<li id="ft10"><cite>Costituzione degli U.S.A.</cite>, art. I, 8, comma 8 – «Il Congresso
+ha il potere [...] di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti
+utili, assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo
+Diritto alle loro rispettive opere e scoperte».</li>
+
+<li id="ft11"><cite>286 U.S. 123</cite>, 127 (1932).</li>
+
+<li id="ft12">James Boyle, Remarks at the <cite>Innovation and the Information Environment
+Conference</cite> (novembre 1995). Boyle è professore di Diritto
+all'American University di Washington, D.C.</li>
+
+<li id="ft13">Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information Environment
+Conference (novembre 1995). J. Litman è professoressa alla Wayne State
+University Law School a Detroit, Michigan.</li>
+
+<li id="ft14">Pamela Samuelson, “The Copyright Grab”, <cite>Wired</cite> (gennaio
+1996). P.&nbsp;Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.</li>
+
+<li id="ft15"><!-- (available at URL:
+home.worldweb.net/dfc/press.html</a>
+)-->
+Digital Future Coalition, “Broad-Based Coalition Expresses Concern Over
+Intellectual Property Proposals” (5 novembre 1995).</li>
+</ol>
+</div>
+</div>
+
<div class="translators-notes">
<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.-->
@@ -381,10 +390,10 @@ evitabile.</p>
<!-- for id="content", starts in the include above -->
<!--#include virtual="/server/footer.it.html" -->
-<div id="footer">
+<div id="footer" role="contentinfo">
<div class="unprintable">
-<p>er informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
+<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
href="mailto:gnu@gnu.org">&lt;gnu@gnu.org&gt;</a>. Ci sono anche <a
href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni
di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a
@@ -401,7 +410,7 @@ href="mailto:webmasters@gnu.org">&lt;webmasters@gnu.org&gt;</a>.</p>
&lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>.</p>
- <p>For information on coordinating and submitting translations of
+ <p>For information on coordinating and contributing translations of
our web pages, see <a
href="/server/standards/README.translations.html">Translations
README</a>. -->
@@ -417,11 +426,28 @@ delle nostre pagine web consultate la <a
href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p>
</div>
-<p>Copyright &copy; 1996, 1999, 2016 Richard M. Stallman</p>
+<!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to
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+ without talking with the webmasters or licensing team first.
+ Please make sure the copyright date is consistent with the
+ document. For web pages, it is ok to list just the latest year the
+ document was modified, or published.
+
+ If you wish to list earlier years, that is ok too.
+ Either "2001, 2002, 2003" or "2001-2003" are ok for specifying
+ years, as long as each year in the range is in fact a copyrightable
+ year, i.e., a year in which the document was published (including
+ being publicly visible on the web or in a revision control system).
+
+ There is more detail about copyright years in the GNU Maintainers
+ Information document, www.gnu.org/prep/maintain. -->
+<p>Copyright &copy; 1996, 1999, 2006, 2007, 2021 Richard M. Stallman</p>
<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license"
-href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons
-Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p>
+href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it">Creative
+Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale</a> (CC BY-ND
+4.0).</p>
<!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" -->
<div class="translators-credits">
@@ -434,11 +460,12 @@ V. Felchero, Paola Blason, Francesco Potortì, Andrea Pescetti.</div>
<p class="unprintable"><!-- timestamp start -->
Ultimo aggiornamento:
-$Date: 2018/04/21 17:31:09 $
+$Date: 2021/10/16 10:33:12 $
<!-- timestamp end -->
</p>
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</div>
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