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Questa è una questione di +libertà, non di prezzo. Per capire il concetto, bisognerebbe pensare alla +“libertà di parola” e non alla “birra gratis” [NdT: il termine free in +inglese significa sia gratuito che libero, in italiano il problema non +esiste].</p> + +<p>Queste libertà sono d'importanza vitale. Sono delle libertà essenziali, non +soltanto per quanto riguarda l'utente in sé, ma perché queste libertà +promuovono la solidarietà sociale, cioè lo scambio e la +cooperazione. Diventano sempre più importanti man mano che la nostra cultura +e le attività delle nostre vite sono sempre più legate al mondo digitale. In +un mondo di suoni, immagini e parole digitali, il software libero diventa +sempre più una cosa simile alla libertà in generale.</p> + +<p>Decine di milioni di persone in tutto il mondo usano oggi del software +libero; nelle scuole di alcune regioni dell'India e della Spagna viene +insegnato agli studenti l'uso del <a +href="/gnu/linux-and-gnu.html">sistema operativo GNU/Linux</a>, che è un +sistema operativo libero. Tuttavia la maggior parte di questi utenti non +sono mai venuti a conoscenza delle ragioni etiche per cui abbiamo sviluppato +questo sistema e abbiamo creato la comunità del software libero, perché oggi +questo sistema e questa comunità sono molto spesso descritte con il termine +“open source”, e queste cose vengono riferite a una diversa filosofia, in +cui, di solito, non si fa neppure riferimento a queste libertà.</p> + +<p>Il movimento per il software libero sta facendo una campagna per le libertà +degli utenti del computer dal 1983. Nel 1984 abbiamo fatto partire lo +sviluppo del sistema operativo libero GNU, in modo da non dover utilizzare i +sistemi operativi non liberi che negano la libertà ai propri utenti. Nel +corso degli anni Ottanta abbiamo sviluppato la maggior parte dei componenti +essenziali di questo sistema, così come abbiamo sviluppato la <a +href="/licenses/gpl.html">Licenza Pubblica Generica GNU</a> (GNU GPL), una +licenza studiata appositamente per proteggere la libertà di tutti gli +utenti di un programma. </p> + +<p>Tuttavia non tutti gli utenti e sviluppatori del software libero sono in +accordo sugli obiettivi del movimento del software libero. Nel 1998 una +parte della comunità del software libero si è staccata ed ha dato origine ad +una campagna nel nome dell'“open source”. Questo era stato originariamente +proposto per evitare la possibile confusione del termine inglese “free +software”, ma ben presto questo termine è diventato associato a delle +visioni filosofiche piuttosto diverse da quelle del movimento del software +libero. </p> + +<p>Alcune delle persone che promuovono l'“open source” lo considerano come una +“campagna di marketing per il software libero”, che vorrebbe attrarre i +dirigenti delle aziende mostrando i benefici pratici ed evitando di citare +gli ideali di cosa sia giusto o sbagliato, cose il cui ascolto potrebbe non +essere gradito. Altre persone che promuovono l'“open source” rigettano +completamente i valori etici e sociali del movimento del software +libero. Qualunque sia la loro visione, quando fanno una campagna per l'"open +source"non fanno riferimento né prendono le difese di questi valori. Il +termine “open source” è stato ben presto associato con la pratica di citare +soltanto i valori pratici, come fornire software più potente e più +affidabile. Molti dei sostenitori dell'“open source” sono giunti a questo da +allora e questa pratica è quello che ha fatto sì che sia diventato questo il +significato di questo termine. </p> + +<p>I due termini descrivono all'incirca la stessa categoria di software. Ma si +basano su valori fondamentalmente diversi. L'open source è una metodologia +di sviluppo; il software libero è un movimento sociale. Per il movimento per +il software libero, il software libero è un imperativo etico, il rispetto +essenziale della libertà degli utenti. Al contrario la filosofia dell'open +source pensa a come "migliorare" il software soltanto da un punto di vista +pratico. Dice che il software non libero è una soluzione non +ottimale. Spesso le discussioni sull'“open source” non +considerano quel che è giusto o sbagliato, ma solo il successo e la +popolarità; ecco un <a +href="http://www.linuxinsider.com/story/Open-Source-Is-Woven-Into-the-Latest-Hottest-Trends-78937.html"> +esempio tipico</a> (in inglese).</p> + +<p>Per il movimento per il software libero, tuttavia, il software non libero è +un problema sociale e la soluzione è passare al software libero. </p> + +<p>Software libero. Open source. Se si tratta dello stesso software (o <a +href="/philosophy/free-open-overlap.html">quasi</a>), ha importanza quale +nome venga utilizzato? Sì, perché parole differenti portano con sé idee +diverse. Benché un programma libero, in qualunque modo venga chiamato, vi +dia oggi la stessa libertà, stabilire la libertà in modo che perduri nel +tempo dipende soprattutto dall'insegnare alla gente il valore della +libertà. Se volete aiutarci in questo è essenziale che parliate di “software +libero”. </p> + +<p>Noi del movimento del software libero non pensiamo che il campo dell'open +source sia il nemico; il nemico è il software proprietario (non +libero). Vogliamo però che la gente sappia che noi ci battiamo per la +libertà e che pertanto non vogliamo essere scorrettamente identificati come +sostenitori dell'open source. </p> + +<h3>Differenze pratiche tra software libero e open source</h3> + +<p>In pratica, open source indica criteri leggermente più deboli di quelli +previsti per il software libero. Per quanto ne sappiamo, tutto il software +libero esistente è anche open source. E anche quasi tutto il software open +source che è stato rilasciato sotto forma di codice sorgente è anche +software libero, ma ci sono eccezioni. Innanzitutto, alcune licenze open +source sono troppo restrittive (ad esempio: “Open Watcom” non è +libero perché la sua licenza non permette di realizzare una versione +modificata e usarla in privato) e non si possono considerare libere, ma +fortunatamente tali licenze sono poco usate.</p> + +<p>E poi, e questo è più importante in pratica, molti prodotti che contengono +computer controllano l'integrità dei loro programmi eseguibili per impedire +all'utente di installare eseguibili diversi; solo una specifica azienda può +produrre eseguibili che funzionino sul dispositivo e che ne possano +sfruttare tutte le capacità. Chiamiamo questi dispositivi "tiranni" e questa +pratica "tivoization", dal nome del primo prodotto (Tivo) in cui l'abbiamo +incontrata. Anche se questi eseguibili vengono da codice sorgente libero, +gli utenti non possono eseguirne versioni modificate, quindi l'eseguibile è +non libero.</p> + +<p>I criteri per l'open source non riconoscono questo problema; guardano +solamente la licenza del codice sorgente. Quindi questi eseguibili non +modificati, quando prodotti a partire da codice sorgente come Linux che è +open source e libero, sono open source ma non liberi. Molti prodotti basati +su Android contengono eseguibili Linux non liberi e "tivoizzati".</p> + +<h3>Errori comuni nell'attribuire il significato dei termini “software libero” e +“open source”</h3> + +<p>Il termine “software libero” ha un problema di erronea interpretazione: un +significato non intenzionale, il significato “il software che si può avere a +costo zero” rientra nel significato del termine così quanto il significato +che realmente si voleva dare a questo termine, “il software che dà agli +utenti certe libertà”. Cerchiamo di puntualizzare questo problema con la +pubblicazione della definizione di software libero e dicendo: pensate alla +“libertà di parola” e non alla “birra gratis”. Questa non è una soluzione +perfetta; non riesce a eliminare del tutto il problema. [NdT: il termine +free in inglese significa sia gratuito che libero, in italiano il problema +non esiste]. Un termine corretto e non ambiguo sarebbe meglio, se non avesse +altri problemi. </p> + +<p>Sfortunatamente tutte le alternative in inglese pongono alcuni +problemi. Abbiamo preso in considerazione molti termini alternativi, che +sono stati proposti, ma nessuno di questi è certamente la soluzione +“giusta”, tale cioè che passare ad utilizzare quel termine sarebbe una buona +idea. Ad esempio, usare la parola francese e spagnola "libre" può funzionare +in certi contesti, ma non in altri, ad esempio in India. In inglese, ogni +proposta per sostituire il termine “software libero” ha un certo tipo di +problema a livello semantico. Ed anche il termine “software open source” +rientra in questa categoria. </p> + +<p>La <a href="https://opensource.org/osd">definizione ufficiale di “software +open source”</a> (che è pubblicata dalla Open Source Initiative e che è +troppo lunga per essere citata qui) venne creata derivandola in modo +indiretto dai nostri criteri per il software libero. Tuttavia non è la +stessa cosa: è più permissiva in alcuni aspetti. Ma nella pratica è una +definizione abbastanza vicina alla nostra. </p> + +<p>Tuttavia, il significato ovvio della espressione “software open source” è +“Puoi guardare il codice sorgente” e la maggior parte delle persone sembra +attribuire questo significato al termine. Questo è un criterio molto più +debole che non quello di software libero e molto più debole della +definizione ufficiale di open source. In questo criterio rientrano molti +programmi che non sono liberi né open source. </p> + +<p>Dal momento che il significato ovvio del termine “open source” non è quello +che intendono i loro sostenitori, si è avuto come risultato che molte +persone intendono in modo scorretto il significato del termine. Secondo lo +scrittore Neal Stephenson, “Linux è “open source”, il che +semplicemente significa che ognuno può avere una copia del codice +sorgente”. Non penso che abbia deliberatamente cercato di rigettare o +di porre in dubbio la definizione ufficiale. Penso che abbia semplicemente +utilizzato il significato che, in inglese, viene convenzionalmente associato +a questo termine. Lo <a +href="https://web.archive.org/web/20001011193422/http://da.state.ks.us/ITEC/TechArchPt6ver80.pdf">stato +del Kansas</a> ha pubblicato una definizione simile: “Fate uso del +software open-source software (OSS). OSS è quel software per il quale il +codice sorgente è disponibile liberamente e pubblicamente anche se i +termini delle specifiche licenze variano così come varia quello che è +permesso fare con quel codice”.</p> + +<p>Il <i>New York Times</i> ha pubblicato <a +href="http://www.nytimes.com/external/gigaom/2009/02/07/07gigaom-the-brave-new-world-of-open-source-game-design-37415.html"> +un articolo che estendeva il significato del termine</a> fino a riferirlo al +beta testing da parte degli utenti (lasciare che alcuni utenti provino una +versione preliminare di un programma in forma confidenziale), pratica che +gli sviluppatori di software proprietario adottano da decenni.</p> + +<p>Il termine è stato esteso di significato fino a coprire progetti di +strumenti tecnici che sono <a +href="http://www.theguardian.com/sustainable-business/2015/aug/27/texas-teenager-water-purifier-toxic-e-waste-pollution">pubblicati +senza brevetto</a>. Sebbene questi casi possano costituire lodevoli +contributi alla società, certamente non rientrano nel concetto di +“codice sorgente”.</p> + +<p>Le persone che sostengono l'open source cercano di affrontare questo +problema indicando la loro definizione ufficiale, ma questo approccio +correttivo è molto meno efficace per loro di quanto lo sia, nel nostro caso, +per noi. Il termine “software libero” ha due significati naturali, uno dei +quali è il significato che intendiamo esprimere, pertanto una persona che +abbia compreso la differenza tra libero e gratuito, come la differenza tra +la “libertà di parola e non la birra gratis”, non prenderà in seguito il +significato sbagliato. Invece il termine “open source” ha soltanto un +significato naturale e questo significato è diverso da quello che intendono +dire le persone che sono a favore dell'“open source”. Pertanto non vi è un +modo veloce di spiegare e di giustificare la definizione ufficiale di “open +source”. Questo crea la peggiore delle confusioni. </p> + +<p>Un altro fraintendimento di “open source” è interpretarlo come +“non distribuito con licenza GNU GPL”. Questo nasce +dall'equivoco che “software libero” significhi “software +coperto da GPL”. Entrambe queste idee sono errate: la GNU GPL è anche +una licenza open source e, viceversa, la maggior parte delle licenze open +source sono anche licenze di software libero. Ci sono <a +href="/licenses/license-list.html"> molte licenze libere</a> oltre alla GNU +GPL.</p> + +<p>Il termine “open source” è inoltre stato esteso per via della +sua applicazione ad ambiti che non prevedono codice sorgente, come governo, +istruzione e scienza; in questi campi i criteri delle licenze software sono +fuori luogo, l'unica cosa che hanno in comune queste attività è l'invitare +le persone in qualche modo a partecipare. Quindi a quel punto il termine +assume il semplice significato di “partecipativo” o +“trasparente”, o persino meno descrittivo. Nel caso peggiore è +solo <a +href="http://www.nytimes.com/2013/03/17/opinion/sunday/morozov-open-and-closed.html"> +un termine di moda</a>, senza significato preciso.</p> + +<h3>Differenti valori possono portare a conclusioni simili... ma non sempre</h3> + +<p>I gruppi radicali degli anni Sessanta hanno avuto la reputazione di essere +faziosi ed interessati solo a se stessi: alcune organizzazioni si divisero +perché vi era un disaccordo nei dettagli della strategia e i due nuovi +gruppi che si formarono a seguito della scissione si trattavano l'un con +l'altro come nemici, piuttosto che come organizzazioni con obiettivi e +valori di fondo pressoché simili. La destra fece leva su questo aspetto per +criticare l'intera sinistra. </p> + +<p>Alcuni tentano di screditare il movimento per il software libero facendo un +paragone tra il disaccordo tra noi e l'open source con il disaccordo di quei +gruppi radicali. Hanno preso tutto alla rovescia. Noi non siamo in accordo +con il gruppo dell'open source negli obiettivi e nei valori di base, ma le +nostre visioni ci portano, in molti casi, verso lo stesso comportamento +pratico, come sviluppare software libero. </p> + +<p>Come risultato le persone del movimento del software libero e le persone +della campagna per l'open source spesso lavorano assieme a progetti pratici +come sviluppatori di software. È notevole come visioni tanto diverse dal +punto di vista filosofico possano, così spesso, motivare persone che la +pensano in modo differente a partecipare ad un progetto in comune. Ciò +nonostante le visioni sono molto differenti e ci sono situazioni che ci +portano ad compiere azioni molto differenti. </p> + +<p>L'idea dell'open source è quella che permettere agli utenti di apportare +modifiche al software e di ridistribuirlo renderà il software più potente e +più affidabile. Ma questo non è garantito. Gli sviluppatori del software +proprietario non sono necessariamente degli incompetenti e a volte producono +dei programmi che sono potenti ed affidabili, anche se non rispettano le +libertà degli utenti. Come reagiranno a questo gli attivisti del software +libero e gli entusiasti dell'open source? </p> + +<p>Una persona che sia solamente un entusiasta dell'open source, e dunque una +persona che non sia affatto influenzata dagli ideali del software libero, +dirà: “Sono sorpreso che voi siate stati in grado di fare un programma che +funzioni così bene senza utilizzare il nostro modello di sviluppo, ma ce +l'avete fatta. Come posso avere una copia del vostro programma?” Questo +favorirà atteggiamenti che allontanano dalle nostre libertà, che +rischieranno di andare perse. </p> + +<p>Una persona che sia un attivista del software libero dirà invece: “Il vostro +programma è molto attraente, ma non può valere il prezzo della mia libertà, +per cui devo farne a meno. Troverò un altro modo di fare quel che devo fare +e darò il mio supporto ad un progetto che sviluppi un'alternativa libera.” +Se noi consideriamo un valore la nostra libertà, allora agiremo in modo da +mantenerla e da difenderla. </p> + +<h3>Anche il software potente ed affidabile non sempre è un bene</h3> + +<p>L'idea che vogliamo che il software sia potente ed affidabile nasce +dall'ipotesi che il software è fatto per essere utile a chi lo usa. Se è +potente ed affidabile sarà di maggiore utilità per gli utenti. </p> + +<p>Ma si può dire che un software è utile agli utenti solo se rispetta le loro +libertà. Cosa accade se il software è progettato in modo da mettere i suoi +utenti in catene? In questo caso l'affidabilità vuol soltanto dire che le +catene saranno più difficili da rimuovere. Funzionalità discutibili, come +spiare gli utenti, restringerne la libertà, inserire back doors, imporre +aggiornamenti sono comuni nel software proprietario, e qualche sostenitore +dell'open source le vuole inserire nei programmi open source.</p> + +<p>Sotto la pressione delle società di produzione cinematografica e +discografica, il software che dovrebbe essere a disposizione degli individui +è sempre più spesso specificatamente progettato per porli invece sotto +restrizione. Questa minacciosa caratteristica è nota come DRM, cioè Digital +Restrictions Management (vedi <a +href="http://defectivebydesign.org/">DefectiveByDesign.org</a>) ed è +l'antitesi dello spirito delle libertà che il software libero cerca di +ottenere. E non è solo una questione ideologica: dal momento che lo scopo +del DRM è quello di bloccare la vostra libertà, gli sviluppatori del DRM +fanno sì che per voi sia difficile, impossibile e perfino illegale cambiare +il software che ha il DRM. </p> + +<p>Tuttavia alcun sostenitori dell'open source hanno fatto una proposta per un +software “DRM open source”. La loro idea è che, con la pubblicazione del +codice sorgente progettato per impedirvi l'accesso a supporti criptati e per +dare la possibilità ad altri di cambiarli, si produrrà un software più +potente e più affidabile nel porre le restrizioni a quelli che come voi +siete gli utenti. E questo software vi verrà inviato in dispositivi che non +vi è permesso cambiare. </p> + +<p>Questo software potrebbe anche essere “open source”, ed utilizzare il +modello di sviluppo dell'open source, ma non sarà software libero, perché +non rispetterà le libertà degli utenti dove quel programma verrà +eseguito. Se il modello di sviluppo dell'open source riuscirà a fare un +software più potente e più affidabile nell'imporvi delle restrizioni, allora +quello che si sarà ottenuto sarà di aver reso le cose ancora peggiori. </p> + +<h3>Paura della Libertà</h3> + +<p>Il più importante motivo che ha portato al termine “software open source” è +che le idee etiche del “software libero” non sono bene accettate da parte di +alcune persone. Questo è vero: parlare di libertà, di questioni etiche, +della responsabilità e della convenienza significa chiedere alle persone di +pensare a delle cose che preferirebbero ignorare, come chiedersi se si +stanno comportando in maniera eticamente corretta. Questo può causare un +senso di imbarazzo e alcune persone possono decidere di risolvere la +questione decidendo di non pensare a queste cose. Questo però non implica +che dobbiamo smettere di parlare di queste cose. </p> + +<p>Tuttavia questo è quello che i capi dell'“open source” hanno deciso di +fare. Hanno ritenuto che evitando di parlare di questioni etiche e di +libertà e parlando soltanto dei benefici pratici immediati di alcuni +programmi liberi, sarebbero stati in grado di “vendere” più efficacemente +il software a certi clienti, in particolar modo in ambito aziendale. </p> + +<p>Quando i sostenitori dell'open source parlano di concetti più profondi, di +solito si limitano al'idea di "donare" codice sorgente +all'umanità. Presentare questo come un atto di bontà che va oltre gli +obblighi morali presuppone che anche distribuire software proprietario senza +codice sorgente sia moralmente accettabile.</p> + +<p>Questo approccio si è mostrato, a modo suo, efficace. La retorica dell'open +source ha convinto molte aziende e persone private ad utilizzare, e persino +sviluppare, software libero, cosa che ha fatto estendere la nostra comunità, +ma soltanto alla superficie, ad un livello pratico. La filosofia dell'open +source, con i suoi valori esclusivamente pratici, impedisce la comprensione +delle idee più profonde del software libero; porta molte persone nella +nostra comunità, ma non insegna loro a difenderla. Ciò è un bene finché le +cose vanno bene, ma non è abbastanza per mettere al sicuro la +libertà. Attirare gli utenti verso il software libero li porta soltanto +verso il primo passo per diventare difensori delle loro libertà. </p> + +<p>Prima o poi questi utenti saranno invitati a tornare indietro ad utilizzare +software proprietari per qualche ragione di vantaggio pratico. Molte aziende +cercano di offrire una tentazione di tal genere, alcune offrendo perfino +delle copie gratis. Perché gli utenti dovrebbero rifiutare? Lo faranno +soltanto se avranno imparato a dare un valore alla libertà che il software +libero dà a loro, a dare un valore alla libertà in quanto tale piuttosto che +alla convenienza tecnica e pratica di un particolare software libero. Per +diffondere questa idea dobbiamo parlare di libertà. La tecnica dell'“evita +di parlarne” può essere utile nei confronti delle aziende, ma fino ad un +certo punto: se ne si abusa, al punto da diventare una cosa comune, si corre +il rischio che l'amore per le libertà diventi quasi qualcosa di eccentrico. </p> + +<p>Questa situazione pericolosa, ora descritta, è proprio ciò che abbiamo noi +ora. Molte persone coinvolte nel software libero dicono ben poco sulla +libertà (di solito perché cercano di essere “il più possibile accettabili +dalle aziende”. In particolar modo i distributori di software mostrano +questo atteggiamento. Quasi tutti i distributori di sistemi operativi +GNU/Linux aggiungono pacchetti proprietari al sistema libero di base e +invitano gli utenti a considerarli come un vantaggio, piuttosto che un +passo indietro che li allontana dalla libertà. </p> + +<p>Le aggiunte (add-on) software proprietarie e le distribuzioni GNU/Linux +parzialmente non libere trovano un terreno fertile perché la maggior parte +della nostra comunità non insiste sulla libertà del proprio software. Questa +non è una coincidenza. La maggior parte degli utenti dei sistemi GNU/Linux +hanno fatto la conoscenza di questi sistemi dalle discussioni sull'“open +source”, nelle quali non veniva detto che l'obiettivo era la libertà. La +pratica di non proteggere a tutti i costi la libertà e la decisione di non +parlare della libertà vanno di pari passo e ognuna promuove l'altra. Per +superare questa tendenza, dobbiamo parlare di più, e non di meno, di +libertà. </p> + +<h3>“FLOSS” e “FOSS”</h3> + +<p> I termini “FLOSS” e “FOSS” sono usati quando si +desidera essere <a href="/philosophy/floss-and-foss.html"> neutrali tra +software libero e open source</a>. La scelta migliore per chi desidera +essere neutrale è “FLOSS” che è davvero neutrale, ma chi vuole +difendere la libertà dovrebbe evitare di utilizzare termini neutrali. Per +difendere la libertà bisogna mostrare agli altri che si privilegia la +libertà.</p> + +<h3>Rivalità nell'attenzione del pubblico</h3> + +<p>I termini "libero" e "open" competono per l'attenzione del pubblico: +"software libero" e "software open source" sono idee diverse ma competono +per il medesimo spazio per molti degli osservatori. Se una persona si abitua +ad usare il termine "open source", questo la ostacolerà a capire la +filosofia del movimento del software libero. Chi già è abituato ad associare +noi e il nostro software con la parola "open" non capirà che noi siamo +qualcosa di <em>diverso</em> se non con un enorme sforzo +intellettuale. Tutte le attività che promuovono la parola "open" +infittiscono la nebbia che nasconde gli ideali del movimento per il software +libero.</p> + +<p>Quindi gli attivisti del software libero devono riflettere prima di lavorare +su un'attività che si definisce "open", perché anche se l'attività in sé è +buona, ogni contributo che si fa ad essa ha dei piccoli effetti collaterali +negativi legati alla promozione dell'idea di "open source". Meglio +contribuire a una delle tante altre attività che si definiscono "libere", +perché in questo caso ogni contributo ha piccoli effetti collaterali in +senso positivo. Con tanti progetti utili a disposizione, perché non +sceglierne uno che che ha effetti collaterali positivi?</p> + +<h3>Conclusioni</h3> + +<p>Dato che i sostenitori dell'open source portano nuovi utenti nella nostra +comunità, noi attivisti del software libero dobbiamo lavorare ancor di più +per portare all'attenzione dei nuovi utenti l'argomento della +libertà. Dobbiamo dire: “Questo è software libero e ti dona la libertà!”, +più spesso e con più forza che mai. Tutte le volte che direte “software +libero” al posto di “open source”, aiuterete la nostra causa. </p> + +<h4>Note</h4> + +<!-- The article is incomplete (#793776) as of 21st January 2013. +<p> + +Joe Barr's article, +<a href="http://www.itworld.com/LWD010523vcontrol4">“Live and +let license,”</a> gives his perspective on this issue.</p> +--> +<p> +Un <a +href="http://ocw.mit.edu/courses/sloan-school-of-management/15-352-managing-innovation-emerging-trends-spring-2005/readings/lakhaniwolf.pdf">articolo +di Lakhani e Wolf</a> sulle motivazioni degli sviluppatori di software +libero dice che una parte considerevole sono motivati dall'idea che il +software debba essere libero. Ciò nonostante il fatto che la ricerca si sia +svolta su SourceForge, un sito che non dà supporto alla visione che questo +sia un argomento etico. </p> + +<div class="translators-notes"> + +<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.--> + </div> +</div> + +<!-- for id="content", starts in the include above --> +<!--#include virtual="/server/footer.it.html" --> +<div id="footer"> +<div class="unprintable"> + +<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a +href="mailto:gnu@gnu.org"><gnu@gnu.org></a>. Ci sono anche <a +href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni +di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a +href="mailto:webmasters@gnu.org"><webmasters@gnu.org></a>.</p> + +<p> + +<!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph, + replace it with the translation of these two: + + We work hard and do our best to provide accurate, good quality + translations. However, we are not exempt from imperfection. + Please send your comments and general suggestions in this regard + to <a href="mailto:web-translators@gnu.org"> + + <web-translators@gnu.org></a>.</p> + + <p>For information on coordinating and submitting translations of + our web pages, see <a + href="/server/standards/README.translations.html">Translations + README</a>. --> +Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai +dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne +riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni +a <a +href="mailto:web-translators@gnu.org"><web-translators@gnu.org></a> +oppure contattate direttamente il <a +href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori +italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni +delle nostre pagine web consultate la <a +href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p> +</div> + +<p>Copyright © 2007, 2010, 2012, 2015, 2016 Richard Stallman</p> + +<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license" +href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons +Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p> + +<!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" --> +<div class="translators-credits"> + +<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.--> +Tradotto originariamente da Andrea Fascilla. Modifiche successive di Andrea +Pescetti.</div> + +<p class="unprintable"><!-- timestamp start --> +Ultimo aggiornamento: + +$Date: 2019/04/28 11:59:29 $ + +<!-- timestamp end --> +</p> +</div> +</div> +</body> +</html> |