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+<title>L'interpretazione sbagliata del copyright - Progetto GNU - Free Software
+Foundation</title>
+
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+<h2>L'interpretazione sbagliata del copyright - una serie di errori </h2>
+
+<p>di <a href="http://stallman.org/"><strong>Richard Stallman</strong></a> </p>
+
+<p>
+Qualcosa di strano e pericoloso sta accadendo alle legislazioni in materia
+di copyright (diritto d'autore). Come stabilito dalla Costituzione degli
+Stati Uniti, il copyright esiste a beneficio degli utenti &mdash;chiunque
+legga dei libri, ascolti della musica, guardi dei film o utilizzi del
+software&mdash; non nell'interesse degli editori o degli autori. Tuttavia,
+anche quando la gente tende sempre più a rifiutare e disubbidire alle
+restrizioni sul copyright imposte &ldquo;a loro beneficio&rdquo;, il governo
+statunitense vi aggiunge ulteriori restrizioni, cercando di intimorire il
+pubblico e costringerlo ad ubbidire sotto la pressione di nuove e pesanti
+sanzioni.</p>
+<p>
+In che modo le procedure sul copyright sono divenute diametralmente opposte
+agli obiettivi dichiarati? E come possiamo fare in modo che tornino ad
+allinearsi con tali obiettivi? Per comprendere la situazione, è bene partire
+dando un'occhiata alle radici delle leggi sul copyright degli Stati Uniti,
+il testo della stessa Costituzione.</p>
+
+<h3>Il copyright nella Costituzione statunitense</h3>
+<p>
+Nella stesura del testo della Costituzione, l'idea che agli autori potesse
+essere riconosciuto il diritto al monopolio sul copyright venne proposta
+&mdash;e rifiutata. I padri fondatori degli Stati Uniti partirono da una
+premessa diversa, secondo cui il copyright non è un diritto naturale degli
+autori, quanto piuttosto una condizione artificiale concessa loro per il
+bene del progresso. La Costituzione permette l'esistenza di un sistema sul
+copyright tramite il seguente paragrafo (articolo I, sezione 8):</p>
+<blockquote><p>
+[Il Congresso avrà il potere di] promuovere il progresso della scienza e
+delle arti utili, garantendo per periodi di tempo limitati ad autori e
+inventori il diritto esclusivo ai rispettivi testi scritti e invenzioni.
+</p></blockquote>
+<p>
+La Corte Suprema ha ripetutamente affermato che promuovere il progresso
+significa apportare dei benefici agli utenti delle opere coperte da
+copyright. Ad esempio, nella causa <em>Fox Film v. Doyal</em>, la Corteha
+sostenuto:</p>
+<blockquote><p>
+L'unico interesse degli Stati Uniti e l'obiettivo primario nell'assegnazione
+del monopolio [sul copyright] stanno nei benefici generali per il pubblico
+derivati dai lavori degli autori.
+</p></blockquote>
+<p>
+Questa decisione fondamentale illustra il motivo per cui nella Costituzione
+statunitense il copyright <strong>non viene imposto</strong>, bensì soltanto
+<strong>consentito</strong> in quanto opzione possibile &mdash; e perché se
+ne ipotizza la durata per &ldquo;periodi di tempo limitati&rdquo;. Se si
+trattasse di un diritto naturale, qualcosa che gli autori hanno perché lo
+meritano, nulla potrebbe giustificarne la cessazione dopo un determinato
+periodo, al pari dell'abitazione di qualcuno che dovesse divenire di
+proprietà pubblica trascorso un certo tempo dalla sua costruzione.</p>
+
+<h3>Il &ldquo;contratto sul copyright&rdquo; </h3>
+<p>
+Il sistema del copyright funziona tramite l'assegnazione di privilegi e
+relativi benefici per editori e autori. Ma non lo fa nell'interesse di
+costoro, quanto piuttosto per modificarne il comportamento: per fornire un
+incentivo agli autori a scrivere e pubblicare di più. In effetti, il governo
+utilizza i diritti naturali del pubblico, a nome di quest'ultimo, come parte
+di una trattativa contrattuale finalizzata ad offrire allo stesso pubblico
+un maggior numero di opere. Gli esperti legali definiscono questo concetto
+&ldquo;contratto sul copyright&rdquo;. Qualcosa di analogo all'acquisto da
+parte del governo di un'autostrada o di un aeroplano usando i soldi dei
+contribuenti, con la differenza che qui il governo spende la nostra libertà
+anziché il nostro denaro.</p>
+<p>
+Ma l'esistenza di un tale contratto può davvero considerarsi un buon affare
+per il pubblico? È possibile considerare molti altri accordi alternativi;
+qual è il migliore? Ogni singola questione inerente le procedure sul
+copyright rientra nel contesto di una simile domanda. Se non si comprende
+pienamente la natura di tale domanda, tenderemo a prendere decisioni errate
+sulle varie questioni coinvolte.</p>
+<p>
+La Costituzione autorizza l'assegnazione dei poteri del copyright agli
+autori. In pratica, gli autori tipicamente li cedono agli editori;
+generalmente spetta a questi ultimi, non agli autori, l'esercizio di tali
+poteri onde trarne la maggior parte dei benefici, pur se agli autori ne
+viene riservata una piccola porzione. Ne consegue che normalmente sono gli
+editori a spingere per l'incremento dei poteri conferiti dal copyright. Onde
+offrire una riflessione più attenta sulla realtà del copyright, piuttosto
+che sui suoi miti, il presente saggio cita gli editori, anziché gli autori,
+come detentori dei poteri del copyright. Ci si riferisce inoltre agli utenti
+delle opere sotto copyright con il termine di &ldquo;lettori&rdquo;, pur se
+non sempre s'intende l'azione di leggere, perché &ldquo;utenti&rdquo; è
+troppo astratto e lontano.</p>
+
+<h3>Primo errore: &ldquo;il raggiungimento di un equilibrio&rdquo;</h3>
+<p>
+Il contratto sul copyright pone il pubblico al primo posto: il beneficio per
+il lettore è un fine in quanto tale; i benefici (nel caso esistano) per gli
+editori non rappresentano altro che un mezzo per il raggiungimento di quel
+fine. Gli interessi dei lettori e quelli degli editori sono qualitativamente
+diseguali nelle rispettive priorità. Il primo passo verso un'errata
+interpretazione degli obiettivi del copyright consiste nell'elevare gli
+interessi degli editori al medesimo livello d'importanza di quelli dei
+lettori.</p>
+<p>
+Si dice spesso che la legislazione statunitense sul copyright mira al
+&ldquo;raggiungimento di un equilibrio&rdquo; tra gli interessi degli
+editori e quelli dei lettori. I sostenitori di questa interpretazione la
+presentano come una riproposizione delle posizioni di partenza affermate
+nella Costituzione; in altri termini, ciò viene ritenuto l'equivalente del
+contratto sul copyright.</p>
+<p>
+Ma le due interpretazione sono tutt'altro che equivalenti; sono differenti a
+livello concettuale, come pure nelle implicazioni annesse. L'idea di
+equilibrio dà per scontato che gli interessi di editori e lettori
+differiscano per importanza soltanto a livello quantitativo, rispetto a
+<em>quanto peso</em> va assegnato a tali interessi e in quali circostanze
+questi vadano applicati. Allo scopo di inquadrare la questione in un simile
+contesto, spesso si ricorre al concetto di &ldquo;partecipazione
+equa&rdquo;; in tal modo si assegna il medesimo livello d'importanza a
+ciascun tipo d'interesse per quanto concerne le decisioni sulle procedure
+applicative. Questo scenario ripudia la distinzione qualitativa tra gli
+interessi degli editori e quelli dei lettori che è alla radice della
+partecipazione del governo nelle trattative contrattuali sul copyright.</p>
+<p>
+Le conseguenze di una simile alterazione della situazione appaiono di ampia
+portata, perché la grande protezione del pubblico inclusa nel contratto sul
+copyright &mdash;l'idea secondo cui i privilegi del copyright possano
+trovare giustificazione soltanto in nome dei lettori, mai in nome degli
+editori&mdash; viene ripudiata dall'interpretazione del
+&ldquo;raggiungimento di un equilibrio&rdquo;. Poiché l'interesse degli
+editori è considerato un fine in se stesso, può motivarne i privilegi sul
+copyright; in altre parole, il concetto di &ldquo;equilibrio&rdquo; sostiene
+che i privilegi possano trovare giustificazione in nome di qualche soggetto
+che non sia il pubblico.</p>
+<p>
+A livello pratico, la conseguenza di tale concetto di
+&ldquo;equilibrio&rdquo; consiste nel ribaltare l'onere di motivare i
+cambiamenti da apportare alle legislazioni in materia. Il contratto sul
+copyright impegna gli editori a convincere i lettori nel cedere loro
+determinate libertà. Praticamente l'idea di equilibrio capovolge
+quest'onere, perché in genere non esiste alcun dubbio che gli editori
+trarranno beneficio dai privilegi aggiuntivi. Così, a meno di non comprovare
+un danno arrecato ai lettori, sufficiente da &ldquo;pesare di più&rdquo; di
+tale beneficio, siamo inclini a concludere che agli editori vada garantito
+pressoché qualsiasi privilegio richiesto.</p>
+<p>
+L'idea del &ldquo;raggiungimento di un equilibrio&rdquo; tra editori e
+lettori va respinta, in quanto nega a questi ultimi la priorità cui hanno
+diritto.</p>
+
+<h3>Raggiungere un equilibrio con cosa?</h3>
+<p>
+Quando il governo acquista qualcosa per il pubblico, agisce in nome di
+quest'ultimo; è sua responsabilità ottenere l'accordo più vantaggioso
+possibile &mdash;per il pubblico, non per gli altri soggetti coinvolti nella
+trattativa.</p>
+<p>
+Ad esempio, quando firma un contratto con degli imprenditori edili per la
+costruzione di autostrade, il governo tende a spendere la minima quantità
+possibile di denaro pubblico. Le agenzie statali ricorrono a gare d'appalto
+competitive per spingere i prezzi al ribasso.</p>
+<p>
+A livello pratico, il prezzo non può risultare pari a zero, perché gli
+imprenditori non accettano contratti così bassi. Pur in assenza di
+condizioni particolari, costoro hanno i medesimi diritti di ogni cittadino
+in una società libera, compreso quello di rifiutare contratti svantaggiosi;
+per un imprenditore anche l'offerta più bassa potrebbe rivelarsi sufficiente
+onde guadagnare qualcosa. Esiste quindi una sorta di equilibrio. Ma non si
+tratta di un equilibrio deliberatamente cercato tra due interessi che
+esigono considerazioni particolari. È un equilibrio tra un obiettivo
+pubblico e le dinamiche del mercato. Il governo tenta di ottenere per i
+contribuenti motorizzati il miglior contratto possibile nel contesto di una
+società libera e di un libero mercato.</p>
+<p>
+Nella trattativa contrattuale sul copyright, il governo spende la nostra
+libertà anziché il nostro denaro. La prima è più preziosa del secondo,
+motivo per cui la responsabilità del governo nello spenderla in maniera
+saggia e parsimoniosa è decisamente maggiore di quella relativa alle spese
+economiche. Lo stato non deve mai porre gli interessi degli editori sullo
+stesso piano della libertà del pubblico.</p>
+
+<h3>Non &ldquo;equilibrio&rdquo; ma &ldquo;scambio&rdquo;</h3>
+<p>
+L'idea di raggiungere un equilibrio tra gli interessi dei lettori e quelli
+degli editori è la maniera sbagliata di giudicare le procedure sul
+copyright, ma in realtà esistono due interessi da soppesare: entrambi
+riguardano <strong>i lettori</strong>. Questi hanno interesse nella propria
+libertà per l'utilizzo delle opere pubblicate; a seconda delle circostanze,
+possono inoltre avere interesse nell'incoraggiare la pubblicazione tramite
+qualche sistema d'incentivazione.</p>
+<p>
+Nelle discussioni in tema di copyright, il termine &ldquo;equilibrio&rdquo;
+è divenuto sinonimo di scorciatoia per l'idea di &ldquo;raggiungere
+l'equilibrio&rdquo; tra lettori ed editori. Di conseguenza, l'uso di tale
+termine per indicare questi due interessi dei lettori provocherebbe
+confusione.<a href="#footnote1">[1]</a> C'è bisogno di un altro termine.</p>
+<p>
+In generale, quando un'entità presenta due obiettivi in parziale conflitto
+tra loro e non è in grado di raggiungerli entrambi in maniera completa, la
+situazione viene definita &ldquo;scambio&rdquo;. Pertanto, anziché riferirci
+al &ldquo;raggiungimento del giusto equilibrio&rdquo; tra entità diverse,
+dovremmo parlare di &ldquo;trovare il giusto scambio tra il consumo e la
+conservazione della libertà&rdquo;.</p>
+
+<h3>Secondo errore: privilegiare un unico aspetto</h3>
+<p>
+Il secondo errore delle politiche sul copyright consiste nell'adottare
+l'obiettivo di massimizzare la quantità di opere pubblicate, non soltanto di
+incrementarle. L'erroneo concetto del &ldquo;raggiungimento del giusto
+equilibrio&rdquo; aveva posto gli editori al medesimo livello dei lettori;
+questo secondo errore li eleva molto al di sopra.</p>
+<p>
+Quando compriamo qualcosa, generalmente non acquistiamo l'intera quantità di
+articoli disponibili in magazzino o il modello più costoso. Preferiamo
+piuttosto risparmiare per ulteriori compere, acquistando soltanto quanto ci
+occorre di una determinata merce, e scegliendo un modello di buon livello
+anziché della qualità migliore in assoluto. Sulla base del principio della
+diminuzione del profitto, spendere tutti i soldi per un unico articolo si
+rivela con tutta probabilità una gestione inefficiente delle risorse
+disponibili; in genere si preferisce conservare una parte dei soldi per
+altri usi.</p>
+<p>
+La diminuzione del profitto si applica al copyright come a qualsiasi
+acquisto. Le prime libertà che dovremmo scambiare sono quelle di cui potremo
+fare più facilmente a meno, pur offrendo il maggiore incoraggiamento
+possibile alla pubblicazione. Mentre barattiamo le libertà aggiuntive via
+via più familiari, ci rendiamo conto come ogni scambio comporti un
+sacrificio maggiore del precedente, portando al contempo un minore
+incremento all'attività letteraria. Assai prima che tale incremento
+raggiunga quota zero, possiamo ben dire che ciò non giustifica ulteriori
+aumenti di prezzo; dovremmo quindi raggiungere un accordo che preveda
+l'aumento del numero delle pubblicazioni, senza tuttavia arrivare al massimo
+possibile.</p>
+<p>
+L'accettazione dell'obiettivo di massimizzare la quantità delle
+pubblicazioni comporta il rifiuto aprioristico di tutti questi accordi più
+saggi e vantaggiosi &mdash;tale posizione impone al pubblico di cedere quasi
+tutta la propria libertà di utilizzo delle opere pubblicate, in cambio di un
+incremento modesto delle pubblicazioni.</p>
+
+<h3>La retorica della massimizzazione</h3>
+<p>
+In pratica, l'obiettivo di massimizzare le pubblicazioni prescindendo dal
+prezzo imposto alla libertà si fonda sulla diffusa retorica secondo cui la
+copia pubblica sia qualcosa di illegale, ingiusto e intrinsecamente
+sbagliato. Ad esempio, gli editori definiscono &ldquo;pirati&rdquo;coloro
+che copiano, termine dispregiativo mirato ad equiparare l'assalto a una nave
+e la condivisione delle informazioni con il vicino di casa. (Quel termine
+dispregiativo era già stato impiegato dagli autori per descrivere quegli
+editori che avevano scovato dei modi legali per pubblicare edizioni non
+autorizzate; il suo utilizzo attuale da parte degli editori riveste un
+significato pressoché opposto). Questa retorica ripudia direttamente le basi
+costituzionali a supporto del copyright, ma si presenta come rappresentativa
+dell'inequivocabile tradizione del sistema legale americano.</p>
+<p>
+In genere la retorica del &ldquo;pirata&rdquo; viene accettata perché inonda
+a tal punto tutti i media che pochi riescono ad afferrarne la radicalità. Si
+dimostra efficace perché, se la copia a livello pubblico è fondamentalmente
+qualcosa di illegittimo, non potremmo mai obiettare alla richiesta degli
+editori di cedere quella libertà che ci appartiene. In altre parole, quando
+il pubblico viene sfidato a spiegare perché gli editori non dovrebbero
+ottenere ulteriori poteri, il motivo più importante di tutti
+&mdash;&ldquo;vogliamo copiare&rdquo;&mdash; subisce una degradazione
+aprioristica.</p>
+<p>
+Ciò non lascia spazio per controbattere l'incremento di potere assegnato al
+copyright se non ricorrendo a questioni collaterali. Di conseguenza oggi
+l'opposizione al maggior potere del copyright poggia quasi esclusivamente su
+tali questioni collaterali, e non osa mai citare la libertà di distribuire
+delle copie in quanto legittimo valore pubblico.</p>
+<p>
+A livello pratico, l'obiettivo della massimizzazione consente agli editori
+di sostenere che &ldquo;una determinata pratica sta portando alla riduzione
+delle vendite &mdash;o crediamo possa farlo&mdash; così riteniamo che ciò
+sia causa della diminuzione di una quantità imprecisata di pubblicazioni, e
+di conseguenza occorre proibirla&rdquo;. Siamo portati a credere
+all'oltraggiosa conclusione secondo cui il bene pubblico vada misurato dalle
+vendite degli editori. Quello che va bene per i Grandi Media va bene per gli
+Stati Uniti.</p>
+
+<h3>Terzo errore: massimizzare il potere degli editori</h3>
+<p>
+Una volta riconosciuto agli editori l'assenso ad una politica mirata alla
+massimizzazione della quantità di pubblicazioni in circolazione, costi quel
+che costi, il passo successivo è quello di ritenere che ciò significhi
+assegnare loro i massimi poteri possibili &mdash;ricorrendo al copyright per
+regolamentare ogni impiego immaginabile di un'opera, oppure applicando altri
+strumenti legali dall'effetto analogo, tipo le licenze accettate
+automaticamente dall'utente nel momento in cui apre la confezione originale
+di un prodotto. Quest'obiettivo, che implica l'abolizione di ogni uso
+legittimo e del diritto alla prima vendita viene perseguito con forza ad
+ogni livello governativo, dai singoli stati USA alle organizzazioni
+internazionali.</p>
+<p>
+Si tratta di una procedura errata perché norme sul copyright eccessivamente
+rigide impediscono la creazione di opere nuove e utili. Ad esempio,
+Shakespeare prese in prestito la trama di alcuni suoi testi teatrali da
+altri lavori in circolazione già da alcuni decenni; applicando a quell'epoca
+le odierne norme sul copyright, le sue opere avrebbero dovuto considerarsi
+illegali. </p>
+<p>
+Pur mirando alla maggiore quantità possibile di pubblicazioni, volendo
+ignorarne il prezzo ai danni del pubblico, è sbagliato arrivarci
+massimizzando i poteri degli editori. Come mezzo per la promozione del
+progresso, ciò si rivela controproducente.</p>
+
+<h3>I risultati dei tre errori</h3>
+<p>
+L'attuale tendenza delle legislazioni sul copyright è quella di concedere
+agli editori maggiori poteri per periodi di tempo più lunghi. Il principio
+concettuale del copyright, che emerge distorto a seguito della serie di
+errori sopra illustrati, raramente offre la base per poter dire no a tale
+tendenza. A parole i legislatori sostengono l'idea del copyright al servizio
+del pubblico, mentre in realtà cedono a qualunque richiesta degli editori.</p>
+<p>
+Ad esempio, così si è espresso il senatore statunitense Hatch nel 1995,
+durante la presentazione del disegno di legge S. 483 finalizzato
+all'estensione dei termini del copyright di ulteriori 20 anni:</p>
+
+<blockquote><p>
+Credo che oggi il punto sia quello di dare una risposta alla domanda se gli
+odierni termini del copyright possano tutelare adeguatamente gli interessi
+degli autori e alla questione connessa se quei termini possano continuare a
+fornire un sufficiente incentivo per la creazione di nuove opere.
+</p></blockquote>
+<p>
+Questa legge ha esteso il copyright su opere già pubblicate, scritte a
+partire dal 1920. La modifica è stata un regalo agli editori senza alcun
+possibile beneficio per il pubblico, poiché è impossibile aumentare in
+maniera retroattiva il numero di libri pubblicati allora. Tuttavia ciò costa
+al pubblico una libertà oggi significativa - la redistribuzione dei libri
+del passato. Si noti l'uso del termine propagandistico &ldquo;<a
+href="/philosophy/words-to-avoid.html#Protection" >proteggere</a>&rdquo;,
+che denota il secondo dei tre errori.</p>
+<p>
+La normativa estende inoltre il copyright di opere che devono essere ancora
+scritte. Per i lavori su commissione, il copyright durerà 95 anni invece
+degli attuali 75. In teoria ciò dovrebbe rivelarsi un maggiore incentivo per
+la creazione di nuove opere; ma qualunque editore che sostenga la necessità
+di un simile incentivo dovrebbe motivarlo con delle previsioni di bilancio
+fino a 75 anni dopo.</p>
+<p>
+Inutile aggiungere che il Congresso non ha posto in dubbio gli argomenti
+degli editori: la legislazione per l'estensione del copyright è stata
+approvata nel 1998. È stata ufficialmente chiamata Sonny Bono Copyright Term
+ExtensionAct, riprendendo il nome di uno dei proponenti poi scomparso in
+quell'anno. Noi la chiamiamo Mickey Mouse Copyright Act, perché abbiamo il
+sospetto che il motivo di questa legge sia quello di evitare che scada il
+copyright su Mickey Mouse. La vedova di Bono, che ne ha proseguito il
+mandato parlamentare, ha rilasciato la seguente dichiarazione:</p>
+
+<blockquote><p>
+In realtà, Sonny voleva far durare il copyright all'infinito. Qualcuno dello
+staff mi ha informato che ciò violerebbe la Costituzione. Vi invito tutti a
+lavorare con me per rafforzare le norme sul copyright in ogni modo
+possibile. Come sapete, esiste anche una proposta di Jack Valenti per farlo
+durare indefinitamente meno un giorno. Forse la commissione potrebbe
+prenderla in esame nel corso della prossima sessione congressuale.
+</p></blockquote>
+<p>
+Posteriormente la Corte Suprema esaminò un caso in cui si chiedeva
+l'annullamento della norma sulla base del fatto che un'estensione
+retroattiva sia contraria all'obiettivo costituzionale della promozione del
+progresso. La Corte rispose abdicando alle proprie responsabilità
+attribuendole al giudice; in materia di copyright, la Costituzione esige
+solo dei bei discorsi.</p>
+<p>
+Un'altra legge, approvata nel 1997, ha trasformato in reato grave la copia,
+in quantità sufficientemente elevate, di qualsiasi lavoro pubblicato, anche
+nel caso di successiva distribuzione agli amici per pura gentilezza. In
+precedenza ciò non veniva affatto considerato reato negli Stati Uniti.</p>
+<p>
+Una legislazione finanche peggiore, il Digital Millennium Copyright Act
+(DMCA), è stata progettata per imporre nuovamente misure anti-copia
+(detestate dagli utenti informatici e ora note come <a
+href="/proprietary/proprietary-drm.html">DRM</a>), rendendo reato ogni
+superamento delle restrizioni, o perfino la pubblicazione di informazioni
+sul modo di superarle. Questa legge dovrebbe essere chiamata
+&ldquo;Domination by Media Corporations Act&rdquo; (legge per la
+dominazione delle corporation dei media) perché consente di fatto agli
+editori la possibilità di scrivere leggi sul copyright a proprio vantaggio
+. Queste norme permettono loro l'imposizione di qualsiasi tipo di
+restrizioni sull'utilizzo di un'opera, con le annesse sanzioni repressive,
+purché le opere siano dotate di qualche tipo di crittazione o di licenza
+onde poterle applicare.</p>
+<p>
+Una delle tesi a sostegno di questa legge era che sarebbe servita
+all'implementazione di un recente trattato mirato all'espansione dei poteri
+del copyright. Il trattato è stato promulgato dalla World <a
+href="/philosophy/not-ipr.html">Intellectual Property</a> Organization,
+entità in cui dominano gli interessi dei detentori di copyright e di
+brevetti, con l'aiuto della pressione esercitata dall'amministrazione
+Clinton; poiché il trattato non fa altro che ampliare il potere del
+copyright, è assai dubbio che possa servire gli interessi del pubblico in
+altri paesi. In ogni caso, la normativa andò ben oltre quanto richiesto dal
+trattato stesso.</p>
+<p>
+Le biblioteche costituirono un elemento chiave nell'opposizione a quella
+proposta di legge, particolarmente riguardo alle norme che impedivano le
+varie forme di copia considerate <em>uso legittimo</em>. Come hanno risposto
+gli editori? L'ex deputato Pat Schroeder, attualmente impegnato in azioni di
+lobby per conto della Association of American Publisher, l'Associazione
+degli editori statunitensi, ha sostenuto che &ldquo;gli editori non possono
+aderire alle richieste [delle biblioteche]&rdquo;. Poiché queste ultime
+chiedevano semplicemente di mantenere parte dello status quo, si potrebbe
+replicare chiedendosi come abbiano fatto gli editori a sopravvivere fino ad
+oggi.</p>
+<p>
+Il parlamentare Barney Frank, nel corso di una riunione con il sottoscritto
+e altri oppositori della legge, mostrò fino a che punto sia stato travisato
+il concetto di copyright incluso nella costituzione. Secondo il deputato
+statunitense, occorreva stabilire urgentemente nuovi poteri, sostenuti da
+pene severe, perché &ldquo;l'industria cinematografica è preoccupata&rdquo;,
+come pure &ldquo;il settore discografico&rdquo; e altre
+&ldquo;industrie&rdquo;. Allora gli ho chiesto, &ldquo;Ma ciò sarebbe forse
+a favore dell'interesse pubblico?&rdquo; La sua replica è stata:
+&ldquo;Perché mai tiri fuori l'interesse pubblico? Queste persone creative
+non devono cedere i propri diritti a favore dell'interesse pubblico &rdquo;
+Così &ldquo;l'industria&rdquo; viene identificata con le &ldquo;persone
+creative&rdquo; cui dà lavoro, il copyright è trattato come un diritto che
+le appartiene e la costituzione viene completamente ribaltata.</p>
+<p>
+Il DMCA è stato approvato nel 1998. Nella stesura finale si legge che l'uso
+legittimo rimane formalmente tale, ma gli editori hanno la facoltà di
+vietare tutto il software o l'hardware necessario per poterlo mettere in
+pratica. Di fatto, l'uso legittimo viene proibito.</p>
+<p>
+Sulla base di questa legge, l'industria cinematografica ha imposto la
+censura sul software libero per la lettura e la visione dei DVD, e perfino
+sulle relative informazioni. Nell'aprile 2001 il professor Edward Felten
+della Princeton University, minacciato di denuncia dalla Recording Industry
+Association of America (RIAA), ha ritirato una ricerca scientifica in cui
+illustrava quanto aveva imparato sul sistema cifrato proposto per impedire
+l'accesso alla musica registrata.</p>
+<p>
+Stiamo inoltre assistendo all'avvento di libri elettronici (e-book) che
+cancellano molte delle libertà tipiche del lettore tradizionale &mdash;ad
+esempio, quella di prestare il libro a un amico, di rivenderlo a una
+libreria dell'usato, di prenderlo in prestito da una biblioteca, di
+acquistarlo senza dover fornire le proprie generalità al database aziendale,
+perfino la libertà di poterlo rileggere. Generalmente i libri elettronici
+cifrati impediscono tutte queste libertà &mdash;è possibile leggerli
+soltanto grazie ad un particolare software segreto, progettato per imporre
+simili restrizioni al lettore.</p>
+<p>
+Non acquisterò mai uno di questi e-book crittati e con delle restrizioni, e
+spero che anche voi li rifiuterete. Se un libro elettronico non offre le
+medesime libertà di un tradizionale volume cartaceo, non accettatelo!</p>
+<p>
+Chiunque diffonda in modo indipendente un software in grado di leggere gli
+e-book cifrati rischia di andare in galera. Nel 2001 un programmatore russo,
+Dmitry Sklyarov, venne arrestato mentre si trovava negli Stati Uniti per
+intervenire ad una conferenza, perché aveva scritto un tale programma in
+Russia, dove ciò era pienamente legale. Ora anche la Russia sta varando una
+legge per vietare simili attività, e recentemente l'Unione Europea ne ha
+adottata una analoga.</p>
+<p>
+Finora il mercato di massa dei libri elettronici si è dimostrato un
+fallimento commerciale, ma non perché i lettori abbiano deciso di difendere
+le proprie libertà; gli e-book sono poco interessanti per altri motivi, tra
+cui la difficile lettura dei testi sul monitor del computer. A tempi lunghi
+non possiamo affidare la nostra tutela a questo felice incidente di
+percorso; il prossimo tentativo di promuovere glie-book prevede l'utilizzo
+di &ldquo;carta elettronica&rdquo; &mdash;oggetti somiglianti ai comuni
+volumi all'interno dei quali scaricare libri elettronici crittati e con
+delle restrizioni. Se questa superficie simile alla carta dovesse risultare
+più leggibile degli odierni monitor, saremo chiamati a tutelare la nostra
+libertà onde poterla conservare. Nel frattempo gli e-book vanno aprendosi un
+mercato di nicchia: la New York University ed altri istituti richiedono agli
+studenti di acquistare i libri di testo nel formato elettronico con delle
+restrizioni.</p>
+<p>
+L'industria dei media non è ancora soddisfatta. Nel 2001 il senatore
+Hollings, sovvenzionato dalla Disney, ha presentato una proposta di legge
+chiamata &ldquo;Security Systems Standards and Certification
+Act&rdquo;(SSSCA)<a href="#footnote2">[2]</a>, la quale prevede la presenza
+in tutti i computer (ed altri apparecchi digitali per la registrazione e la
+lettura) di sistemi anti-copia imposti dal governo. Ciò rappresenta
+l'obiettivo finale dell'industria, ma il primo punto all'ordine del giorno
+mira a vietare qualunque dispositivo in grado di intervenire sulla sintonia
+della HDTV (High Definition TV, la TV digitale ad alta definizione), a meno
+che non sia progettato in modo tale da impedire all'utente di
+&ldquo;manometterla&rdquo; (ovvero, di modificarla a scopo
+personale). Poiché il software libero è tale proprio perché gli utenti
+possano modificarlo, qui ci troviamo di fronte per la prima volta a una
+proposta di legge che vieta esplicitamente il software libero per
+determinate funzioni. Certamente seguiranno analoghi divieti per ulteriori
+funzioni. Nel caso la Federal Communications Commission statunitense
+dovesse adottare simili proposte, programmi di software libero già esistenti
+quali GNU Radio verrebbero censurati.</p>
+<p>
+Occorre mobilitarsi a livello politico per bloccare queste normative. <a
+href="#footnote3">[3]</a></p>
+
+<h3>Come arrivare a un contratto equo</h3>
+<p>
+Qual è la maniera adeguata per stabilire una corretta politica del
+copyright? Se quest'ultimo è un patto raggiunto a nome del pubblico,
+dovrebbe innanzitutto servire l'interesse pubblico. Il dovere del governo,
+quando si appresta a smerciare la libertà pubblica, è quello di vendere
+soltanto quanto necessario e al prezzo più caro possibile. Come minimo
+dovremmo controbilanciare al massimo l'estensione del copyright pur
+conservando un'analoga quantità di pubblicazioni disponibili.</p>
+<p>
+Poiché è impossibile raggiungere questo livello minimo di libertà tramite
+gare d'appalto competitive, come nel caso dei progetti edilizi, quale strada
+conviene seguire? </p>
+<p>
+Un metodo possibile consiste nel ridurre i privilegi del copyright in
+maniera graduale ed osservarne i risultati. Verificando se e quando si
+raggiunge un livello misurabile nella diminuzione delle pubblicazioni,
+potremo capire quanto sia il potere del copyright effettivamente necessario
+per il raggiungimento degli obiettivi del pubblico. Ciò va giudicato tramite
+l'osservazione diretta, non sulla base di quanto gli editori ritengano debba
+accadere, perché questi hanno tutto l'interesse a esagerare le previsioni
+negative in caso ne venga ridotto in qualche modo il potere.</p>
+<p>
+Le politiche sul copyright comprendono svariate dimensioni tra loro
+indipendenti, le quali possono essere organizzate in maniera separata. Dopo
+aver raggiunto il livello minimo relativo a una di tali dimensioni, è sempre
+possibile ridurre altre dimensioni del copyright pur mantenendola voluta
+quantità di pubblicazioni.</p>
+<p>
+Una dimensione importante del copyright riguarda la sua durata, che
+tipicamente oggi è dell'ordine di un secolo. La limitazione del monopolio
+sulla copia a dieci anni, a partire dalla data di pubblicazione di un'opera,
+potrebbe rivelarsi un buon passo iniziale. Un altro aspetto del copyright,
+quello concernente la realizzazione di lavori derivati, potrebbe invece
+continuare a esistere per un periodo più lungo.</p>
+<p>
+Perché si parte dalla data di pubblicazione? Perché il copyright su lavori
+inediti non limita direttamente la libertà dei lettori; avere la libertà di
+copiare un'opera è qualcosa di fittizio quando non ne circolano degli
+esemplari. Consentire perciò maggior tempo per pubblicare qualcosa non
+procura alcun danno. Raramente gli autori (che in genere prima della
+pubblicazione sono titolari del copyright) sceglieranno di ritardare la
+pubblicazione soltanto per estendere all'indietro l'esaurimento dei termini
+del copyright.</p>
+<p>
+Perché dieci anni? Perché è una proposta adeguata; a livello pratico
+possiamo ritenere che questa riduzione produrrà scarso impatto sulle odierne
+attività editoriali in generale. Per la maggior parte dei settori e dei
+generi, le opere di successo sono molto remunerative nel giro di qualche
+anno, e perfino tali opere di successo generalmente vanno fuori catalogo
+assai prima dei dieci anni. Anche per i testi di consultazione generale, la
+cui vita d'utilità può estendersi fino a parecchi decenni, un copyright di
+dieci anni dovrebbe risultare sufficiente: se ne pubblicano regolarmente
+nuove stesure aggiornate, e gran parte dei lettori preferiranno acquistare
+l'ultima edizione sotto copyright anziché una versione di dominio pubblico
+del decennio precedente.</p>
+<p>
+Dieci anni potrebbe comunque essere un periodo più lungo del necessario :una
+volta sistemate le cose, potremmo provare un'ulteriore riduzione per meglio
+rifinire il sistema. Nel corso di una discussione sul copyright durante una
+manifestazione letteraria, dove proponevo il termine dei dieci anni, un noto
+autore di testi fantastici che mi sedeva accanto protestò con veemenza,
+sostenendo che qualunque termine superiore ai cinque anni sarebbe stato
+intollerabile.</p>
+<p>
+Ma non c'è motivo di applicare la medesima durata a tutti i tipi di
+lavori. Il mantenimento di una stretta uniformità per le politiche sul
+copyright non è cruciale all'interesse pubblico, e già le legislazioni
+correnti prevedono numerose eccezioni per impieghi e ambiti
+particolari. Sarebbe folle pagare per ogni progetto autostradale la stessa
+somma necessaria per i progetti più difficili realizzati nelle aree più
+costose del paese; parimenti folle sarebbe &ldquo;pagare&rdquo; ogni tipo di
+produzione artistica al prezzo più caro in termini di libertà ritenuto
+necessario per un'opera specifica.</p>
+<p>
+Così forse i romanzi, i dizionari, i programmi informatici, le canzoni, le
+sinfonie e i film dovrebbero seguire una durata diversa per il copyright, in
+modo da poterla ridurre per ciascun genere al termine necessario a garantire
+la pubblicazione di un certo numero di lavori. Forse i film che durano più
+di un'ora potrebbero avere un copyright di vent'anni, considerandone le
+spese di produzione. Nel mio settore, la programmazione informatica, tre
+anni dovrebbero bastare, perché i cicli di produzione sono anche più brevi
+di un tale periodo.</p>
+<p>
+Un'altra dimensione delle politiche sul copyright riguarda l'estensione
+dell'uso legittimo: quelle modalità di riproduzione totale o parziale di un
+lavoro, legalmente consentite anche quando l'opera pubblicata è coperta da
+copyright. Il primo passo naturale nella riduzione di questa dimensione del
+potere del copyright consiste nel permettere la copia e la distribuzione
+tra i singoli individui a livello occasionale, privato e in piccole
+quantità. In tal modo si eviterebbe l'intrusione della polizia nella vita
+privata della gente, pur avendo probabilmente scarso effetto sulle vendite
+dei lavori pubblicati. (Potrebbe rivelarsi necessario intraprendere
+ulteriori passi legali onde assicurarsi che le licenze incluse
+automaticamente nelle confezioni originali dei prodotti non possano essere
+utilizzate in sostituzione del copyright per limitare tali attività di
+copia). L'esperienza di Napster dimostra che dovremmo altresì consentire la
+redistribuzione integrale non-commerciale ad una comunità più vasta
+&mdash;quando una parte così ampia del pubblico decide di copiare e
+condividere qualcosa, considerando assai utili simili pratiche, ciò potrà
+essere bloccato soltanto ricorrendo a misure draconiane, e il pubblico
+merita di avere quanto chiede.</p>
+<p>
+Per i romanzi, e in generale per le opere d'intrattenimento, la
+redistribuzione integrale non-commerciale potrebbe dimostrarsi una libertà
+sufficiente per i lettori. I programmi informatici, essendo utilizzati per
+scopi funzionali (portare a termine determinati compiti), richiedono
+ulteriori libertà aggiuntive, compresa la pubblicazione di versioni
+migliorate. A motivazione delle libertà che dovrebbero avere gli utenti di
+software si veda il testo incluso in questo stesso volume &ldquo;La
+definizione di software libero&rdquo;. Tuttavia un compromesso accettabile
+potrebbe rivelarsi quello di rendere tali libertà universalmente disponibili
+soltanto dopo un ritardo di due o tre anni dalla data di pubblicazione del
+programma.</p>
+<p>
+Questa serie di modifiche finirebbero per allineare il copyright con la
+volontà del pubblico di usare le tecnologie digitali per copiare. Senza
+dubbio gli editori considereranno &ldquo;sbilanciate&rdquo; simili proposte;
+potrebbero minacciare di prendere le proprie biglie e andarsene via, ma non
+lo faranno sul serio, perché il gioco rimarrà comunque redditizio e sarà
+l'unico possibile.</p>
+<p>
+Mentre si vanno considerando le possibili riduzioni ai poteri del copyright,
+dobbiamo accertarci che le varie aziende del settore non lo sostituiscano
+semplicemente con apposite licenze relative all'utente finale. Sarà
+necessario vietare l'uso di contratti mirati a imporre restrizioni sulla
+copia che vadano oltre quelle già previste dal copyright. Nel sistema legale
+statunitense è pratica comune stabilire simili disposizioni su quanto
+previsto dai contratti non-negoziabili per settori di grande consumo.</p>
+
+<h3>Una nota personale</h3>
+<p>
+La mia attività riguarda la programmazione informatica, non l'ambito
+giuridico. Mi sono interessato alle questioni legate al copyright perché è
+impossibile evitarle nel mondo delle reti informatiche, come internet. In
+quanto utente di computer e di reti informatiche per trent'anni, attribuisco
+molto valore alle libertà che abbiamo abdicato, e a quelle che potremmo
+perdere in futuro. In quanto autore, rifiuto la mistica romantica che ci
+considera alla stregua di <a href="words-to-avoid.html#Creator">creature</a>
+quasi divine, immagine spesso citata dagli editoria per giustificare
+l'incremento di poteri sul copyright agli autori, i quali poi li
+trasferiscono agli stessi editori.</p>
+<p>
+Per la gran parte questo saggio presenta fatti e ragionamenti facilmente
+verificabili, oltre a una serie di proposte su cui ciascuno di noi può farsi
+una propria opinione. Chiedo tuttavia al lettore di accettare un solo
+elemento basato sulla mia parola: autori come il sottoscritto non meritano
+di avere poteri speciali sugli altri. Se qualcuno vuole ricompensarmi
+ulteriormente per il software o i libri che ho scritto, accetto volentieri
+un assegno &mdash;ma vi invito a non rinunciare alla vostra libertà a nome
+mio.</p>
+
+<h4>Note</h4>
+<ol>
+<li>
+<a id="footnote1"></a>L'articolo di Julian Sanchez <a
+href="http://www.juliansanchez.com/2011/02/04/the-trouble-with-balance-metaphors/">&ldquo;Il
+problema delle metafore sull'&lsquo;equilibrio&rsquo;</a> spiega come
+l'analogia tra un giudizio equo e gli equilibri di pesi possa influenzare in
+modo errato il nostro modo di pensare.</li>
+<li>
+<a id="footnote2"></a> In seguito rinominata con l'impronunciabile CBDTPA,
+che si può ricordare in questo modo, &ldquo;Consume, But Don't Try
+Programming Anything&rdquo;, ma in realtà sta per &ldquo;Consumer Broadband
+and Digital Television Promotion Act&rdquo;.</li>
+<li>
+<a id="footnote3"></a> Se volete dare una mano, visitate i seguenti siti Web
+<a href="http://defectivebydesign.org">DefectiveByDesign.org</a>, <a
+href="http://publicknowledge.org">publicknowledge.org</a> e <a
+href="http://www.eff.org">www.eff.org</a>.</li>
+</ol>
+
+<hr />
+<blockquote id="fsfs"><p class="big">Questo saggio fa parte del libro <a
+href="http://shop.fsf.org/product/free-software-free-society/"><cite>Free
+Software, Free Society: The Selected Essays of Richard
+M. Stallman</cite></a>.</p></blockquote>
+
+<div class="translators-notes">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.-->
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+</div>
+
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+<!--#include virtual="/server/footer.it.html" -->
+<div id="footer">
+<div class="unprintable">
+
+<p>Per informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
+href="mailto:gnu@gnu.org">&lt;gnu@gnu.org&gt;</a>. Ci sono anche <a
+href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni
+di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a
+href="mailto:webmasters@gnu.org">&lt;webmasters@gnu.org&gt;</a>.</p>
+
+<p>
+<!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
+ replace it with the translation of these two:
+
+ We work hard and do our best to provide accurate, good quality
+ translations. However, we are not exempt from imperfection.
+ Please send your comments and general suggestions in this regard
+ to <a href="mailto:web-translators@gnu.org">
+
+ &lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>.</p>
+
+ <p>For information on coordinating and submitting translations of
+ our web pages, see <a
+ href="/server/standards/README.translations.html">Translations
+ README</a>. -->
+Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai
+dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne
+riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni
+a <a
+href="mailto:web-translators@gnu.org">&lt;web-translators@gnu.org&gt;</a>
+oppure contattate direttamente il <a
+href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/">gruppo dei traduttori
+italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni
+delle nostre pagine web consultate la <a
+href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle traduzioni</a>.</p>
+</div>
+
+<!-- Regarding copyright, in general, standalone pages (as opposed to
+ files generated as part of manuals) on the GNU web server should
+ be under CC BY-ND 4.0. Please do NOT change or remove this
+ without talking with the webmasters or licensing team first.
+ Please make sure the copyright date is consistent with the
+ document. For web pages, it is ok to list just the latest year the
+ document was modified, or published.
+
+ If you wish to list earlier years, that is ok too.
+ Either "2001, 2002, 2003" or "2001-2003" are ok for specifying
+ years, as long as each year in the range is in fact a copyrightable
+ year, i.e., a year in which the document was published (including
+ being publicly visible on the web or in a revision control system).
+
+ There is more detail about copyright years in the GNU Maintainers
+ Information document, www.gnu.org/prep/maintain. -->
+<p>Copyright &copy; 2002, 2003, 2007, 2015, 2016, 2018 Free Software
+Foundation, Inc.</p>
+
+<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a rel="license"
+href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/">Creative Commons
+Attribuzione - Non opere derivate 4.0 internazionale</a> (CC BY-ND 4.0).</p>
+
+<!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" -->
+<div class="translators-credits">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.-->
+Tradotto originariamente da Bernardo Parrella. Modifiche successive di
+Giorgio V. Felchero e Paola Blason.</div>
+
+<p class="unprintable"><!-- timestamp start -->
+ultimo aggiornamento:
+
+$Date: 2018/12/15 14:46:28 $
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+<!-- timestamp end -->
+</p>
+</div>
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+</html>